La medicina continua a fare significativi progressi nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche, in particolare quelle che colpiscono le vie respiratorie. Tra queste, la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Sinusite, rinite e ipertrofia dei turbinati provocano congestione delle fosse nasali, difficoltà respiratorie, perdita dell’olfatto, disturbi del sonno. La rinosinusite cronica si accompagna spesso a polipi nasale, ispessimenti delle mucose delle prime vie aeree e dei seni paranasali. La funzione di filtro così ben rappresentata all’interno del naso viene meno, aumenta il rischio di infezioni, si assiste a una flogosi persistente con manifestazioni asmatiche. Che fare? La novità oggi risiede in un anticorpo monoclonale, Tezepelumab, che ha mostrato risultati promettenti nel trattamento della malattia di cui tanto si parla.
La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una patologia caratterizzata da infiammazione persistente della mucosa nasale e dei seni paranasali, che porta a sintomi debilitanti, alterazioni olfattive e abbondanti secrezioni nasali. Eugenio De Corso, medico otorinolaringoiatra, componente della commissione Euforea, sottolinea che “l’impatto negativo di questa malattia sulla vita dei pazienti è enorme”. La necessità di interventi chirurgici, come la polipectomia, è una realtà per molti, ma con l’arrivo dell’anticorpo monoclonale di AstraZeneca si profila un cambiamento nella pratica clinica.
Tezepelumab è attualmente l’unico farmaco biologico approvato che agisce come inibitore della proteina TSLP (thymic stromal lymphopoietin), una molecola chiave nel processo infiammatorio. Questo farmaco, già utilizzato per il trattamento dell’asma grave, ha dimostrato di ridurre l’ingombro nasale e l’estensione dei polipi in modo netto, viene meno la necessità di procedere con un intervento chirurgico. I risultati dello studio di fase III, pubblicati sul New England Journal of Medicine e presentati al congresso della American Academy of Allergy Asthma & Immunology, hanno suscitato un rinnovato interesse nella comunità scientifica.
“L’azione di Tezepelumab sull’epitelio rappresenta il vero elemento di novità”, spiega De Corso. “Questo farmaco interviene direttamente sulla barriera epiteliale che, se danneggiata, è una delle cause principali delle patologie respiratorie come la rinosinusite e l’asma”.
Negli ultimi anni, la ricerca ha chiarito il legame tra rinosinusite cronica con poliposi nasale e asma, con una percentuale significativa di pazienti che presenta entrambe le condizioni. In Italia, si stima che circa 300mila persone siano affette da asma grave, e di queste, quattro su dieci presentano anche rinosinusite cronica con poliposi nasale. Questo legame aumenta il rischio di riacutizzazioni e il conseguente ricorso ai corticosteroidi, con tutto quello che comportano. Veniamo dunque alle opzioni terapeutiche.
Giorgio Walter Canonica, professore e senior consultant presso il Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergie Humanitas University e Istituto Clinico e di Ricerca IRCCS Milano, ha ribadito in conferenza stampa che Tezepelumab cambia la prospettiva in quanto, agendo direttamente sull’epitelio, spegne l’infiammazione sul nascere, con conseguenti benefici sia per i pazienti affetti da asma sia per quelli con rinosinusite.
I dati raccolti durante lo studio Waypoint fanno ben sperare, si potranno impostare trial per valutare i benefici di questa terapia ben tollerata anche per altre malattie infiammatorie croniche delle vie respiratorie. “I risultati fin qui ottenuti – ha dichiarato Raffaela Fede, direttore medico AstraZeneca Italia – ribadiscono il nostro impegno nella ricerca in ambito respiratorio con l’obiettivo di modificare l’andamento delle patologie, individuandone i meccanismi alla base, nell’ottica di arrestarne la progressione e adottando un approccio attraverso la medicina di precisione”.
In definitiva, Tezepelumab rappresenta una vera e propria novità nel trattamento farmacologico della rinosinusite cronica con poliposi nasale. Grazie alla sua capacità di agire sull’epitelio e ridurre l’infiammazione, questo anticorpo monoclonale potrebbe restituire ai pazienti il sollievo e il piacere di tornare a respirare dal naso, riducendo la necessità di ricorrere a interventi chirurgici e all’impiego di corticosteroidi. Con ulteriori studi e una crescente comprensione della biologia di queste malattie, il futuro della fisiopatologia respiratoria appare promettente.