Il capitale umano è da sempre un punto di forza del SSN ma sempre meno giovani vogliono diventare medici o infermieri. Stipendi non all’altezza delle responsabilità, turni massacranti, e pochissime possibilità di carriera rendono la carriera infermieristica sempre meno attrattiva. Essendo però gli infermieri una parte essenziale per il funzionamento della sanità, pubblica e privata, è necessario quanto prima fare riforme nel settore.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza meglio conosciuto come PNRR vuole, attraverso 15,6 mld di euro di investimenti, riscrivere la sanità italiana. Saranno oltre 2300 le nuove strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali, che verranno realizzate in tutto il paese ma sarà necessario anche riempirle del personale.
Dal recente “Rapporto sanità CREA 2023” emerge che per quanto previsto dal PNRR saranno necessari tra i 40mila e gli 80mila nuovi infermieri, ma data la scarsa attrattività di questa professione rischia di diventare una impresa impossibile. Secondo il rapporto CREA infatti solo l’1% degli studenti italiani sceglie il corso di laurea infermieristico. Le principali cause emerse dal rapporto sono diverse, in primis lo stipendio che in Italia è addirittura del 40% più basso della media dei paesi europei.
Il capitale umano è da sempre un punto di forza del SSN ma sempre meno giovani vogliono diventare medici o infermieri. Stipendi non all’altezza delle responsabilità, turni massacranti, e pochissime possibilità di carriera rendono la carriera infermieristica sempre meno attrattiva. Essendo però gli infermieri una parte essenziale per il funzionamento della sanità, pubblica e privata, è necessario quanto prima fare riforme nel settore.
Tra le proposte lanciate dalle associazioni di settore per rilanciare l’attrattività della professione andrebbero attuati alcuni strumenti giuridici tra cui il superamento del vincolo di esclusività per consentire una modalità di lavoro più agile agli infermieri dipendenti che sono la maggioranza di quelli attivi in Italia. Un’altra proposta riguarda il corso di studi che, secondo le associazioni, dovrebbero prevedere differenti livelli di abilitazione specialistica, sistema di formazione già esistente in molti paesi UE.
La carenza di infermieri però non riguarda solo le assunzioni relative al PNRR ma è trasversale in tutti i settori della sanità italiana. Infatti, secondo quanto riportato dal Rapporto CREA, il SSN italiano per raggiungere come numero di infermieri per popolazione i maggiori paesi UE dovrebbe assumere 224mila infermieri, numero che salirebbe addirittura a 320mila se si usasse come riferimento la popolazione over 75.
Dati i numeri della mancanza di infermieri e data la scarsa attrattività della professione urge da parte delle istituzioni sanitarie e politiche nazionali un ripensamento valorizzazione di tipo giuridico e professionale della professione, rispetto all’evoluzione delle competenze e ai livelli stipendiali.
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