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Tumore al seno: Italia seconda in Europa per accesso ai farmaci, ma gli screening segnano il passo

Il tumore al seno rappresenta una delle sfide più significative per la salute della donna: ogni anno vengono diagnosticati oltre 55 mila nuovi casi. Report Economist Impact presentato a Roma su iniziativa di Daiichi-Sankyo

Un report europeo ha messo in luce un dato incoraggiante: l’Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Germania, per accesso ai farmaci oncologici per le pazienti affette da tumore al seno. Tuttavia, nonostante questo progresso, il Paese deve affrontare gravi criticità in termini di screening e prevenzione. Il report “Advancing Breast Cancer Care in Europe: A Roadmap to a Women-Centric Approach”, realizzato da Economist Impact e presentato ieri a Roma con il sostegno incondizionato di Daiichi Sankyo, ha evidenziato che dal 2019 al 2022, 40 dei 48 medicinali (l’83%) approvati dall’Agenzia Europea del Farmaco sono stati resi disponibili in Italia. Di questi, il 78% ha ricevuto piena rimborsabilità, posizionando il nostro Paese davanti a gran parte dell’Europa, con l’unica eccezione di Germania e Scozia.

Questi risultati offrono uno spaccato positivo dell’efficacia del sistema sanitario italiano nel garantire accesso ai trattamenti più innovativi. La sopravvivenza a cinque anni per le pazienti affette da tumore al seno ha raggiunto l’88%, superando il 90% nei casi diagnosticati precocemente. Questi numeri sono un segnale di speranza, ma non devono farci dimenticare le aree in cui l’Italia è ancora in ritardo.

Prevenzione e screening: divario preoccupante
Nonostante l’accesso ai farmaci sia in buona posizione, il report mette in evidenza la preoccupante situazione riguardante la prevenzione. L’adesione ai programmi di screening mammografico, un elemento cruciale per la diagnosi precoce, è al di sotto della soglia minima raccomandata dall’Unione Europea, fissata tra il 70 e il 75%. Questo divario si traduce in forti disparità regionali, con alcune aree che faticano a garantire l’accesso a questi fondamentali servizi di prevenzione.

Inoltre, non tutte le Regioni italiane hanno esteso i programmi di screening alla fascia di età compresa tra i 45 e i 74 anni, come suggerito dalle raccomandazioni europee. Questa mancanza di uniformità e l’assenza di un approccio centralizzato nel garantire l’accesso agli screening rappresentano un ostacolo significativo nella lotta contro il tumore al seno.

Tempi di approvazione: dati in chiaroscuro
Un altro aspetto analizzato nel report riguarda i tempi di approvazione dei farmaci. L’Italia si posiziona meglio della media europea, con 417 giorni di attesa tra l’approvazione europea e la disponibilità nel nostro Paese, rispetto ai 559 giorni della media continentale. Tuttavia, la peculiarità del sistema italiano, che prevede il passaggio attraverso i prontuari terapeutici regionali, tende ad allungare ulteriormente i tempi di accesso alle terapie, creando disuguaglianze territoriali che possono avere un impatto devastante sulla vita delle pazienti.

Commenti

Carmine Pinto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’AUSL – IRCCS di Reggio Emilia, sottolinea l’importanza delle Reti Oncologiche Regionali nella gestione del tumore al seno, poiché favoriscono un’organizzazione efficace tra le varie strutture sanitarie. Questa rete assicura un percorso diagnostico-terapeutico continuo e omogeneo, dalla prevenzione al trattamento e follow-up. Grazie ai progressi nello screening e nelle terapie, la gestione della malattia è diventata più complessa, richiedendo un approccio innovativo e coordinato. Tuttavia, persistono come noto disparità tra le regioni italiane, rendendo necessaria l’adozione di indicatori di valutazione basati sugli esiti e sui processi. La rete consente di introdurre innovazioni, ottimizzare risorse e garantire un accesso equo ai percorsi di cura, migliorando la gestione della malattia in tutte le sue fasi.

Carmen Criscitiello, Professore Associato presso l’Università di Milano, Istituto Europeo di Oncologia IEO, rileva che l’accesso ai test diagnostici di precisione per i pazienti oncologici in Italia presenta ancora margini di miglioramento. Sebbene siano stati fatti progressi con l’inclusione del sequenziamento di nuova generazione (NGS) nel tariffario nazionale e il finanziamento per i test genomici nel tumore mammario, persistono disparità regionali nell’implementazione. Alcune regioni dispongono di percorsi efficaci, mentre altre sono in ritardo, creando un problema soprattutto per le pazienti con malattia metastatica. Inoltre, l’approvazione di farmaci innovativi non sempre è accompagnata dalla disponibilità dei test molecolari necessari, limitando l’accesso alle terapie. La professoressa Criscitiello, nella videointervista concessa a Mondosanità, qui sotto, invita a promuovere un approccio coordinato a livello nazionale per garantire un accesso equo alla medicina di precisione.

