In oncologia, i cambiamenti portati dalla ricerca sul modello mutazionale hanno portato a una evoluzione delle terapie verso le target therapy. Questo percorso insieme a grandi vantaggi clinci e ad una maggiore appropriatezza, ha generato un’altissima complessità per la quale sono richiesti forti cambiamenti di governance sia a livello delle autorità regolatorie nazionali che regionale; una necessaria revisione dell’organizzazione che deve essere in grado di rispondere ai nuovi bisogni fornendo accesso equo, uniforme e sostenibile all’innovazione introdotta
Alla Midsummer School di Motore Sanità, evento di respiro nazionale, che si è tenuto dal 10 al 12 luglio, sono state presentate le esperienze regionali, dal Piemonte alla Liguria, al Veneto e Toscana, per capire come queste regioni stanno rispondendo ai bisogni organizzativi e di governance e dei pazienti oncologici.
Ha portato l’esperienza della Rete oncologica piemontese, anche nel funzionamento del sistema di accesso al test diagnostico dei pazienti con un tumore raro come il colangiocarcinoma, Massimo Aglietta, Direttore della Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta e Professore fuori ruolo di Oncologia medica presso l’Università degli Studi di Torino, sottolineano quanto sia importante creare dei centri di riferimento per le patologie più complesse e portare le terapie il più vicino al domicilio del paziente, attraverso collaborazioni tra ospedali più grandi e ospedali più piccoli e il territorio, indispensabili per l’oncologia del futuro e la cronicizzazione dei pazienti.
“Tutti i pazienti oncologici del Piemonte hanno il primo accesso attraverso il Centro accoglienza e servizi (CAS) di un qualunque ospedale del Piemonte – ha spiegato il professore Aglietta -. In caso di tumore raro come il colangiocarcinoma, appurata la diagnosi, il paziente viene riferito ad uno dei centri di riferimento per questa patologia e, contestualmente, se indicato, viene attivata un’indagine molecolare in uno dei quattro centri accreditati dalla Regione Piemonte per l’indagine molecolare NGS sul colangiocarcinoma. L’obbiettivo è di concludere tutto il processo diagnostico entro 28 giorni dal primo accesso del paziente. Attualmente l’obiettivo è l’80% di tempistica, vogliamo arrivare al 100”.
In Toscana, una delle regioni più organizzate a livello di rete oncologica, l’accesso ai test diagnostici oncologici in generale e in particolare per il colangiocarcinoma ha una diffusione più che discreta con punte nelle aziende ospedaliero universitarie (dove peraltro tende a concentrarsi questa casistica) ma c’è buona copertura anche nelle tre grandi aziende territoriali, come ha spiegato Gianni Amunni, Coordinatore Scientifico ISPRO.
“In effetti per questa diagnostica, regione Toscana ha aperto anche ai laboratori di anatomia patologica delle aziende territoriali (uno per ogni area vasta) mentre è ferma nel mantenere la profilazione mutazionale su grandi numeri di mutazioni nelle 3 anatomie patologiche di AOU con netta distinzione tra pratica clinica (diffusa) e alta specializzazione (TMB, off label…). Per quanto riguarda il funzionamento del network necessario a garantire l’accesso alle terapie target, i pdta regionali devono prevedere in fase di stesura o di aggiornamento annuale le indicazioni alla diagnostica Ngs nelle singole patologie quando previste nella pratica clinica avanzata e i Gom sono i luoghi da cui parte l’indicazione. Forse è da migliorare il timing anticipando dal momento dell’inizio della seconda linea al momento della diagnosi”.
Giovanni Corrao, Direttore del Centro Healthcare Research and Pharmacoepidemiology, Università di Milano-Bicocca ha rimarcato che è in corso un cambio di paradigma della moderna medicina, espresso dalla transizione dalla sanità alla salute. “Non è uno slogan, è la scelta strategica di avviare un percorso che mette al centro il cittadino, la sua salute, i suoi bisogni, le sue fragilità e costruisce intorno ad esso il progetto del sistema (la sanità). Per evitare che la transizione diventi uno slogan è necessario dotarsi di strumenti culturali, normativi, etici e scientifici che consentano a chi ha la responsabilità del governo della salute di fare scelte solide basate sulle evidenze disponibili, monitorare l’implementazione delle scelte, valutarne l’impatto clinico e la sostenibilità economica“.
Sull’oncologia di precisione e sulla medicina personalizzata è intervenuto Paolo Pronzato, Professore di Oncologia, Ospedale Policlinico San Martino IRCCS di Genova. “Ovviamente la medicina di precisione (intesa come individuazione di alterazioni geniche e sviluppo di terapie target) continua a rimanere un obiettivo strategico per il contrasto ai tumori; contrasto che sta diventando sempre più difficile per il numero dei casi in aumento, la penuria di personale, i costi elevati delle tecnologie, ecc). Bisogna tuttavia ammettere che i vantaggi sono straordinari in alcuni casi (melanoma, tumori polmonari ad esempio) e più limitati in altri; inoltre le neoplasie possono essere eradicate ancora oggi e anche con le terapie target solo quando sono in fase non metastatica. Per questo lo strumento della profilazione genica (in particolare con NGS) va adottato con appropriatezza clinica e organizzativa. Cioè a dire solo nei casi in cui già oggi può derivarne una terapia mirata ed efficace oppure nel contesto di programmi di ricerca; ed infine con un approccio organizzativo che garantisca qualità ed equità di accesso”.
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