L’allarme della Società scientifica italiana di medicina interna
Un aumento di grasso a livello addominale facilita la comparsa di pre-diabete e di diabete che, nelle donne, aumenta di 9 volte il rischio di incorrere in un infarto o in un ictus
Il cuore (e il cervello) delle donne è sotto attacco dunque e il gender gap in caso di pre-diabete/diabete è decisamente sfavorevole alle donne, anche prima della menopausa
Gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), invitano dunque a sottoporsi agli screening cardio-metabolici, oltre a quelli oncologici
Con un’attenzione particolare al peso, al giro vita, alla pressione e agli esami del sangue (glicemia e assetto lipidico)
Roma, 28 maggio 2024. C’era una volta la credenza che le donne fossero più protette degli uomini da ictus e infarti. Almeno fino alla menopausa, grazie all’ombrello protettivo degli estrogeni. Una sorta di fake news scientifica che ha alimentato la convinzione che le donne non dovessero preoccuparsi più di tanto della salute del cuore, visto che a proteggerle ci pensava madre natura. Ma i numeri smentiscono questa convinzione: da anni, in termini di mortalità cardiovascolare, le donne hanno ‘sorpassato’ gli uomini, anche in Italia. Secondo l’ISTAT nel 2020 si sono registrati 128.500 decessi per malattie cardiovascolari tra le donne, contro 98.850 tra gli uomini.
“Se è vero che il divario di mortalità cardiovascolare diventa più sfavorevole alle donne, man mano che si va avanti negli anni – ricorda il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) – c’è un’importante eccezione che riguarda le donne con pre-diabete o diabete. In presenza di queste condizioni, infatti il rischio cardiovascolare risulta molto aumentato già prima della menopausa”.
Un problema non da poco visto che riguarda di una popolazione molto ampia: In Italia si stimano in totale circa 4 milioni di persone con diabete e 12-13 milioni di persone con pre-diabete, in pratica quasi 1 persona su 4. “Il pre-diabete (o iperglicemia intermedia) – spiega il professor Sesti- è una condizione definita da un’alterata glicemia a digiuno (tra 100 e 125 mg/dl), da un’emoglobina glicata tra il 5,7 e il 6,4% e da una glicemia superiore a 155 mg/dl alla prima ora o superiore a 140 mg/dl alla seconda ora della curva da carico di glucosio. Per una donna, essere portatrice di pre-diabete, significa essere esposta ad un rischio molto maggiore di eventi cardiovascolari, già prima della menopausa”.
Come sapere se si è a rischio aumentato? “La prima cosa da fare – afferma il professor Sesti – è pesarsi e misurare la circonferenza del giro vita. Un aumento dei depositi di grasso a livello viscerale (cioè tra gli organi addominali, all’interno del fegato e del pancreas), rivelato da un giro vita abbondante (sopra 80 cm nelle donne e sopra 94 cm negli uomini) è un importante campanello d’allarme, perché un aumento di grasso a livello addominale correla con una maggiore insulino-resistenza, un difetto metabolico che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo di pre-diabete e poi di diabete”. Da tenere d’occhio anche la pressione arteriosa perché nel passaggio da pre-diabete a diabete, le donne diventano sempre più ipertese, sia per quanto riguarda la ‘massima’ (la pressione sistolica), che la ‘minima’ (la diastolica) che invece, al contrario, negli uomini tende a diminuire.
“È importante fare periodicamente gli esami del sangue – prosegue Sesti-. Una donna con pre-diabete tenderà ad avere livelli di colesterolo ‘buono’ (HDL) sempre più bassi e trigliceridi sempre più alti, man mano che si avvicina al diabete conclamato. Insomma – sottolinea il Presidente Sesti – le donne con prediabete presentano una sindrome metabolica molto più grave rispetto all’uomo e questo le rende a maggior rischio cardio…
Pronto soccorso, avamposto delle cure per gli anziani
Il tempo medio è aumentato di 6 ore dal 2019 al 2023. Sempre più anziani si rivolgono alla prima linea degli ospedali. Le carenze della medicina territoriale. Lo studio di Simeu in vista del congresso nazionale di Genova
Gli anziani dagli 80 anni in su che si sono rivolti ai Pronto Soccorso italiani sono aumentati di oltre 250mila dal 2019 al 2023 facendo salire la percentuale sul totale degli accessi dal 23 al 27 per cento. Nello stesso periodo preso in esame i tempi di attesa in barella prima di ricoverare i pazienti in reparto sono saliti da una media di 25 ore di cinque anni fa alle attuali 31.
