Hayato Kurihara (IRCCS Policlinico di Milano): “Le infezioni del sito chirurgico sono prevenibili e ridurre il rischio è un dovere etico e clinico”.
Durante la prima giornata della MidSummer School 2025, l’evento promosso da Motore Sanità con il titolo “Il futuro delle cure oncologiche si incontra a Milano”, si è tenuto a Palazzo Lombardia un confronto ad alto livello tra istituzioni, ricercatori e professionisti della sanità. Tra i contributi di rilievo, ha spiccato l’intervento del Professor Hayato Kurihara, Direttore di Chirurgia d’Urgenza all’IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, vicepresidente ESTES (European Society for Trauma and Emergency Surgery) e presidente eletto SICUT (Società Italiana di Chirurgia d’Urgenza e del Trauma).
Rischio evitabile
“Ogni incisione chirurgica può essere gravata da un’infezione del sito chirurgico – ha spiegato Kurihara – e in alcuni casi può perfino portare alla morte del paziente. Aumenta i costi sociali per via di degenze prolungate, uso di antibiotici costosi, discomfort per il paziente e ritardi terapeutici, soprattutto in ambito oncologico”.
Le infezioni del sito chirurgico (SSI, Surgical Site Infections) rappresentano una delle principali complicanze post-operatorie. Secondo Kurihara, il problema è ben noto ma spesso sottovalutato in termini di impatto clinico, sociale ed economico.
La soluzione? Prevenzione e lavoro di squadra
La buona notizia è che queste infezioni sono ampiamente prevenibili. Il Professor Kurihara ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare e coordinato, che coinvolga chirurghi, anestesisti, infermieri, infettivologi e farmacisti ospedalieri.
“Possiamo prevenire la maggior parte delle infezioni del sito chirurgico con strategie integrate – ha detto – attraverso l’uso di bundle di trattamento, ovvero pacchetti di misure evidence-based che, applicate insieme, migliorano significativamente gli esiti clinici”.
Impatto diretto sulla cura oncologica
La prevenzione delle infezioni chirurgiche è particolarmente cruciale in ambito oncologico, dove i ritardi terapeutici possono compromettere le possibilità di guarigione. Per questo motivo, la gestione del rischio infettivo non è solo una buona pratica clinica, ma una necessità strategica per la sostenibilità del sistema sanitario.





