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Colesterolo, un appello congiunto: refertazioni di laboratorio basate sui fattori di rischio

Colesterolo, che fare? L’ipercolesterolemia è una delle patologie più diffuse in Italia, riguarda oltre un italiano su quattro e presenta un costo annuo per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) pari a 1,14 miliardi di euro. Nonostante l’evidente gravità del problema, i dati rivelano che la consapevolezza riguardo ai rischi associati a livelli elevati di colesterolo LDL è ancora molto limitata. In questo senso, diventa cruciale ripensare il sistema di refertazione degli esami di laboratorio, affinché possa anche guidare i clinici e i pazienti verso un approccio personalizzato nella gestione dell’ipercolesterolemia.

Da un recente incontro tenutosi presso il Senato della Repubblica, su iniziativa della Senatrice Elena Murelli, è scaturito un documento congiunto tra la Società Italiana di Cardiologia (SIC) e la Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC) che propone un cambio di paradigma nella refertazione dei profili lipidici. Le nuove linee guida europee (ESC/EAS) sottolineano l’urgenza di un adeguamento del sistema, evidenziando che non esiste un livello target di colesterolo LDL unico valido per tutti, ma che questo deve essere definito in base ai fattori di rischio individuali. L’iniziativa rientra nelle attività di Meridiano Cardio, la piattaforma di TEHA Group – The European House Ambrosetti – sulle patologie cardiovascolari, sostenuta dal contributo non condizionante di Sanofi e Amgen.

La refertazione attuale si basa il più delle volte su valori standardizzati, che possono risultare fuorvianti per i pazienti ad alto rischio. Ad esempio, un valore “nella norma” per un individuo può rivelarsi critico per chi presenta condizioni preesistenti, come l’ipercolesterolemia familiare. Questo approccio non solo mette a repentaglio la salute dei pazienti, ma comporta anche un costo economico significativo per il SSN, dovuto a ricoveri per complicanze evitabili.

Dai dati emergono evidenze preoccupanti: quasi il 50% della popolazione in età lavorativa presenta un rischio cardiometabolico medio-alto, ma solo il 18,3% degli italiani si dichiara consapevole di essere ipercolesterolemico. Questo divario di consapevolezza è allarmante, considerando che più del 60% degli individui non percepisce il colesterolo LDL come un fattore di rischio serio per la salute. La gestione dell’ipercolesterolemia non è solo una questione di salute pubblica, ma anche di sostenibilità economica. Ogni anno, il costo dell’assistenza per un paziente con ipercolesterolemia non controllata varia significativamente rispetto a chi raggiunge i livelli terapeutici raccomandati, dimostrando un chiaro legame tra una corretta gestione della patologia e la riduzione delle spese sanitarie.

Il documento presentato da SIC e SIBioC propone un approccio innovativo per la refertazione degli esami di laboratorio, che prevede:

Segnalazione automatica di valori critici: Valori come C-LDL superiori a 190 mg/dL o trigliceridi oltre 890 mg/dL devono essere evidenziati per allertare i medici riguardo a potenziali condizioni gravi.

Parametri aggiuntivi per la valutazione del rischio: L’inclusione di parametri come colesterolo non-HDL, Lp(a) e Apo B permette una valutazione più accurata e dettagliata del rischio cardiovascolare.

Integrazione dei valori target di colesterolo LDL: Ogni referto dovrebbe includere i livelli target specifici per ciascuna categoria di rischio cardiovascolare, facilitando così la personalizzazione del trattamento.

Accessibilità ai test lipidici senza digiuno: Questa modifica consentirebbe un miglior accesso agli esami e una diffusione maggiore dello screening, anche in contesti non ospedalieri.

I risultati degli esami di laboratorio devono essere interpretati in un contesto peculiare, in modo da risultare strumenti utili per il clinico, ben comprensibili dal paziente inquadrato nella sua unicità. L’approccio personalizzato, basato su caratteristiche individuali, secondo gli esperti, deve diventare la norma piuttosto che l’eccezione.

“Il documento congiunto – ha spiegato Marcello Ciaccio, presidente della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica – Medicina di Laboratorio – SIBioC – rappresenta un passo fondamentale verso una refertazione di laboratorio accurata, efficace e clinicamente utile. Questo documento sottolinea l’importanza di una stretta integrazione tra Medicina di Laboratorio e Medicina Clinica per garantire che i risultati degli esami di laboratorio non siano solo dati numerici, ma strumenti interpretativi contestualizzati nella realtà. I laboratori sono protagonisti di un’importante evoluzione passando da semplici erogatori di analisi a partner attivi nei processi decisionali, guidando il Clinico in tutte le fasi del percorso diagnostico terapeutico assistenziale, dalla prevenzione, alla diagnosi, alla prognosi ed al trattamento. Il protocollo, inoltre, pone attenzione alla qualità dell’intero processo diagnostico, dalla fase preanalitica alla refertazione, evidenziando il valore strategico della collaborazione e della formazione condivisa come elementi centrali per una medicina personalizzata di precisione e preventiva.”

L’ipercolesterolemia rappresenta una realtà di notevole impatto sociale, con ripercussioni dirette sulla salute delle persone e sull’economia del Servizio Sanitario Nazionale. Interventi tempestivi e mirati, supportati da una refertazione eloquente, possono ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. È tempo di implementare le informazioni alla luce della medicina moderna, affinché il sistema sanitario possa offrire un futuro più sano e sostenibile per tutti.

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