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Aggressioni in corsia: l’Anaao mobilitata Mercoledì vertice col prefetto a Napoli

Allarme aggressioni in corsia: non si ferma nonostante le nuove leggi la violenza contro medici ed infermieri. Gli episodi, brutali, gratuiti, inaccettabili, si susseguono a ritmo impressionante lungo tutto lo Stivale. Una settimana fa al pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, poche ore fa al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara. Nel 2024 oltre 25.600. Con un aumento del 33% delle aggressioni al personale sanitario e il 2025 è iniziato con una nuova ondata di violenza il conteggio dei casi continua a crescere. Un fenomeno che, purtroppo, non si è arrestato e il 2025 è partito con una serie preoccupante di attacchi al personale sanitario, segnando un’ulteriore escalation di violenza. A Napoli e provincia dall’inizio dell’anno si sono ad esempio registrati 19 episodi di aggressione al personale sanitario
Anaao per la dirigenza medica, Nusind per l’area infermnieristica ma poi anche la Cimo (sempre per la dirigenza medica) la Fimmg per la medicina generale insieme a molti altri sindacati sono in prima fila a tutela dei camici bianchi nel richiedere un aumento della vigilanza.
Mercoledì 9 aprile, alla sede dell’Anaao Assomed a Napoli in Via Sant’Aspreno, 13 alle ore 15:00, si terrà un incontro per discutere sul tema di aggressioni nei confronti del personale sanitario. Durante il confronto, partendo da una ricognizione della situazione campana, si affronterà il tema delle tutele e della prevenzione delle aggressioni. Saranno resi noti i dati raccolti dall’Anaao sulle misure introdotte, e quelle omesse, dalle direzioni strategiche per prevenire e arginare il fenomeno della violenza a danno del personale sanitario. Saranno presenti, tra gli altri, il Prefetto di Napoli Michele di Bari; il procuratore aggiunto di Napoli Antonio Ricci, il segretario nazionale Anaao Pierino Di Silverio, il segretario regionale Anaao Bruno Zuccarelli, il vicesegretario Anaao Maurzio Cappiello, Teresa Rea (presidente OPI Napoli) e Lorendana Esposito, che porterà la testimonianza
Le regioni che hanno fatto registrare i maggiori incrementi di casi nell’ultimo anno sono Lombardia, Campania, Puglia, Lazio e Sicilia. Ambulatori per i codici bianchi, creazione ‘punti soccorso in provincia, rafforzamento della sanità territoriale, adozione di body cam come per le forze dell’ordine le soluzioni proposte per arginare una emergenza che non conosce confini geografici.
Necessario anche potenziare i sistemi di rilevazione dei dati: secondo l’ultima indagine di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Umem (Unione medica euromediterranea) e del Movimento internazionale uniti per unire, che ha fotografato le aggressioni al personale sanitario in Italia, il fenomeno che ha raggiunto livelli critici nel 2024 con un aumento medio del 33% rispetto all’anno precedente.
I dati rimandano anche ad una difficoltà del Servisio sanitario nazionale, così come oggi strutturato, nell’assolvere alle funzioni di assistenza per gli acuti e le tante riacutizzazioni di pazienti cronici non adeguatamente tratatti dalla medicina territoriale che si riacutizzano spesso e finiscono per ingolfare con codici a bassa urgenze le prime linee degli ospedali con un quadro di una rete di cure sempre più in difficoltà nel rispondere alle esigenze della popolazione: sovraffollamento dei pronto soccorsi, liste d’attesa interminabili e una cronica carenza di personale, una sanità territoriale inadeguata nel fronteggiare la domanda di prestazioni e i carichi degli ospedali alimentano livelli crescenti di frustrazione dei cittadini che vedono nel pronto soccorso la risposta immediata ma anche il luogo delle attese interminabili e delle mancate risposte ai bisogni. Una difficoltà di accesso ai servizi che sfocia appunto nella violenza come espressione ultima del disagio al netto di episodi delinquenziali che anche in area psichiatrica non vanno confusi con altro che un atteggiamento antisociale nella fruizione di un servizio che non possono godere di attenuanti e giustificazioni.
Per il personale sanitario impiegato in prima linea, al carico di lavoro già al limite, è certo che si aggiunge un fardello non sopportabile sul piano del vissuto personale che incide ancora più sulla motivazione e sul rendimento. Le aggressioni al personale sanitario sono dunque una ferita aperta per ila rete di cura del nostro Paese da rimarginare con azioni coordinate sui vari livelli e con misure adeguate per garantire sicurezza e dignità agli operatori,

E’ bene partire dai dati: 25.940 sono state le aggressioni totali nel 2024 (i casi ufficialmente denunciati, che non includono il sommerso) tra sanità pubblica e privata. Se nel 2023 le aggressioni ufficiali erano state 18 mila solo nella sanità pubblica, solo in quest’ultima si registra nel 2024 un aumento di ben 5940 aggressioni (+33%). La classifica delle prime 10 regioni vede in testa la Lombardia (+25%), seguita dalla Campania (+22%) e Puglia (+20%). Seguono poi Lazio: +19%; Sicilia: +18%; Veneto: +17%; Piemonte e Liguria: +16%; Emilia-Romagna: +15%; Toscana: +14% e Calabria: +13%. Va qui ricordato che le aggressioni al personale sanitario sono ormai un un fenomeno globale in netto aumento in Europa e nel resto del mondo con percentuali simili a quelle italiane.

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