Quelle che emergono dallo studio condotto da Simeu, la Società italiana di medicina di emergenza e urgenza, sono soltanto due istantanee della situazione attuale sul fronte dell’emergenza urgenza che raffrontate a quella dell’ultimo anno prima della pandemia Covid, confermano ulteriormente un quadro più che allarmante negli ospedali del Paese.
Non va meglio neppure sul versante della spesa, se si considera che prendendo in esame l’aspetto economico dell’attività dei Pronto Soccorso e comparando i dati sempre con quelli del 2019 si assiste a un incremento di costi del 13% per gli esami di laboratorio, del 15% per i farmaci e addirittura del 23% per la diagnostica per immagini. Resta poi sempre aperta da discussione, con opinioni e possibili rimedi differenti, sull’eccessivo ricorso a quella che è la prima linea della medicina ospedaliera. Dal report di Simeu emerge come il 3,5% dei pazienti registrati in Pronto Soccorso ha eseguito più di cinque accessi nel 2023.
Per il presidente di Simeu, Fabio De Iaco, dirigente dell’emergenza urgenza all’ospedale Maria Vittoria dell’Asl Città di Torino, “i dati evidenziano un generale incremento della complessità che il Pronto Soccorso italiano continua ad affrontare. Sono numeri che esprimono incrementi aritmetici ma che andrebbero letti come esponenziali, visto che ogni segno più corrisponde a un aumento di attività su persone che hanno necessità cliniche e assistenziali che coinvolgono più professionisti. Tutto questo in un contesto di progressivo depauperamento degli organici e di frequente inadeguatezza di spazi e strutture”. Per De Iaco che presiederà il tredicesimo congresso nazionale di Simeu, in programma a Genova dal 30 maggio al primo giugno, “è l’ennesima conferma di quanto rilevato da anni, ovvero il Pronto Soccorso è lo specchio della situazione complessiva del Servizio sanitario nazionale, ma anche, allo stato attuale, l’unica risposta possibile per molte condizioni”.
È questo il caso, tra gli altri, degli anziani che sempre in numero maggiore si rivolgono al Pronto Soccorso. “Ci sono persone con gravi difficoltà sociali, ma anche pazienti cronici che hanno necessità frequenti”, osserva il segretario nazionale della società scientifica Antonio Voza, che evidenzia “carenze esterne alla medicina di emergenza e urgenza” che in qualche modo supplisce a risposte che spesso non arrivano dalla medicina territoriale. Anche sui tempi di attesa nei Pronto Soccorso, aumentati in media di oltre 6 ore in cinque anni, richiama l’attenzione il Simeu. “Quel tempo riflette il disagio dei pazienti e l’impegno del personale sanitario”, sempre più insufficiente. “Se si moltiplicano le 31 ore di attesa media per il numero di ricoveri, in un anno emerge una cifra spaventosa pari a decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”.
La giornata della prevenzione all’Ascalesi salva la vita ad almeno 2 persone dalle 14 alle 18 open day della tiroide promosso dal Pascale di Napoli all’interno della settimana mondiale della tiroide.
Napoli, 28 maggio 2024
Sessanta visite, altrettante ecografie e la speranza di aver intercettato in tempo 2 tumori. E’ il bilancio di un’iniziativa promossa dall’Istituto dei tumori di Napoli all’interno della campagna di prevenzione avviata nel presidio ospedaliero dell’Ascalesi, due anni fa con lo screening ginecologico e quello dei nei, un anno fa quello senologico e che ieri pomeriggio ha aperto le porte alle visite gratuite alla tiroide.
