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Sicilia, una rete virtuosa modello italiano e internazionale

Meccanismi di richiamo attivo e di follow up continuo permettono, anche in termini di sostenibilità, di contrastare le disuguaglianze e quindi di garantire un migliore risultato delle cure nella più ampia fascia di popolazione.

In Sicilia nel 2018, attraverso il ricorso alla Base dati degli assistiti, che consente di stimare la prevalenza delle principali cronicità avvalendosi di algoritmi che utilizzano le esenzioni per patologia o le diagnosi di ospedalizzazione, erano circa 12mila i pazienti affetti da cirrosi epatica che hanno richiesto prestazioni assistenziali al servizio sanitario regionale o in regime di degenza o per prestazioni ambulatoriali o prescrizioni.

La spesa complessiva per prestazioni erogate a qualsiasi titolo nei soggetti portatori della condizione d’esame è stata 61 milioni di euro, dei quali 42 milioni, circa due terzi, sono per assistenza ospedaliera mentre la spesa specialistica è di 7 milioni di euro e quella farmaceutica è pari a 12 milioni di euro. La spesa procapite è di 5mila euro e si riferisce a pazienti di diverso tipo di gravità.
Sul fronte della mortalità si è assistito negli ultimi anni ad una netta riduzione, passando da 1.000 decessi l’anno per cirrosi a circa 600 per l’anno 2019, con un calo anche per la mortalità per il tumore epatico e dell’incidenza dell’Epatite C.

Questo dato testimonia l’efficacia delle strategie terapeutiche introdotte in tale periodo.
Questi dati ci confermano che continuare ad investire in assistenza non è più sostenibile: a parte la prevenzione e la strategie vaccinali, che sono sicuramente le armi più potenti per ridurre l’incidenza, è necessario investire in qualità ed integrazione delle cure, quindi in appropriatezza e in Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, in qualità ed efficacia degli interventi e in strumenti terapeutici innovativi che hanno già dimostrato sul campo la loro efficacia.

Credo che la Rete specialistica siciliana e la lunga e tradizionale esperienza sul tema da parte dei professionisti nella nostra regione possano essere annoverati tra gli esempi di particolare qualità nel nostro Paese e a livello internazionale.

L’esempio della nostra regione proprio in questo campo, in termini di approccio integrato alle cure, di qualità dell’intervento e anche di strumenti informativi a disposizione può a buon titolo essere considerato come buona pratica a livello internazionale. C’è un altro aspetto da ricordare ed è il tema della rinuncia alle cure da parte dei cittadini. Da una parte il COVID in questo anno ha sicuramente inciso sull’accesso alle cure da parte dei pazienti e anche nel campo delle epatopatie croniche.
Ad esempio l’Associazione italiana di epidemiologia ha condotto in questi mesi il progetto Mimico, un’indagine per stimare quant’è la quota di soggetti che non hanno rinunciato alle cure durante la pandemia.

L’impatto del COVID è stato molto pesante: l’articolazione di reti organizzate sul territorio può favorire l’accesso alle cure e recupere il gap che in questo momento abbiamo dovuto subire.
Anche in termini di disuguaglianze socio economiche i programmi organizzati di sanità pubblica come quello siciliano favoriscono l’accesso alle cure soprattutto nella popolazione più svantaggiata, quindi meccanismi di richiamo attivo, di follow up continuo sono quegli strumenti che ci garantiscono, anche in termini di sostenibilità, di contrastare le disuguaglianze e quindi di garantire un migliore risultato delle cure nella più ampia fascia di popolazione.

Le volete sfogliare il numero dedicato alla cirrosi epatica, seguite questo link.

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