La crisi demografica in Italia: oltre l’incertezza economica, le motivazioni culturali e professionali dietro l’inverno demografico.
L’Italia sta vivendo un inverno demografico che sta mettendo a dura prova le sue strutture sociali ed economiche. Se l’incertezza economica è una causa evidente, altre motivazioni, legate a fattori culturali e alle sfide professionali, contribuiscono significativamente a questo fenomeno. Un recente studio ha rivelato che quasi la metà dei giovani italiani tra i 24 e i 28 anni afferma di non voler avere figli prima dei 35 anni, mentre un alto numero di loro (75%) preferirebbe avere un solo figlio. Queste evidenze sono state riportate nello studio Per una primavera demografica, condotto dalla Fondazione Magna Carta, in collaborazione con JOINTLY, WellMakers by BNP Paribas, Engineering e Prysmian Group.
Ragioni economiche e non solo
Il fenomeno dell’inverno demografico non si limita alla semplice incertezza economica, ma si radica in motivazioni più complesse. Lo studio ha messo in luce come, nelle regioni del Sud Italia, la principale preoccupazione che porta alla rinuncia alla genitorialità sia legata alla situazione economica precaria. Tuttavia, le regioni del Nord, pur essendo caratterizzate da un’economia più forte, vivono una dinamica simile. Qui, le difficoltà nel conciliare lavoro e vita familiare risultano tra le cause principali per cui molti giovani rinviano la scelta di diventare genitori.
Un aspetto che emerge chiaramente è il timore che avere figli possa compromettere il percorso professionale. In Lombardia, ad esempio, i dati mostrano che nel 2023 c’è stata una diminuzione delle nascite, con circa 65.000 bambini nati, un calo del 2,3% rispetto all’anno precedente. Questo trend è visibile anche nella città di Milano, dove negli ultimi venti anni le nascite sono diminuite del 25%. La difficoltà di conciliare il lavoro con la vita familiare è un elemento particolarmente forte nelle aree più sviluppate, dove la carriera è spesso una priorità.
L’impatto della crisi
Le differenze territoriali sono un altro fattore da considerare quando si analizza il fenomeno dell’inverno demografico. Come evidenziato durante l’incontro “Nascere: una questione non solo privata”, organizzato dalla Fondazione Magna Carta a Milano, il timore di non riuscire a conciliare il lavoro con la famiglia è più accentuato nel Nord Italia, dove le opportunità professionali sono più ampie. Al contrario, nel Sud Italia, la principale preoccupazione è la precarietà economica. Le regioni meridionali si trovano ad affrontare un panorama in cui il costo della vita e la difficoltà di accesso al mercato del lavoro aumentano il rischio di rinunciare alla genitorialità.
La senatrice Annamaria Parente, direttrice dell’Osservatorio sulla Crisi Demografica, ha sottolineato che la denatalità non dipende solo da fattori economici, ma è anche influenzata da questioni culturali e sociali più profonde. Un esempio emblematico è Milano dove, nonostante la forte attrattività del mercato del lavoro, l’età media delle madri al primo parto è di 35 anni. Questo dato riflette il timore che la scelta di diventare genitori possa interferire con gli ambiziosi progetti di carriera.
Il ruolo delle politiche pubbliche e aziendali
Affrontare l’inverno demografico richiede un intervento deciso da parte delle politiche pubbliche, ma anche un impegno concreto da parte delle aziende. L’Osservatorio sulla Crisi Demografica, creato dalla Fondazione Magna Carta, è stato istituito proprio per monitorare i dati sulla natalità e analizzare le politiche necessarie per contrastare il declino demografico. La creazione di ambienti lavorativi che favoriscano la conciliazione tra vita professionale e familiare è essenziale per promuovere la natalità.
Il professor Gian Carlo Blangiardo, direttore scientifico dell’Osservatorio, ha osservato che la crisi demografica colpisce l’intero Paese, ma con intensità diversa. Mentre alcune aree, come la città metropolitana di Milano, mostrano una certa vivacità demografica grazie all’immigrazione, altre province lombarde non riescono a tenere il passo con questa crescita. Blangiardo ha ribadito che l’obiettivo dell’Osservatorio non è solo osservare il fenomeno, ma anche proporre soluzioni concrete, coinvolgendo attivamente le amministrazioni pubbliche e le aziende, per trovare soluzioni in grado di invertire il trend negativo della natalità.
Soluzioni e prospettive future: un’alleanza tra Stato e aziende
Le soluzioni per affrontare l’inverno demografico in Italia non sono univoche, ma devono necessariamente coinvolgere un’alleanza tra pubblico e privato. Le politiche pubbliche, infatti, devono supportare le aziende che favoriscono la natalità e la genitorialità, mentre le aziende stesse devono impegnarsi a creare ambienti di lavoro più inclusivi per le famiglie. Questo approccio congiunto è essenziale per sostenere una crescita equilibrata e prevenire una crisi demografica che potrebbe avere ripercussioni devastanti nel lungo periodo.
Le scelte politiche fatte oggi riguardo alla natalità avranno un impatto decisivo nelle prossime due decadi. È quindi fondamentale che, sia a livello nazionale che regionale, si agisca con urgenza per sviluppare politiche efficaci che promuovano la genitorialità. Il cambiamento deve partire dalle istituzioni, ma anche dalle aziende, che sono in prima linea nell’offrire soluzioni pratiche e concrete per la conciliazione tra lavoro e vita familiare.