Tumore del colon retto: nuovo test brevettato indipendente dal sangue occulto nelle nelle feci.
Prevenzione e diagnosi precoce del Tumore del colon retto: lo screening è uno dei
meno praticati nel novero di quelli previsti dalle campagne messe in campo nell’ambito dei programmi nazionali e regionali di prevenzione che paga pegno anche per la ritrosia dei pazienti a far analizzare le proprie feci alla ricerca di sangue occulto. Esame che precede, in caso di positività, la colonscopia. L’innovazione in questo campo è un nuovo test che può rendere più efficiente l’invio mirato alla colonscopie mirando meglio le situazioni di rischio. Parliamo di un dispositivo brevettato made in Italy capace di di rivelare una serie di biomarcatori volatili del tumore messo a punto dall’Università di Ferrara, dipartimento di Fisica (Giulia Zonta e Cesare Malagù) che promette una svolta nelle attività di screening del tunore del colon-retto. Nei programmi di screening nazionali la ricerca di sangue occulto nelle feci è consigliato In Italia nella fascia di popolazione che va dai 50 ai 69 anni, periodo in cui si concentra la massima incidenza di questo tipo di cancro che se eliminato in tempo nelle condizioni precancerose o trattato chirurgicamente anche in quelle conclamate ma in stadio iniziale consente grandi margini per la completa guarigione a patto che le cellule tumorali non abbiano superato la lamina basale e dato luogo a una malattia sistemica metastatica. Pertanto la ricerca del sangue occulto nelle feci viene effettuato in questa fascia anagrafica con una cadenza biennale.
Il nuovo dispositivo sviluppato che potrebbe presto essere adottato nelle campagne di screening delle regioni si chiama Scent A1 ed è in grado di determinare con un’alta attendibilità la presenza di tumori sin dallo stadio di adenoma (con una specificità e una sensibilità valutati rispettivamente del 82,4% e 84,1%), in pazienti risultati positivi al sangue occulto. Brevettato in Italia, Regno Unito e Germania e sperimentato clinicamente su pazienti dell’Ospedale Sant’Anna di Cona in provincia di Ferrara con un trial durato tre anni, il sistema con alcuni sensori è in grado di rilevare la presenza di specifici biomarcatori tumorali nei composti volatili presenti nelle feci e prodotti dalle cellule tumorali non correlati alla presenza di emoglobina, un elemento invece confondente quest’ultimo nell’esame di routine. Il semaforo rosso che scatta all’esame dei campioni indirizza in maniera più mirata ed affidabile verso l’esecuzione di colonscopie che divetano così inferiori all’attuale massa che non sempre si riesce a smaltire nei tempi giusti con un risvolto anche di sostenibilità in termini di liste di attesa, di appropriatezza e costi indotti evitando ad esempio di sottoporre a colonscopia coloro in cui la presenza di sangue occulto è da ricondurre ad altre cause (patologie intestinali, emorroidi, ragadi, assunzione di particolari farmaci), evitando dunque colonscopie inutili. Un esame semplice, di secondo livello dopo la ricerca di sangue occulto che promette di modificare l’attuale imbuto che pesa sull’efficienza degli screening dei tumori del colon retto senza grandi stravolgimenti nell’attuale organizzazione di questi screening.
Va ricordato che nonostante il recuopero post pandemico registrato nel 2024 la copertura nazionale dello screening colorettale lungo lo Stivale risulta mediamente sotto la soglia di sufficienza superando raramente il 50% nella fascia di età di magior rischio in cui i conbtrolli sono come anzidetto altamente consigliati per la diagnosi precoce secondo le linee guida nazionali e internazionali (ricerca del sangue occulto fecale negli ultimi due anni oppure colonscopia/rettosigmoidoscopia negli ultimi cinque anni) con la tradizionale forbice tra Nord e Sud con quest’timo relegato ad una media che raramente supera il 30% con un gradiente progressivamente molto migliore salendo dal centro al Nord. Da ricordare che la colonscopia/rettosigmoidoscopia è un esame secondario alla ricerca del sangue occulto fecale che completa la procedura diagnostica ma non costituisce un indicatore di adesione al programma di screening. Il nuovo esame brevettato consentirà, in caso di positività, di far suonare un allarme più attendibile spingendo verso l’esame finale in maniera mirata e appropriata anche con una maggiore adesione vista l’elevata correlazione tra test positivo e presenza di un tumore aumentando pertanto anche le percentuali di guarigione e di sopravvivenza.