Il colesterolo alto, una sfida globale alla salute cardiaca, richiede una nuova enfasi sulla prevenzione e sulla gestione efficace per ridurre la sua impattante mortalità
Le malattie cardiovascolari si ergono oggi come la principale causa di decessi nell’adulto, rappresentando il 30% delle morti a livello globale. Tra queste, la cardiopatia ischemica, l’ictus ischemico e l’arteriopatia periferica svolgono un ruolo predominante, spesso scaturite da condizioni di trombosi o aterosclerosi delle pareti arteriose. Sorprendentemente, un terzo delle cardiopatie ischemiche a livello mondiale può essere attribuito all’ipercolesterolemia, comunemente nota come colesterolo alto, una condizione responsabile di 4,4 milioni di decessi ogni anno.
Le anomalie del metabolismo lipidico, in particolare i livelli elevati di colesterolo LDL, comunemente etichettato come “cattivo colesterolo”, giocano un ruolo cruciale nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari, rappresentando il fattore di rischio più significativo. In Italia, questa minaccia silente coinvolge almeno 7,5 milioni di persone, con il 23% delle donne e il 21% degli uomini italiani affetti da ipercolesterolemia. Questa percentuale può superare il 35% se si includono i valori borderline di colesterolo LDL.
Durante una presentazione alla Camera, è stato reso noto che nonostante il colesterolo LDL sia il fattore di rischio cardiovascolare più facilmente modificabile, ottenere una riduzione efficace e duratura di questi livelli rimane una sfida. Attualmente, 8 pazienti su 10 a rischio elevato non riescono a raggiungere i livelli raccomandati di colesterolo “cattivo” LDL.
La prevenzione si rivela fondamentale per affrontare questa sfida. Ciò comprende programmi di sensibilizzazione e screening mirati alle fasce di popolazione più esposte al rischio. Il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza propone un rinnovato approccio alla gestione della salute pubblica, con un’enfasi su aderenza, persistenza alla terapia e la territorialità come elementi chiave.
Paola Coco, Country Head Medical Affairs di Novartis in Italia, sottolinea l’importanza di affrontare le patologie croniche: “E’ giunto il momento di prendere seriamente in considerazione le patologie croniche che, in Europa, rappresentano un onere sanitario considerevole, spesso evitabile. Come Novartis, crediamo che mettere la prevenzione al centro delle nostre azioni, attraverso programmi di sensibilizzazione e screening mirati, non solo garantisca il diritto alla salute, ma contribuisca anche a costruire una società inclusiva che non lasci indietro nessuno”.
Il colesterolo alto potrebbe essere una minaccia silente, ma la sua gestione e prevenzione rappresentano una priorità cruciale nella riduzione del carico di malattie cardiovascolari e nell’abbattimento del numero impressionante di vittime che questa condizione causa ogni anno.
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