Il farmacista? Sempre più professionista della sanità di prossimità, al servizio di un’assistenza territoriale evoluta e a misura di paziente cronico, vicina alle esigenze della popolazione fragile ed anziana. A mettere a fuoco l’identikit di un camice bianco che dal Covid in poi ha definitivamente cambiato pelle per assumere i connotati di un professionista della salute integrato con i distretti delle aziende sanitarie locali, con la specialistica ambulatoriale, con la medicina e pediatria di famiglia e con tutte le altre articolazioni della sanità di prossimità, è il convegno nazionale della categoria “FarmacistaPiù” che si conclude inquesti giorni a Bologna in parallelo a Cosmofarma 2025. A fare spazio alle farmacie 4.0 sono le nuove esigenze della sanità pubblica che ha capovolto nel giro di pochi anni il paradigma della ospedalocentricità a favore di un sistema di cure che punta alla accoglienza e presa in carico dei bisogni di salute della popolazione laddove il centro di gravità dell’ospedale è diventato un indice di inappropriatezza e di costi evitabili e talvolta anche di cure non adeguate.
Sul tema sono intervenuti il ministro della Salute Orazio Schillaci e il sottosegretario Marcello Gemmato. Quest’ultimo ha detto a chiare lettere che “l’accesso al farmaco andrebbe inserito nei Lea”. Sulla stessa lunghezza d’onda il titolare del dicastero della Salute: “Le farmacie sono e sono sempre più considerate, anche dalla popolazione, come veri e propri presìdi di prossimità, erogatori di salute pubblica. L’attuale contesto demografico ed epidemiologico ha bisogno di questo per poter rispondere in maniera efficace alle richieste di una popolazione sempre più anziana e con un numero crescente di patologie croniche”.
Schillaci ha poi fatto riferimento al processo in fieri della riforma delle cure territoriali: ipotizzate, inseguite, volute anche se non ancora definite con un disegno di legge univoco messo nero su bianco ma con una bussola che punta a un disegno strategico chiaro fatto di sostenibilità dell’innovazione, di efficienza dell’offerta sanitaria e di potenziamento dell’offerta di prestazioni necessarie a soddisfare i bisogni di salute della popolazione fragile. Bisogni oggi non sono soddisfatti oppure accolti nell’alveo di quei 40 miliardi di spesa sanitaria privata che scorre fuori dai confini del Fondo sanitario nazionale. Quando nel Dm 77 si parla si cure di prossimità, vicine al domicilio del cittadino, primo luogo di cura, ci si riferisce proprio a questo. Da qui alla corsa verso un assetto della Sanità pubblica che riempia di contenuti e di riforme la sbandierata sostenibilità del Servizio sanitario nazionale il passo è breve e va compiuto all’insegna di un rinnovamento profondo. “Albert Schweizer – ha ricordato Schillaci – è un medico che vinse il premio Nobel per la Pace nel 1952. Diceva che la medicina, e quindi anche la farmaceutica, è un’opera d’amore. Non si cura una malattia ma una persona”. E così risuonano a Bologna i princìpi di Ippocrate, fra cura e prendersi cura. Attenzione: l’aumento di domanda di salute non è legato solo al dato anagrafico della popolazione ma anche a un diverso concetto e a un diverso approccio riguardo al benessere. Sempre più cittadini chiedono non solo di vivere a lungo – cosa che oggi per fortuna in Italia avviene visto che siamo tornati la nazione più longeva al mondo dopo il Giappone – ma di vivere in buona salute”. Il farmacista dunque, un professionista qualificato che assiste il paziente nel suo percorso di cura, dando consigli sul corretto e sicuro utilizzo dei farmaci, sull’importanza dell’aderenza terapeutica e sull’adozione di corretti stili di vita, che somministra vaccini ed esegue e pianifica controlli di primo livello. Sarà per questo che Schillaci ha ricordato che le farmacie hanno aderito al bollino rosa-verde, che promuovono la medicina di genere e che hanno registrato la partecipazione di numerosi professionisti a corsi specifici di formazione.
Fari puntati sulla prevenzione, a tutto tondo, fattore irrinunciabile e strategico di sostenibilità, con lo sguardo rivolto alla valorizzazione di funzioni. Come i farmacisti ospedalieri: valorizzati dalle leggi di Bilancio insieme ad altre professioni di area sanitaria. I farmacisti? Sentinelle territoriali della indisponibilità o carenze di farmaci, indispensabili per le preparazioni galeniche, profondi conoscitori del corretto uso dei fondi del Pnrr, pilastri del attori del rafforzamento della medicina territoriale, della digitalizzazione delle cure, dell’innovazione e delle nuove tecnologie fino a raggiungere il governo delle liste d’attesa. Questi i temi messi a fuoco nelle sessioni del convegno di Bologna con la stella polare della legge 405 che nel 2011 per prima indicò la rotta della dispensazione dei farmaci nelle corsie ospedaliere. “Ora questo paradigma è mutato – ha aggiunto il sottosegretario Gemmato – e occorre spostare quante più molecole possibili sul territorio, nell’interesse ultimo del cittadino, grazie anche alla contrattazione in seno all’Aifa dove la definizione del prezzo al ribasso può senza dubbio consentire la sostenibilità dell’innovazione e anche la sostenibilità di farmaci orfani da distribuire magari gratuitamente nelle farmacie con uno sforzo esteso alla distribuzione intermedia”. Così per la farmacia dei servizi, diventata ormai un progetto strutturale che si configura come l’architrave su cui poggiare le nuove articolazioni della sanità pubblica territoriale con l’ipotesi di mettere in campo un fondo rotativo per finanziare nuove funzioni all’insegna della semplicità e della funzionalità facendo di un dato strutturale, la presenza nei territori di 20 mila farmacie capillarmente diffuse anche nelle zone montane, disagiate e nei piccoli comuni, un punto di forza di una professione che con 800 anni di storia sa guardare al futuro della digitalizzazione dei servizi e dell’Intelligenza artificiale a cui guardano anche le 25 Società scientifiche e Associazioni del mondo della professioni che hanno partecipato ai lavori congressuali.
Professionisti custodi degli stessi obiettivi di un tempo i farmacisti: la qualità dei servizi e delle prestazioni erogate ai cittadini ma da perseguire con gli strumenti offerti dalla modernità.
Ai lavori congressuali hanno partecipato tra gli altri il presidente di Federfarma nazionale, Marco Cossolo e il presidente Utifar, Eugenio Leopardi.