In campo la struttura complessa di chirurgia e oncologia della tiroide diretta da Maria Grazia Chiofalo con tutta la sua equipe, composta da sole donne: Carmela Casolino, Anna Crocco, Raffaella D’Anna e Rossella D’Angelo. Dalle 14 alle 18 di ieri le specialiste hanno incontrato i cittadini, risposto alle domande e fornito informazioni e approfondimenti riguardanti questa ghiandola che in casi rari si trasforma in tumore, ma spesso, un suo mal funzionamento, compromette, in maniera seria, gli altri organi del nostro corpo.
Ai pazienti con sospette neoplasie è stato avviato l’iter per proseguire con gli accertamenti presso l’Istituto dei tumori di Napoli. Obiettivo dell’iniziativa: migliorare la comprensione delle più diffuse patologie con particolare impatto sociale, soprattutto in un momento storico in cui la pandemia ha portato a trascurare abitudini di salute fondamentali come le visite di controllo e prevenzione. L’open day all’Ascalesi è rientrato nella settimana mondiale della tiroide e ha avuto come tema, in linea con il tema dell’anno: <Più informazioni, meno esami inutili>.
“Anche quest’anno abbiamo voluto ribadire che lo iodio è essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e che l’uso del sale iodato aiuta il corretto funzionamento della tiroide, prevenendo l’insorgenza di noduli e le patologie disfunzionali. – dice Maria Grazia Chiofalo – Altra informazione fondamentale è che gli esami di laboratorio e le ecografie vanno riservate a pazienti selezionati e non estesi a tutti. Le indagini indiscriminate possono infatti generare, da un lato, stati d’ansia ingiustificati, dall’altro un inutile consumo di risorse”.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dal direttore sanitario dell’Irccs partenopeo, Maurizio di Mauro: “E’ importante aumentare – dice il manager – la conoscenza di certi tumori come quello della tiroide e sebbene la ricerca negli ultimi anni ci ha dato nuovi strumenti efficaci e mirati per sconfiggerlo, la prevenzione rimane l’arma più potente che abbiamo”.
Struttura complementare del Pascale da 4 anni, questa dell’Ascalesi, situata nel centro storico di Napoli e in cui ogni giorno si alternano tutti gli ambulatori a cui afferiscono ovviamente gli stessi medici della struttura del rione alto.
“Siamo felici della grande partecipazione al nostro open day – rimarca il direttore generale, Attilio Bianchi– La prevenzione deve essere la nostra ossessione organizzativa specialmente dopo il Covid che ha praticamente sospeso gli screening su cui tutta la Regione, è fortemente orientata a recuperare”.
Assemblea mondiale Sanità, Schillaci: “Nostro contributo ai negoziati sempre nel rispetto della sovranità nazionale”
Il Ministro a Ginevra per l’Assemblea mondiale della Sanità
“Abbiamo seguito attivamente i negoziati per il nuovo trattato pandemico e tutte le altre questioni discusse all’Assemblea mondiale della Sanità. E lo abbiamo fatto con uno spirito costruttivo, mirando a migliorare la prevenzione, la preparazione e la risposta globale alle minacce sanitarie nel miglior modo possibile ma sempre nei confini e nel rispetto della necessaria sovranità nazionale. Al momento, sull’accordo per il trattato pandemico, non vediamo progressi sufficienti e ci sono ancora troppi punti critici aperti. Pertanto, ci aspettiamo la ridefinizione di una chiara tabella di marcia, prevedendo un periodo di tempo adeguato per raggiungere un consenso che l’Italia ritenga ratificabile nonché con i miglioramenti necessari per garantire la salute per tutti”.
Lo ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo oggi all’Assemblea mondiale della Sanità in corso a Ginevra.
