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Farmaceutica italiana: innovazione in ascesa, ma la produzione straniera domina il settore

The European House Ambrosetti rivela che oltre il 60% della produzione farmaceutica in Italia è gestito da aziende straniere. Il rapporto 2022 evidenzia un forte impulso all’innovazione, ma la dipendenza da investimenti esteri solleva sfide e opportunità per il futuro

Nel panorama farmaceutico italiano del 2022, l’innovazione è stata protagonista, con investimenti considerevoli e risultati economici che attestano la vitalità del settore. Un report di The European House Ambrosetti ha scattato una fotografia chiara: oltre il 60% della produzione farmaceutica in Italia è gestito da aziende straniere.

Il settore farmaceutico italiano è stato un faro di innovazione nel 2022, con investimenti totali che hanno raggiunto i 3,3 miliardi di euro. Di questa cifra, 1,4 miliardi sono stati diretti agli impianti di produzione, mentre 1,9 miliardi sono stati dedicati alla ricerca e sviluppo. Questa spinta all’innovazione ha portato l’Italia a un valore di produzione farmaceutica superiore ai 49 miliardi di euro, con un notevole incremento dell’export che ha registrato un +42,8% rispetto al 2021, raggiungendo i 46,7 miliardi di euro.

Le aziende a capitale estero, in particolare quelle associate a Iapg (aziende farmaceutiche italiane a capitale americano) e Eunipharma (aziende farmaceutiche italiane a capitale europeo e nipponico), hanno dimostrato di essere un motore trainante per l’innovazione. Queste aziende contribuiscono in modo significativo, con oltre il 60% dell’incidenza in termini di valore della produzione farmaceutica in Italia.

I dati che emergono dal rapporto di The European House Ambrosetti sono stati presentati durante la seconda edizione di ‘InnovaCtion’. Questo evento annuale è un’occasione per portare a confronto politica, istituzioni nazionali e locali, associazioni, aziende pubbliche e private per discutere le prospettive future della cura della salute non solo in Italia, ma anche nel contesto globale.

Un esempio tangibile di investimento straniero in Italia è rappresentato da Gsk. La nota aziendale sottolinea che Gsk ha scelto l’Italia per insediare poli strategici di ricerca e produzione, investendo significativamente nel paese. Con oltre 3.600 dipendenti di 47 nazionalità, Gsk ha impiegato 355 milioni di euro in lavoro e retribuzioni nel 2022, sviluppando un fatturato di 1,2 miliardi di euro, di cui il 40% è destinato all’export di prodotti e servizi.

Il report Ambrosetti sottolinea che il settore farmaceutico, rappresentando già il 2% del PIL, potrebbe generare ulteriore benessere in termini di salute, export, lavoro e crescita economica. Tuttavia, per realizzare appieno questo potenziale, è essenziale attirare e sostenere investimenti nazionali ed esteri, promuovere la ricerca, l’industria e facilitare l’accesso dell’intera popolazione all’innovazione nel campo farmaceutico. La necessità di un Piano nazionale delle scienze della vita, che integri le nuove tecnologie, è cruciale per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità nel panorama farmaceutico italiano. Solo così il Paese può avanzare in modo competitivo nel mercato globale della salute.

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