È il vero nemico delle donne a letto, causa di dolori così forti da costringere molte di loro a rinunciare ad avere rapporti, con conseguenti ricadute nella vita di coppia e non solo (può portare anche alla depressione).
Si dice che l’amore sia la medicina più potente di tutte. Sarà davvero così? In parte. Perché se è vero che di solo amore non si vive, è altrettanto corretto affermare che l’amore, da solo, non guarisce. Ha però una grande capacità di cura, che potenzia le sempre necessarie terapie mediche. La scienza ufficiale è molto cauta su questo punto, nonostante sia appurato che un amore intenso e felice possa riaccendere la voglia di vivere e agisca positivamente sul sistema immunitario, rinvigorendolo. E poi c’è il sesso, un vero toccasana per la salute, a patto che sia protetto contro le malattie sessualmente trasmissibili in caso di rapporti occasionali. I suoi benefici? Tanti: dal sonno alla pressione arteriosa, dalla linea al tono dell’umore.
I benefici di una sana attività sessuale
Non solo. Gli scienziati hanno scoperto che una sana attività sessuale allenta lo stress, fa bene al cuore, riduce il rischio di cancro alla prostata, potenzia le capacità mentali, aumenta l’autostima e fa passare il mal di testa (lo dice uno studio di ricercatori tedeschi, secondo i quali l’amplesso stimola il rilascio di endorfine nel cervello, sostanze che vengono chiamate “gli ormoni del benessere” e che sono antidolorifici prodotti dal nostro organismo). Avete capito bene: quelle volte che non avete voglia di concedervi (in fondo è un vostro diritto), meglio accampare un’altra scusa per essere prese sul serio. Ironie a parte, il vero nemico delle donne a letto si chiama “vestibolite vulvare” ed è causa di dolori così forti da costringere molte di loro a rinunciare ad avere rapporti, con conseguenti ricadute nella vita di coppia e non solo (può portare anche alla depressione). Sentiamo il parere della dottoressa Concetta Miele: ginecologa, psicoterapeuta e consulente sessuale di Napoli.
Tutta colpa di una cellula
Dottoressa, è possibile per queste donne tornare ad avere un’appagante attività sessuale, senza più provare dolore? «Sì è possibile. La vestibolite vulvare è legata all’iperattivazione di una cellula, il mastocita che, oltre a produrre sostanze infiammatorie, determina l’aumento delle terminazioni nervose periferiche del dolore», risponde la ginecologa. Il dolore, da campanello d’allarme, se trascurato cronicizza diventando neuropatico (si genera nelle stesse vie del dolore). Spesso si sottovaluta il dato organico e si ascrive la sintomatologia a un disturbo psicologico, che sicuramente coesiste quando la paziente diventa “impenetrabile”. L’esame obiettivo e la storia clinica dell’interessata: età, infezioni vulvo-vaginali ripetute, microtraumi, stili di vita, iperattività dei muscoli perivaginali che può essere presente prima della vestibolite (vaginismo), o determinata dal dolore (dispareunia), consentono una corretta diagnosi».
Coinvolgiamo sempre il partner
«La terapia si basa sulla riduzione dell’attività del mastocita con l’uso di appositi farmaci», continua la dottoressa Miele. «Localmente si consiglia l’uso di gel specifici. È indicato il rilassamento dei muscoli perivaginali con fisioterapia, biofeedback di rilassamento, automassaggio. Un percorso psicoterapeutico che agisca sull’ansia da prestazione (non è solo maschile), sulla ristrutturazione dell’immagine corporea e sui sensi di colpa sarebbe auspicabile, come auspicabile sarebbe il coinvolgimento del partner, che spesso avverte il rifiuto nell’intimità come un rifiuto personale. Il percorso richiede tempo e pazienza sia da parte delle utenti, sia da parte dello specialista dedicato. Inoltre i medici devono conoscere e riconoscere la patologia, per poter suggerire i trattamenti opportuni ricordando che “far bene l’amore, fa bene all’amore”».