Rimaniamo scioccati quando un giovane sportivo in attività agonistica, che sappiamo essere sottoposto ad infiniti controlli medici che ne certificano non solo la “sana e robusta costituzione”, ha un attacco cardiaco che non gli da scampo. Aveva la sindrome di Brugada, aritmie fatali che fanno cedere il suo cuore.
Tra i casi più recenti, il calciatore della Fiorentina Davide Astori, ma tanti altri sportivi, meno conosciuti sono rimasti vittime di queste aritmie fatali. La sindrome di Brugada è una tra le più temibili sindromi aritmiche su base congenita che comporta un’anomalia dell’attività elettrica del cuore e predispone al rischio di morte cardiaca improvvisa.
Si tratta di una patologia molto rara, si stima che l’incidenza della sindrome di Brugada nel mondo sia di 5 casi ogni 10.000 individui. Gli eventi avversi riguardano soprattutto soggetti di età compresa tra i 30 e i 40 anni, e sono 8 volte più frequenti negli uomini, ma in presenza di alcuni fattori di rischio colpiscono anche soggetti più giovani e in età pediatrica. Queste aitmie fatali non risparmiano i bambini.
La maggior parte dei pazienti con diagnosi di sindrome di Brugada è asintomatica, al momento dell’accertamento non ha una storia di sincope o arresto cardiaco rianimato e non presenta difetti strutturali del cuore. Tutto ciò rende estremamente difficile prevedere la manifestazione di aritmie fatali.
Queste aritmie fatali, questa sindrome di Brugada, non è, meglio non era prevedibile, ma L’équipe di aritmologia di Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, ha recentemente pubblicato uno studio sulla prestigiosa rivista American Journal of Cardiology che conferma l’attendibilità di un parametro ECG denominato dST-Tiso, già identificato dallo stesso gruppo di studio nel 2020, nel predire l’inducibilità di aritmie ventricolari fatali in pazienti con sindrome di Brugada non accertata.
Un valore del parametro dST-Tiso superiore a 300 millisecondi è un potente predittore di inducibilità di aritmie ventricolari, con una elevata sensibilità (92,0%) e specificità (90,2%), ovvero con elevati livelli di accuratezza diagnostica – spiega il dott. Iacopino Saverio, Coordinatore dell’Aritmologia del Maria Cecilia Hospital di Cotignola e autore dello studio.
Lo sforzo adesso è concentrato sulla raccolta di ulteriori dati di follow-up e sulla creazione di una rete di ricercatori interessati a lavorare sul progetto, confortati dalle osservazioni preliminari che sono risultate sorprendenti: ad un anno dalla rilevazione, 5 pazienti con l’intervallo dST-Tiso positivo (ovvero superiore a 300 millisecondi) su un totale complessivo di 76 osservati hanno effettivamente avuto un evento di aritmia ventricolare trattata con defibrillatore, mentre nessuno di quelli con indice negativo ha avuto sintomi al follow-up.
In altre parole, sono state salvate cinque vite, cinque individui asintomatici che, in altro modo, sarebbe stato difficile identificare come possibili vittime di aritmie fatali e trattare preventivamente.
Insomma, per dirla nel linguaggio calcistico, andare in “rete” per prevenire e trattare preventivamente la sindrome di Brugada, sarebbe come fare gol alla finale di calcio cui partecipano squadre planetarie.