Una interfaccia uomo-macchina impiantata nelle ossa, nei nervi e nei muscoli residui. È la nuova protesi usata da più di tre anni da una donna svedese. È facile da controllare e i dolori per l’arto fantasma diminuiscono. Un progetto guidato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Sposta oggetti con disinvoltura, preme pulsanti, compie movimenti precisi e rapidi, quasi naturali. Per esempio afferra tra l’indice e il pollice il cursore di una chiusura lampo e lo fa scorrere tanto quanto serve per chiudere la valigia. E tutto questo Karin lo fa, e da parecchio tempo, con la mano destra, proprio quella che 20 anni fa le venne amputata in seguito a un incidente in un’azienda agricola. Al suo posto adesso c’è una protesi bionica dotata di una tecnologia innovativa che diventa un tutt’uno con il sistema scheletrico e nervoso dell’arto amputato. L’arto artificiale è uno dei risultati di punta del progetto DeTOP finanziato dalla Commisione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 che è stato coordinato da Christian Cipriani, della Scuola Sant’Anna, Pisa.