L’ambiente ha ricadute anche sul rischio di cancro che causa circa 200mila decessi all’anno in Italia e che, negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese è la prima causa di morte per malattia in età pediatrica.
“L’Italia primeggia in Europa per decessi prematuri dovuti direttamente all’inquinamento atmosferico, con in media 77.000 decessi all’anno”, spiega il professor Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima). “Ma l’ambiente ha ricadute anche sul rischio di cancro che causa circa 200mila decessi all’anno in Italia e che negli ultimi 10 anni nel nostro Paese è la prima causa di morte per malattia in età pediatrica. Ancora: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dei 35 mila decessi totali per infarto o eventi coronarici, 9.000 sono correlati all’esposizione a inquinanti, mentre dei 50mila morti per ictus, 12 mila sono correlati a fattori ambientali”.
L’Italia è tra i Paesi più colpiti
Le conseguenze sulla salute umana delle malattie ambiente-correlate, che riguardano circa 6 milioni di italiani, sono sotto gli occhi di tutti e interessano soprattutto le aspettative di vita di ogni persona, dall’infanzia all’età adulta. Inoltre la fascia del Mediterraneo, inclusa quindi l’Italia, sarà una delle zone al mondo maggiormente colpita dagli effetti del cambiamento climatico, stando agli scenari di settore. “Stiamo già oggi assistendo agli effetti del cambiamento climatico e i nostri figli e nipoti saranno loro malgrado spettatori degli scenari infausti che oggi sono ipotizzati come molto probabili dalla comunità scientifica internazionale”, puntualizza Miani. “Da oggi ai prossimi 80 anni avremo un innalzamento medio del mare di almeno un metro, la popolazione mondiale arriverà a 11 miliardi di persone e di questi il 70% vivrà in megalopoli, trascorrendo oltre il 90% della propria vita in ambienti confinati. Ed è qui, negli ambienti indoor e nelle città che dovranno essere concentrati i massimi sforzi di resilienza al cambiamento climatico, mettendo al centro la salute delle persone, a partire dai luoghi dove vivono e dove lavorano. Si parla di urban resilience e di urban health, ossia pianificazione delle città e degli edifici, tesa ad una migliore qualità della vita delle persone, partendo dal garantire la migliore qualità dell’aria indoor e outdoor, forestazioni urbane, nuove infrastrutture e mezzi di trasporto che consentano al cittadino di vivere in un ecosistema urbano di prossimità a basso impatto ambientale”.
Invasione di insetti alieni
Il cambiamento climatico porta in Italia nuove malattie, come il virus del Nilo Occidentale (West Nile Virus). “Una patologia che era presente in altre aree geografiche e che oggi, ormai da diversi anni, è presente su tutto il nostro territorio”, puntualizza Spinello Antinori, professore di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e direttore della Clinica di malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano. “Il virus del West Nile appartiene alla famiglia Flaviviridae (a cui appartiene anche il virus dell’epatite C), con la differenza che, nel caso del West Nile, la trasmissione è vettoriale ed è portata dalle zanzare Culex. La zanzara Culex è una specie autoctona, così come lo è diventata la “zanzara tigre” (Aedes albopictus), responsabile della trasmissione di altre infezioni virali, come ad esempio la Dengue e l’infezione da virus Chikungunya. L’aumento delle temperature ha sicuramente un ruolo importante nel favorire questi vettori e il loro ciclo riproduttivo. A questo proposito, un lavoro scientifico pubblicato su Lancet Regional Health ha dimostrato la correlazione con l’innalzamento della temperatura con la possibilità di prevedere la comparsa di epidemie del virus West Nile, per esempio, in relazione ai valori della temperatura registrata durante il periodo primaverile e dell’andamento della stagione invernale. Purtroppo per queste infezioni virali non abbiamo né vaccini, né una terapia farmacologica”.
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