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Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB): nuova soluzione mininvasiva per il trattamento


Un innovativo sistema robotico consente di trattare l’IPB riducendo i rischi e preservando la qualità della vita sessuale dei pazienti.

L’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) è una patologia comune tra gli uomini, che interessa milioni di italiani ogni anno. Sebbene non sia cancerosa, l’ingrossamento della prostata può causare una serie di sintomi fastidiosi, tra cui difficoltà urinarie, frequente bisogno di urinare durante la notte e la sensazione di non svuotare completamente la vescica. Quando i farmaci non sono più sufficienti, la chirurgia è spesso l’opzione successiva, ma fino a poco tempo fa comportava un rischio maggiore di complicazioni e un lungo periodo di recupero. Oggi, grazie alle innovazioni tecnologiche, è possibile affrontare l’IPB con trattamenti mininvasivi che riducono i rischi e migliorano la qualità della vita.

Cos’è l’Ipertrofia Prostatica Benigna e come si affronta

L’IPB è una condizione che provoca un ingrossamento non canceroso della prostata, con un conseguente effetto sulle vie urinarie. L’aumento del volume della ghiandola prostatica esercita una pressione sull’uretra, compromettendo il flusso urinario e causando sintomi che possono diventare debilitanti, specialmente con l’avanzare dell’età. Nonostante non sia una condizione pericolosa per la vita, la sua gestione adeguata è fondamentale per evitare complicanze e migliorare il benessere dei pazienti. In passato, il trattamento dell’IPB si basava principalmente su farmaci che cercavano di ridurre i sintomi. Tuttavia, quando i farmaci non sono sufficienti, è necessario intervenire chirurgicamente. Gli interventi più tradizionali, come la resezione transuretrale della prostata (TURP), presentano alcuni rischi, tra cui la possibilità di danneggiare la funzione sessuale. L’impatto sulla vita sessuale è spesso una preoccupazione per i pazienti, che temono di sacrificare la loro qualità di vita intima.

Sistema robotico personalizzato

Recentemente è stato introdotto AquaBeam, un nuovo approccio robotico e mininvasivo per il trattamento dell’IPB, che riduce significativamente i rischi e preserva le funzioni sessuali. Questo sistema avanzato utilizza un getto d’acqua ad alta velocità per rimuovere il tessuto prostatico in eccesso, senza l’utilizzo di calore, permettendo di ridurre al minimo le complicanze e di garantire un recupero rapido e sicuro. Il sistema robotico, grazie alla sua precisione, consente di ottenere risultati duraturi, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Il trattamento, che viene personalizzato in base all’anatomia del paziente, consente di preservare le funzioni sessuali, un aspetto fondamentale per molti uomini, specialmente quelli più giovani. Il trattamento si basa su tre principi chiave, che assicurano un intervento preciso e personalizzato:

  1. acquisizione di immagini in tempo reale – durante l’intervento, il sistema acquisisce immagini dettagliate della prostata, consentendo al chirurgo di avere una visione chiara e aggiornata in tempo reale per intervenire con la massima precisione;
  2. rimozione tissutale personalizzata – grazie alla pianificazione basata sulle immagini ottenute, il chirurgo può rimuovere solo il tessuto prostatico in eccesso, riducendo il rischio di danni ai tessuti circostanti;
  3. idro-ablazione senza calore – la rimozione del tessuto avviene tramite un getto d’acqua ad alta pressione, evitando l’uso di calore, che può danneggiare i tessuti sani e comportare complicanze.

I benefici di questa tecnica

Un ulteriore vantaggio di questo approccio robotico mininvasivo è la sua capacità di trattare l’Ipertrofia Prostatica Benigna in modo estremamente preciso, riducendo al minimo l’invasività del trattamento. Grazie all’utilizzo del getto d’acqua ad alta velocità, il sistema consente di rimuovere solo il tessuto prostatico in eccesso, senza danneggiare i tessuti sani circostanti. Questo significa che il rischio di complicazioni post-operatorie, come infezioni o lesioni ai nervi, è significativamente ridotto. Inoltre, l’intervento consente di preservare la continuità di funzioni fondamentali, come la capacità di svuotare completamente la vescica, migliorando così il comfort e la qualità della vita quotidiana del paziente. La tecnologia, infatti, non solo è meno invasiva, ma ottimizza anche la precisione dell’operazione, personalizzandola in base alle caratteristiche anatomiche di ciascun paziente. Questo porta a una riduzione dei rischi a lungo termine e a una maggiore soddisfazione complessiva rispetto ai metodi chirurgici tradizionali.

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