Caterina La Porta, Professore Ordinario presso l’Università di Milano, sottolinea che l’Italia ha mantenuto una posizione pressoché costante rispetto al numero di sperimentazioni cliniche, senza però registrare in questi anni la crescita osservata in altri Paesi europei. Questo è un segnale da meditare, poiché la ricerca clinica, soprattutto quella di fase I, è il motore dell’innovazione. In particolare, emergono differenze significative tra ricerca profit e non profit, con quest’ultima in maggiore sofferenza. Le difficoltà della ricerca indipendente derivano principalmente dagli alti costi, ulteriormente aggravati dall’introduzione delle nuove normative europee. Gli studi no profit spesso nascono da intuizioni innovative, ma senza adeguati finanziamenti faticano ad emergere e a tradursi in benefici concreti per pazienti e sistema sanitario. Per rilanciare il settore nel nostro Paese, è fondamentale investire con più coraggio nell’innovazione e ridurre gli ostacoli burocratici. Un altro problema è rappresentato dall’accessibilità alle sperimentazioni, soprattutto per i pazienti coinvolti negli studi indipendenti, che devono spesso sostenere le spese, come il costo dei farmaci e la perdita di giornate lavorative. L’assenza di misure di supporto può ridurre l’adesione ai trial. L’accesso alle sperimentazioni è quindi una priorità per garantire che l’Italia possa competere a livello internazionale e offrire opportunità di cura avanzate.

Giuseppe Curigliano, Professore Ordinario di Oncologia Medica e Direttore della Divisione di Sviluppo Nuovi Farmaci all’Istituto Europeo di Oncologia, sottolinea che l’Italia si distingue per il numero di trattamenti oncologici disponibili, con 40 sui 48 approvati dall’EMA tra il 2019 e il 2022, e per il tasso di rimborsabilità delle terapie, pari al 78%, secondo solo alla Germania. Inoltre, l’Italia si colloca al terzo posto tra i Paesi UE-5 per la velocità di autorizzazione all’immissione in commercio, con un’attesa media di 417 giorni, inferiore alla media europea. Tuttavia, il sistema decentralizzato e l’uso dei prontuari terapeutici regionali possono allungare i tempi di accesso alle nuove terapie, creando disuguaglianze a seconda dei casi considerati.

Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia, ricorda da parte sua che le emozioni e la sessualità rimangono un tabù per le donne affette da tumore al seno, ma integrarli nel percorso di cura può migliorare la qualità della vita. Una ricerca su circa 400 pazienti ha dimostrato che il 72% ritiene importanti questi aspetti, ma spesso non ne parla, sia per vergogna sia perché i medici si concentrano principalmente sulle cure. Il 90% delle pazienti sperimenta problemi sessuali dopo i trattamenti, ma il 66% non ne discute. La salute emotiva e sessuale è cruciale per il benessere e l’aderenza alle cure. Europa Donna si sta adoperando per uscire su questi temi attraverso il progetto “Come Prima”, che mira a informare pazienti, partner e medici su benessere sessuale e fertilità, promuovendo un dialogo aperto che favorisca la guarigione psico-fisica.

Mauro Vitali, head of Oncology di Daiichi Sankyo Italia, ha commentato, a conclusione della conferenza: “Questo rapporto ci restituisce una fotografia accurata e aggiornata dello stato dell’arte della gestione del tumore al seno in Europa e nel nostro Paese, offrendoci importanti spunti di riflessione e suggerendo possibili percorsi di miglioramento da intraprendere”. Le parole di Vitali sottolineano l’importanza di un’analisi continua e la necessità di rispondere alle sfide emergenti con politiche sanitarie più efficaci e inclusive.

Un futuro da costruire
Il report “Advancing Breast Cancer Care in Europe” rappresenta un passo importante verso una maggiore comprensione delle dinamiche che governano la lotta contro il tumore al seno in Europa e in Italia. Se da un lato possiamo celebrare i progressi compiuti nell’accesso ai farmaci oncologici, dall’altro è fondamentale non abbassare la guardia riguardo alla prevenzione e all’equità nell’accesso ai servizi di screening.

La salute delle donne in Italia, e in particolare la loro capacità di accedere a cure tempestive e adeguate, deve rimanere una priorità per le istituzioni. Attraverso un approccio olistico centrato sulla persona sarà possibile garantire a tutte le pazienti le stesse opportunità di diagnosi e cura, riducendo il divario esistente e assicurando un futuro migliore nella lotta contro il tumore al seno. Il tempo per agire è ora, e l’Italia ha l’opportunità di diventare un esempio di eccellenza non solo per l’accesso ai farmaci, ma anche per una prevenzione efficace e inclusiva.

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