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Morbillo: i rischi per i pazienti oncologici e il valore della vaccinazione

Negli ultimi anni, il morbillo è tornato in pista. Sebbene fosse considerato debellato negli Stati Uniti nel 2020, si sono verificati nuovi focolai della malattia, con casi segnalati da varie parti, inclusa l’Italia. La ricomparsa desta particolare preoccupazione per le persone più vulnerabili, tra cui i pazienti oncologici. Il morbillo si trasmette per via aerea, e dopo aver colonizzato l’apparato respiratorio si diffonde all’interno dell’organismo. Può causare complicanze gravi, tra cui polmonite, encefalite e danni immunitari di lunga durata. Per le persone con un sistema immunitario compromesso a causa di trattamenti oncologici, il rischio di sviluppare complicanze è significativamente più alto.

“Il morbillo è una malattia virale tra le più contagiose che si conoscano”, afferma Merry Jennifer Markham, esperta dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) e docente di Medicina presso la Divisione di Ematologia e Oncologia dell’Università della Florida. “Può causare anche altre complicazioni e portare alla polmonite, la causa di problemi più gravi correlati al virus”. I pazienti in cura per tumore, sottoposti a trattamenti attivi, spesso presentano un calo delle difese immunitarie, sono più esposti al morbillo e alle sue conseguenze. Se un paziente oncologico sospetta di essere stato esposto al virus, è fondamentale contattare immediatamente il medico. Per proteggere i pazienti a rischio, esiste la possibilità di somministrare, secondo il giudizio dello specialista, immunoglobuline per via endovenosa (Ivig), che possono fornire un’immunità temporanea e contribuire a smorzare la gravità dell’infezione. Le Ivig non sostituiscono il vaccino, ma rappresentano un’opzione per chi non può essere vaccinato. Inoltre, i pazienti oncologici che si trovano in trattamento attivo sono invitati a limitare i contatti sociali in caso di esposizione al morbillo, rimandando le cure oncologiche fino a quando non si ha certezza di non aver contratto l’infezione.

L’aumento dei casi di contagio ha riportato al centro del dibattito l’importanza della vaccinazione, soprattutto per le persone più vulnerabili e per i loro familiari. Il vaccino Mpr, che protegge da morbillo, parotite e rosolia, rappresenta la misura di prevenzione più efficace e, quando possibile, dovrebbe essere considerato prima di iniziare un trattamento oncologico. Tuttavia, poiché il vaccino contiene virus vivi attenuati, non può essere somministrato a chi ha un sistema immunitario compromesso. In assenza di una vaccinazione diretta per alcuni pazienti oncologici, diventa cruciale garantire che tutti i membri della famiglia e le persone a stretto contatto siano vaccinati, riducendo così la possibilità di trasmissione del virus e proteggendo indirettamente i più fragili.

L’efficacia del vaccino Mpr, che protegge da morbillo, parotite e rosolia, è da anni riconosciuta nella prevenzione delle infezioni virali. Tuttavia, nel caso dei pazienti oncologici, la vaccinazione deve essere valutata con attenzione, considerando il possibile impatto delle terapie antitumorali sul sistema immunitario. Le persone affette da cancro e sottoposte a trattamento antitumorale attivo hanno spesso un sistema immunitario indebolito e di conseguenza potrebbero essere più inclini a contrarre il morbillo e a sviluppare complicazioni della malattia. La gravità del morbillo nei pazienti oncologici risiede nella loro ridotta capacità di difesa immunitaria, compromessa dalle terapie come la chemioterapia e l’immunoterapia.

Poiché il morbillo è altamente contagioso e si trasmette per via aerea, un aspetto fondamentale per i pazienti oncologici è l’isolamento. In caso di sospetta esposizione al virus, è consigliabile rimandare gli appuntamenti per le cure oncologiche fino a quando non si ha certezza di non aver contratto l’infezione. Se il morbillo viene diagnosticato, la ripresa delle terapie oncologiche deve avvenire solo dopo la completa guarigione dal virus. Oltre alla protezione diretta del paziente oncologico, diventa cruciale verificare che tutti i membri della famiglia siano regolarmente vaccinati. La vaccinazione di chi vive a stretto contatto con il paziente può contribuire a creare una barriera efficace contro la diffusione del virus, riducendo il rischio di esposizione per chi non può essere vaccinato direttamente. In assenza di un certificato di vaccinazione o di un esame di laboratorio che dimostri l’immunità al morbillo, il paziente oncologico dovrebbe consultare il proprio medico per valutare la possibilità di vaccinarsi prima di iniziare la terapia antitumorale. Negli Stati Uniti d’America, per le persone nate prima del 1957, i Centers for Disease Control and Prevention indicano che probabilmente hanno avuto il morbillo e sono considerate immuni.

Le terapie antitumorali indeboliscono a volte il sistema immunitario, il rischio che il morbillo possa compromettere il percorso terapeutico nei pazienti oncologici è concreto. La vaccinazione rappresenta la misura preventiva più efficace. Questo vaccino, somministrato in due dosi, offre un’elevata protezione contro il morbillo, la parotite e la rosolia. Tuttavia, poiché contiene virus vivi attenuati, non è indicato per chi è immunodepresso a causa di trattamenti oncologici in corso.

Se un paziente oncologico non ha ricevuto il vaccino Mpr in passato e si trova nella fase pre-trattamento, è consigliabile valutare la possibilità di vaccinarsi prima di iniziare le cure. Per chi è già in trattamento, invece, occorre adottare strategie alternative di protezione. “e il medico ritiene non opportuno che il paziente oncologico si vaccini contro il morbillo, è però importante verificare che tutti i membri della famiglia siano in regola con le vaccinazioni. Questo può aiutare la persona affetta da cancro a proteggersi dal virus. La vaccinazione dei familiari e delle persone più vicine al paziente oncologico rappresenta una forma di immunità indiretta, riducendo il rischio di trasmissione del virus e creando un ambiente sicuro per chi non può vaccinarsi direttamente.

La prevenzione del morbillo non riguarda solo i pazienti oncologici, del resto, ma investe responsabilmente l’intera comunità. Il ritorno della malattia sottolinea l’importanza di mantenere elevata la copertura vaccinale, evitando la diffusione di nuovi focolai che potrebbero compromettere la salute delle persone più fragili. Se il morbillo continua a diffondersi, il rischio per i pazienti immunodepressi aumenterà, rendendo ancora più indispensabili strategie di contenimento basate sulla vaccinazione e sulla protezione indiretta attraverso la famiglia e i caregiver.

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