Schillaci, nel corso del suo intervento, ha ricordato l’impegno dell’Italia per il rafforzamento dell’architettura sanitaria globale, secondo l’approccio One Health, al fine di affrontare le nuove sfide per la salute, a partire dall’antimicrobico resistenza. Così come ha rimarcato il contributo significativo che può arrivare dallo sviluppo della sanità digitale e in particolare da una corretta applicazione dell’intelligenza artificiale alla salute.
Biogem guida studio internazionale su declino cognitivo e disfunzione renale cronica
La ricerca, ideata e coordinata da Michele Farisco, responsabile dell’Unità di Bioetica dell’Istituto arianese, è stata pubblicata sulla rivista specializzata ‘Clinical Kidney Journal’. Si tratta, in particolare, di un’indagine, realizzata nell’ambito della rete internazionale CONNECT, che ha coinvolto 343 professionisti da 27 Paesi europei, impegnati nella diagnosi e cura di pazienti con disfunzione renale cronica.
Il punto di partenza dello studio, al quale ha dato un contributo rilevante il direttore scientifico di Biogem, Giovambattista Capasso, è la mancanza di consenso internazionale in merito alla necessità e alla modalità di una valutazione psicologica (soprattutto cognitiva) dei candidati al trapianto di rene. ‘’Spesso – chiarisce Farisco – i singoli centri sono chiamati a decidere in merito, mentre le linee guida internazionali non sono tra loro coerenti. Per tale ragione, abbiamo ritenuto necessario indagare le opinioni e la prassi degli operatori sanitari impegnati con tali pazienti’’.
I risultati dell’indagine mostrano che la maggioranza di questi professionisti ritiene che il declino cognitivo possa compromettere l’ammissione dei pazienti al trapianto, anche se alcuni dati, riferiti a determinati pazienti, attesterebbero un miglioramento delle stesse capacità cognitive dopo il trapianto di rene.
“Il nostro lavoro – sottolinea infine il ricercatore di Biogem – fa emergere l’urgenza di definire degli standard comuni per una valutazione complessa dei candidati al trapianto, ma anche la necessità di continuare la ricerca sulla connessione causale tra disfunzione renale cronica e capacità cognitive, come quella sulla possibile reversibilità, seppur parziale, del declino cognitivo dopo il trapianto di rene”.
Fondazione Valetudo: emanato un avviso pubblico per la costituzione della lista di esperti
Fondazione Valetudo: emanato un avviso pubblico per la costituzione della lista di esperti a cui affidare incarichi per l’attuazione dei progetti curati dalla Fondazione. Il Centro studi Valetudo, ricerca e sviluppo professioni sanitarie Tsrm Psrtp, intende costituire la lista dei collaboratori, consulenti, esperti e professionisti, necessari alla gestione e all’attuazione di progetti in campo sanitario, sociale, sociosanitario e culturale in coerenza con quanto previsto dalle disposizioni comunitarie, nazionali e regionali. I candidati devono essere in possesso di specifiche competenze ed esperienze in una o più delle aree tematiche definite dal bando: segreteria, am…
Programma OMS “Scuole che Promuovono Salute”: in Italia hanno aderito solo 3 scuole su 5.
Alfabetizzazione sanitaria: nessuna formazione al personale per quasi il 40% degli istituti scolastici. Nei programmi scolastici scarsa attenzione a salute mentale e prevenzione delle malattie infettive
E’ ancora insufficiente l’adesione al programma “Scuole che promuovono Salute: lo status di attuazione in Italia del programma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” sulla partecipazione degli istituti scolastici italiani all’iniziativa che mira a rendere la scuola un luogo che sostiene attivamente la salute e il benessere degli studenti. Lo studio è stato finanziato dalla Fondazione Gimbe con la borsa di studio “Gioacchino Cartabellotta” 2023 assegnata a Simone S…
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Nutrizione artificiale, ottimi risultati in Piemonte, ecco i prossimi passiPillole sul tavolo con liquidi di colore in vetreriaNutrizione artificiale, ottimi…, Le storie dei pazienti che vivono nutrendosi artificialmente, FOFI alla Winter School di Cernobbio: “Il coraggio deve essere il driver del cambiamento”