Intervista a Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC.
In Italia, le malattie cardiovascolari causano oltre 224mila decessi all’anno, con una media di circa 600 morti al giorno. Inoltre, più di un milione di pazienti ad alto rischio non raggiunge gli obiettivi di sicurezza stabiliti dalle linee guida internazionali in otto casi su dieci. Questi dati evidenziano l’urgenza di una prevenzione efficace. Si stima che 47mila decessi potrebbero essere evitati con un semplice controllo della colesterolemia, mentre molte altre vite potrebbero essere salvate intervenendo su circa l’1% della popolazione affetta da ipercolesterolemia genetica, che se non trattata, presenta un alto rischio di morbilità e mortalità precoce (sotto i 50-55 anni).
Di questi temi si è discusso durante l’incontro organizzato da Motore Sanità, in collaborazione con la Società Italiana Studi sull’Arteriosclerosi (SISA). L’evento ha coinvolto i principali esperti del settore in un dibattito che ha evidenziato la necessità di affrontare le malattie cardiovascolari con una visione sistemica, colmando il divario tra la velocità della ricerca, le evidenze scientifiche e la loro applicazione pratica nei processi assistenziali. L’obiettivo è duplice: ridurre morbilità e mortalità e, al contempo, contenere i costi per il Servizio Sanitario Nazionale, che per il solo colesterolo ammontano a circa 16 miliardi di euro l’anno.Pasquale Perrone Filardi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), ha spiegato: “Lo stress è certamente un fattore di rischio cardiovascolare, sia nella sua forma acuta, causata da eventi improvvisi, sia in quella cronica, dovuta a condizioni persistenti come lo stress lavorativo prolungato. Entrambe le forme possono danneggiare l’apparato cardiovascolare, con particolare riferimento alle malattie ischemiche. Lo stress deve essere sempre più considerato nel calcolo del rischio cardiovascolare, riconosciuto e, quando possibile, trattato rimuovendone le cause. Un esempio di come lo stress possa influire sul cuore è la sindrome di Takotsubo, una disfunzione ventricolare acuta che può verificarsi durante un’emozione intensa, sia negativa che positiva, come il periodo di vacanza. Questa sindrome, che colpisce più frequentemente le donne, provoca un ingrossamento del cuore che assume una forma globosa invece della sua forma ellittica naturale. Fortunatamente, è generalmente benigna ma può presentarsi come un infarto o uno scompenso cardiaco. Lo scompenso cardiaco è un’altra condizione in crescita, legata all’invecchiamento della popolazione. Si stima che nel 2030 circa il 30% degli italiani avrà più di 65 anni, portando a un aumento dei casi di scompenso cardiaco. Recentemente, sono stati sviluppati nuovi farmaci, originariamente usati per il diabete, che sono efficaci anche per lo scompenso cardiaco, specialmente quello a frazione di eiezione preservata, una forma associata a obesità, ipertensione e altre malattie cardiometaboliche. Fortunatamente, oggi abbiamo a disposizione molte più armi, sia farmacologiche che non, per curare e prevenire le malattie cardiovascolari. In Italia, il sistema di accesso e rimborso per i farmaci innovativi è molto avanzato rispetto ad altri paesi europei, permettendo agli operatori sanitari di tradurre le evidenze scientifiche in pratica clinica. L’anticipazione della diagnosi è fondamentale: intervenire precocemente aumenta le possibilità di successo in termini di cura e prevenzione”.
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