Il tumore gastrico e della giunzione gastroesofagea (GEJ) è una delle neoplasie più aggressive che si conoscono, spesso caratterizzata da recidive anche dopo un trattamento radicale. L’anno scorso, in Italia, si sono avuti, secondo le stime, circa 14.100 nuovi casi di carcinoma gastrico, una patologia complessa che, nonostante i progressi terapeutici, presenta ancora sfide importanti nella gestione clinica. Uno degli aspetti critici riguarda la recidiva della malattia, che può verificarsi anche nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico. Studi recenti indicano che circa un paziente su quattro manifesta una recidiva entro un anno dall’operazione, e il tasso di sopravvivenza a cinque anni rimane basso, con meno della metà dei pazienti ancora in vita a quella scadenza. Per affrontare questa problematica, la ricerca ha puntato su un approccio multimodale, che combina la chirurgia con immunoterapia e chemio perioperatoria per ridurre il rischio di progressione e migliorare la prognosi.
Al meeting ASCO di Chicago, sono stati presentati i risultati dello studio di fase III MATTERHORN, che ha analizzato l’impiego di durvalumab, un farmaco immunoterapico, in combinazione con la chemioterapia standard FLOT (fluorouracile, leucovorina, oxaliplatino e docetaxel) nei pazienti con diagnosi di tumore gastrico e della giunzione resecabile. “La chirurgia rappresenta il trattamento principale ad intento curativo nei pazienti con tumore dello stomaco e della giunzione gastroesofagea in stadio non metastatico”, spiega Lorenzo Fornaro, medico specialista dell’Unità di Oncologia Medica 2, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. L’elevato tasso di recidiva ha portato gli esperti a sviluppare un approccio completo, basato sull’impiego della chemioterapia perioperatoria con il regime FLOT, considerato lo standard attuale.
Lo studio MATTERHORN ha introdotto durvalumab in questo schema, analizzandone gli effetti prima e dopo l’intervento chirurgico. I nuovi dati indicano che i pazienti trattati con questo regime hanno mostrato una riduzione del 29% del rischio di progressione, recidiva o casi a prognosi infausta rispetto alla sola chemioterapia. A un anno, il 78,2% dei pazienti trattati con durvalumab era libero da eventi, rispetto al 74,0% nel gruppo di controllo. Dopo 24 mesi, il tasso stimato di sopravvivenza libera da eventi era del 67,4% per il gruppo durvalumab, rispetto al 58,5% nel gruppo trattato solo con chemioterapia. “I nuovi dati dimostrano risultati significativi in termini di sopravvivenza libera da eventi, con un trend positivo anche nella sopravvivenza globale. È la prima volta che, grazie all’immunoterapia, vengono ottenuti questi benefici nella malattia operabile”, afferma Fornaro.
Durvalumab neoadiuvante è stato somministrato in combinazione con chemioterapia prima dell’intervento chirurgico. Successivamente, i pazienti hanno ricevuto durvalumab adiuvante in combinazione con chemioterapia dopo l’intervento chirurgico. Infine, durvalumab è stato somministrato in monoterapia come trattamento di mantenimento. Nell’analisi ad interim, i risultati hanno mostrato un beneficio significativo nel braccio trattato con il regime basato su durvalumab rispetto al solo FLOT. La riduzione del rischio di progressione di malattia, recidiva o casi a prognosi infausta è stata del 29%. Inoltre, i pazienti trattati con durvalumab hanno mostrato un miglioramento progressivo della sopravvivenza libera da eventi. Per quanto riguarda l’endpoint secondario di sopravvivenza globale, si è osservato un trend positivo a favore di durvalumab, con un rapporto di rischio di 0,78. Lo studio continuerà a monitorare la sopravvivenza globale, che sarà valutata nell’analisi finale.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dallo studio MATTERHORN è il buon profilo di tollerabilità del regime con durvalumab. Gli eventi avversi di grado 3 o superiore sono risultati simili nei due gruppi, senza compromissione della possibilità di sottoporsi alla chirurgia. Inoltre, il tasso di risposta patologica completa nel gruppo durvalumab è più che raddoppiato, raggiungendo il 19% rispetto al 7% del gruppo trattato solo con FLOT. Questi dati confermano che il regime non solo migliora la sopravvivenza, ma è anche ben tollerato, senza limitare la possibilità di effettuare l’intervento chirurgico.
L’innovazione nel tumore gastrico operabile non riguarda solo l’efficacia dei farmaci, ma anche la gestione complessiva del caso clinico. La complessità della neoplasia richiede una presa in carico multidisciplinare fin dalla diagnosi, con specialisti che lavorano insieme per ottimizzare il percorso terapeutico. “Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi di carcinoma gastrico”, spiega Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia. “È questa una neoplasia aggressiva con una prognosi relativamente infausta, dato l’elevato tasso di recidive riscontrato anche dopo la chirurgia radicale, e per la frequente presentazione in fase avanzata. Da qui l’importanza di nuove opzioni nella malattia operabile, come il regime perioperatorio a base di durvalumab”.
Secondo lo specialista, un sistema di cura efficace deve basarsi su centri specializzati con team multidisciplinari in grado di fornire un percorso terapeutico completo. Oltre alla stadiazione corretta della neoplasia, che permette di definire l’estensione del tumore e il coinvolgimento linfonodale, è fondamentale garantire un adeguato supporto nutrizionale. “La presa in carico delle persone con tumore dello stomaco richiede, a partire dalla diagnosi, un approccio multidisciplinare che può ottimizzare il programma terapeutico e quindi migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti”, continua Pinto. “In particolare, in questo setting è fondamentale il riferimento a centri specializzati sia per volumi che per la disponibilità di team multidisciplinari esperti. È indispensabile una corretta stadiazione della neoplasia, che permette di programmare la terapia peri-operatoria e la chirurgia, attraverso imaging radiologico, ecoendoscopia e, quando richiesto, una valutazione laparoscopica”.
Oltre agli aspetti legati alla diagnosi e alla terapia, il supporto nutrizionale riveste un ruolo essenziale. I pazienti con tumore gastrico spesso presentano problematiche alimentari fin dalle prime fasi della malattia. Dopo un intervento chirurgico demolitivo, l’educazione nutrizionale diventa un elemento chiave per preservare il peso corporeo e la qualità di vita. “La corretta alimentazione dopo l’intervento permette ai pazienti di mantenere una buona nutrizione quotidiana, con un impatto positivo sul recupero e sul benessere generale”, conclude Pinto.