Segnali d’allarme per l’infarto: Differenze tra uomini e donne rivelate da uno studio innovativo, un passo avanti nella prevenzione cardiaca
Un nuovo studio americano ha gettato luce su indicatori di allarme per l’infarto cardiaci che differiscono tra uomini e donne, aprendo la strada a un approccio più mirato alla prevenzione e al trattamento di questa letale condizione cardiaca. La ricerca, condotta presso lo Smidt Heart Institute di Cedars-Sinai, California, ha identificato segnali chiave che possono manifestarsi fino a 24 ore prima di un infarto.
Secondo lo studio pubblicato su ‘Lancet Digital Health’, il 50% delle persone colpite da un arresto cardiaco ha manifestato un segnale di allarme significativo il giorno precedente all’evento. Questa scoperta mette in evidenza l’importanza di riconoscere e interpretare questi segnali premonitori per prevenire tragedie.
Nel corso della ricerca, è emerso che le donne tendono a sperimentare la mancanza di respiro come sintomo premonitore di un infarto, mentre negli uomini il dolore al petto è più comune. Questa differenza di sintomi potrebbe spiegare perché le donne spesso non ricevono un trattamento tempestivo per l’infarto, poiché i sintomi atipici possono essere sottovalutati.
Tuttavia, le differenze di genere non si fermano qui. Lo studio ha individuato sottogruppi più piccoli di pazienti, di entrambi i sessi, che hanno manifestato sintomi come palpitazioni, attività simil-convulsivante e sintomi simil-influenzali prima dell’arresto cardiaco improvviso. Queste scoperte sottolineano l’importanza di considerare una vasta gamma di sintomi premonitori e di non trascurare segnali apparentemente minori.
L’arresto cardiaco improvviso è estremamente pericoloso, con il 90% delle persone colpite a rischio di vita quando si verifica lontano da un ospedale. Questi risultati indicano la necessità urgente di anticipare e prevenire tali eventi. Harpriya Chugh, direttore del Centro per la prevenzione dell’arresto cardiaco presso lo Smidt Heart Institute e autore senior dello studio, ha sottolineato l’importanza di utilizzare i sintomi premonitori per identificare precocemente i pazienti a rischio: “Sfruttare i sintomi premonitori per eseguire un triage efficace per coloro che chiamano un’ambulanza o un servizio sanitario di emergenza potrebbe portare a un intervento precoce e alla prevenzione di morte imminente.”
La ricerca ha analizzato una vasta quantità di dati provenienti da due importanti studi: ‘Suds’ (Sudden unexpected death study), avviato 22 anni fa, e ‘Presto’ (Prediction of sudden death in multi-ethnic communities), avviato da 8 anni. I risultati aprono la strada a ulteriori studi che combineranno questi principali sintomi d’allarme specifici per sesso con altre caratteristiche, come profili clinici e misure biometriche, per migliorare ulteriormente la previsione di un imminente infarto. In questo modo, si spera di avanzare verso un nuovo paradigma per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa, salvando così molte vite in futuro.
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