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Salute mentale, la scommessa del territorio. La Regione Lombardia si mette in discussione

La salute mentale va tutelata negli ospedali ma anche nelle case, nelle scuole, negli uffici. Eppure, per troppo tempo, è stata una battaglia combattuta nell’ombra. In Lombardia, l’urgenza di ripensare il sistema di assistenza psichiatrica è stata affrontata nel corso dell’evento intitolato “La salute mentale, una sfida a livello regionale. La Lombardia in mente”, tenutosi presso la sede della Regione, a Milano. L’iniziativa, promossa da Johnson & Johnson e sostenuta dai principali attori del sistema sanitario regionale, ha offerto una fotografia dettagliata della realtà lombarda: un quadro critico, segnato dall’aumento delle diagnosi di disagio psicologico e dalla necessità impellente di riformare il modello di cura.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una persona su dieci nel mondo soffre di disturbi mentali comuni, come depressione, ansia, disturbo bipolare e schizofrenia. Ma ciò che preoccupa maggiormente sono le conseguenze della pandemia, che hanno portato a un aumento del 25% di queste patologie, colpendo in modo particolare i giovani e le fasce più vulnerabili.

In Lombardia, il fenomeno assume dimensioni ancora più evidenti. Giulio Gallera, Presidente della Commissione speciale PNRR, ha evidenziato la crescente difficoltà di accesso ai servizi: “Le diagnosi di disagio psicologico tra gli adolescenti sono aumentate considerevolmente. Non possiamo pensare di soddisfare i bisogni di oggi con servizi ormai superati”.

Anche il tema delle risorse finanziarie è centrale. La Lombardia destina il 2,8% del fondo sanitario regionale alla salute mentale, un valore distante dai numeri di altri paesi europei, dove si investe fino al 10%. “La carenza di strutture e personale è un problema. Se vogliamo una sanità territoriale efficace, dobbiamo ripensare la distribuzione delle risorse e potenziare l’integrazione tra servizi sanitari e sociali”, ha sottolineato Carlo Borghetti, membro della Commissione Sanità della Regione Lombardia.

Negli ultimi anni, da Milano sono partite alcune riforme importanti per cercare di rispondere a questa emergenza, ma gli esperti ritengono che serva una revisione più profonda dei modelli organizzativi. Ivan Limosani, Direttore Struttura Dipendenze e Salute Mentale, ha spiegato: “Servono reti forti e integrate. Nessuna struttura può rispondere da sola a tutti i bisogni. Le Case della Comunità possono diventare punti di riferimento multidisciplinari accessibili per i cittadini”.

Dopo anni di emergenze e crisi silenziose, la Regione Lombardia ha messo in agenda la necessità di riformare l’intero modello di presa in carico dei pazienti con disturbi psichici. Durante l’evento JnJ istituzioni e specialisti hanno presentato sette proposte operative per garantire un sistema più efficiente, accessibile e capillare.

La prima proposta riguarda l’efficientamento dei modelli organizzativi, con l’obiettivo di offrire risposte più tempestive ai bisogni del territorio. Spesso le liste di attesa per una prima visita psichiatrica superano i sei mesi, compromettendo la possibilità di un intervento rapido. Felicia Giagnotti, Presidente Fondazione Progetto Itaca, ha ribadito l’importanza di un sistema più vicino ai pazienti: “Le famiglie e i pazienti che vivono direttamente la malattia possono dare un contributo prezioso alla programmazione degli interventi. È fondamentale che vengano coinvolti nei tavoli istituzionali”.

Tra le soluzioni proposte, grande attenzione è stata dedicata alla formazione degli operatori e alle campagne di sensibilizzazione. Monica Gibellini, Direttrice Government Affairs di Johnson & Johnson Innovative Medicine, ha sottolineato il ruolo centrale dell’informazione: “Superare lo stigma è essenziale. Vogliamo contribuire attivamente al miglioramento dei modelli organizzativi per garantire un accesso equo alle cure”.

Anche il Terzo Settore dovrà avere un ruolo più attivo nei processi decisionali. Il confronto con i Direttori di Distretto sarà utile per condividere le buone pratiche e garantire un allineamento più efficace tra ospedale e territorio.

Un altro punto riguarda la necessità di istituire un Osservatorio regionale sulla salute mentale, per raccogliere dati e pianificare interventi mirati. Senza statistiche aggiornate e analisi approfondite, la gestione delle risorse rischia di restare inefficiente. Ora il confronto aperto tra istituzioni, specialisti e stakeholder sta delineando un nuovo paradigma di assistenza psichiatrica, ma le sfide restano molteplici.

Uno degli aspetti cruciali riguarda la lotta allo stigma che ancora pesa su chi soffre di disturbi mentali. Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sostenibilità Sociale, ha spiegato: “Per affrontare queste sfide servono dati solidi e aggiornati. Un sistema strutturato di monitoraggio aiuterà a orientare le risorse disponibili e migliorare la programmazione”.

Anche il potenziamento delle Case della Comunità è al centro della strategia regionale. Queste strutture, se adeguatamente finanziate e organizzate, potrebbero rappresentare un punto di riferimento accessibile e multidisciplinare per i cittadini, offrendo servizi di prevenzione, diagnosi e supporto terapeutico in modo più efficace e diffuso sul territorio.

Ma il vero cambiamento dipenderà dalla volontà di trasformare le parole in azioni. Giulio Gallera ha ribadito che “Dalla pandemia abbiamo imparato molto. Abbiamo investito nella telemedicina, nelle consulenze online, ma il personale resta insufficiente. Lavorando insieme a tutti gli attori del sistema possiamo fare grandi passi avanti”.

Ripensare il modo in cui le società si prendono cura delle persone è la vera sfida del futuro. La Lombardia ha l’occasione di diventare un modello di riferimento, ma servono coraggio, investimenti e una visione strategica chiara. Il benessere psicologico della comunità deve essere una priorità reale, e non solo una voce nei documenti programmatici.

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