Lo scompenso cardiaco, fenomeno in crescita che sta assumendo i contorni di una vera epidemia, è una patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi ed è la più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con più di 65 anni.
Le nuove terapie rappresentano una importante rivoluzione nel trattamento dello scompenso cardiaco, fenomeno in crescita che sta assumendo i contorni di una vera epidemia, nonché patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi ed è la più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con più di 65 anni.
Le nuove terapie per il trattamento dello scompenso cardiaco riducono le ospedalizzazioni e la mortalità, ma si scontrano con l’inerzia terapeutica e la necessità di far diventare le conoscenze che vengono dalla ricerca scientifica in pratica clinica. Tutto questo emerge nel webinar organizzato da Motore Sanità, sul tema dello scompenso cardiaco, con focus la Sicilia.
Come spiega Giovanna Geraci, Direttore della Uoc Cardiologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani e Consigliere nazionale Anmco-Associazione Nazionale Medici Cardiologi ospedalieri, lo scompenso cardiaco è un tema centrale nella cura del paziente cardiopatico perché sta assumendo i contorni di un’epidemia e riguarda non soltanto le fasi di cura in ospedale del paziente ma soprattutto la gestione combinata con la fase cronica della malattia che deve prevedere tutti i presidi possibili per evitare la riospedalizzazione del paziente scompensato, criticità che peggiora la prognosi e determina anche un grande consumo di risorse, quindi va assolutamente prevenuta.
Giovanna Geraci sottolinea che oggi gli strumenti a disposizione sono straordinari dal punto di vista della terapia, soprattutto gli ultimi farmaci, le gliflozine che hanno rivelato una possibilità enorme di utilizzo e di miglioramento della prognosi del paziente in tutte le fasi dello scompenso cardiaco e in tutti i tipi di scompenso.
I passi di Anmco per contrastare lo scompenso cardiaco sono dunque di consolidare progetti formativi nei confronti dei cardiologi affinché utilizzino le terapie disponibili nel modo migliore, partendo da una profilazione molto personalizzata del tipo di paziente; costruire percorsi di integrazione ospedale-territorio e potenziare la gestione da remoto della fase cronica che può giovarsi della telemedicina ma soprattutto di percorsi basati sulla digitalizzazione della cardiologia.
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