L’Italia, depositaria di un patrimonio enogastronomico unico al mondo, si trova ad affrontare un paradosso inquietante: migliaia di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, un fenomeno che mette a rischio non solo la qualità della vita, ma pregiudica la funzione del sistema sanitario nazionale. Un problema silenzioso, spesso sottovalutato o ignorato, che si manifesta attraverso difficoltà nel procurarsi cibo di qualità, sicuro e accessibile, e che ha ripercussioni profonde sul benessere fisico e mentale della popolazione.
Secondo i dati più recenti della Fondazione Diabete e Ricerca, circa 3,4 milioni di italiani – una cifra che rappresenta circa il 5,6% della popolazione – si trovano in condizioni di insicurezza alimentare, moderata o grave. Questi numeri, purtroppo, riflettono una realtà complessa e articolata: individui, famiglie e minori che, a causa di condizioni economiche precarie, sono costretti a rinunciare a cibi nutritivi, freschi, ricchi di nutrienti essenziali come frutta, verdura, carne e pesce. Si tratta di una condizione che coinvolge circa 5,6 milioni di persone e 1,3 milioni di minori, con un’incidenza particolarmente elevata tra le fasce più vulnerabili della società.
L’Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare sottolinea come questa condizione raramente si traduca in denutrizione grave, interessando solamente il 2,5% della popolazione, ma si traduce invece in un aumento di sovrappeso e obesità, rispettivamente al 32% e al 19,9%. Un fenomeno definito da Angelo Avogaro, presidente della Fondazione Diabete e Ricerca, come “un paradosso solo apparente”: in presenza di ristrettezze economiche, le scelte alimentari si orientano verso cibi più economici, pronti o ultra-processati, dal gusto immediatamente gratificante, spesso con un alto contenuto di zuccheri semplici, sale e grassi saturi.
L’insicurezza alimentare non riguarda solamente l’impossibilità di mettere sulla tavola alimenti di qualità, ma si intreccia con fattori sociali, psicologici e comportamentali. Come sottolinea la presidente della Società Italiana di Diabetologia, Raffaella Buzzetti, questa condizione conduce al diabete attraverso tre principali strade:
Nutrizionale: la scelta di cibi meno salutari, ricchi di zuccheri raffinati e poveri di fibre, aumenta di 2-3 volte il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. La vicenda è aggravata dall’accesso limitato a prodotti freschi e di qualità, spesso sostituiti da alimenti pronti e ultra-processati.
Comportamentale: lo stress economico induce comportamenti a rischio come l’alterazione delle abitudini alimentari, il ricorso a scelte impulsive e, in alcuni casi, l’eccesso di cibo quando diventa disponibile, come meccanismo di coping.
Salute mentale: l’insicurezza alimentare alimenta ansia, depressione e senso di impotenza, creando un circolo vizioso che influisce negativamente sulla gestione delle malattie croniche, in particolare il diabete. Le famiglie in difficoltà riducono i propri consumi a fine mese, e il rischio di episodi di ipoglicemia aumenta del 27% durante le ultime settimane del mese, come evidenziato dalla Prof. Buzzetti.
Il legame tra insicurezza alimentare e diabete è ormai ampiamente documentato. Uno studio pubblicato su Diabetes Care evidenzia come il 16% degli adulti con diabete abbia difficoltà a reperire cibo sano e in quantità adeguate, rispetto al 9% di chi non convive con la malattia. La relazione è bidirezionale: chi ha il diabete ha maggiori probabilità di trovarsi in condizioni di insicurezza alimentare, e questa, a sua volta, aggrava il controllo glicemico e aumenta le complicanze.
Il rischio di ricadute è elevato: la difficoltà a seguire le raccomandazioni dietetiche, il mancato accesso ai farmaci, e l’incapacità di adottare uno stile di vita salutare si traducono in un aumento delle ospedalizzazioni e delle mortalità. “Dobbiamo pensare al diabete come a una patologia causata da una rete di fattori individuali, sociali e ambientali – afferma Avogaro – che influenzano il peso, la resistenza all’insulina e la pressione sanguigna, contrariamente a quanto spesso si pensa, ovvero che sia solo una questione di scelte personali”.
La crisi economica accentua il problema, costringendo molte famiglie a fare “scelte di compromesso” tra il cibo e altre necessità fondamentali come trasporti, cure mediche o farmaci. La riduzione dei consumi di alimenti sani e nutrienti, combinata con un aumento delle spese sanitarie per le complicanze del diabete e altre patologie croniche, crea un sistema di effetti a catena difficile da arrestare.
Inoltre, il fenomeno si manifesta anche in età avanzata: uno studio del Kaiser Permanente su un campione di 1164 persone con diabete di età superiore ai 65 anni ha rivelato che il 12,3% di questi ha vissuto episodi di insicurezza alimentare, con un rischio quattro volte superiore di incorrere in episodi di ipoglicemia. La principale causa? Saltare i pasti, aspettare troppo a lungo prima di mangiare, o non mangiare abbastanza.
L’insicurezza alimentare rappresenta una vera emergenza sociale e sanitaria che richiede interventi urgenti e strutturali. È necessario rafforzare le politiche di sostegno alle fasce più vulnerabili, garantendo l’accesso a cibi sani e di qualità, e promuovendo programmi di educazione alimentare e di sensibilizzazione sul valore di un’alimentazione equilibrata.
Gli autori come Angelo Avogaro e Raffaella Buzzetti richiamano l’attenzione su un dato fondamentale: la salute pubblica non può essere lasciata alla mercé delle condizioni economiche dei singoli. La lotta all’insicurezza alimentare deve essere inclusa tra le priorità sanitarie, sociali e politiche del Paese, perché il costo di questa emergenza è troppo alto e si ripercuote su tutti, in termini di vite, qualità di vita e spesa sanitaria.
L’Italia si trova di fronte a una sfida complessa, che richiede un approccio multidisciplinare e concertato. Non si tratta solo di garantire il diritto al cibo, ma di costruire un sistema alimentare e socio-economico più equo, resiliente e sostenibile. Solo così potremo contrastare efficacemente l’insidiosa diffusione dell’insicurezza alimentare e proteggere le generazioni future da un problema che, se ignorato, rischia di diventare una delle più grandi crisi di salute pubblica del nostro tempo.