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Innovazione, sostenibilità e ruolo delle professioni sanitarie: riflessioni e prospettive alla Winter School 2024

8 febbraio 2024 – “È necessario rivedere l’organizzazione sanitaria allineandola alle evoluzioni tecnologiche, ma anche innovare le professioni, a partire da quella infermieristica, in ambito formativo, di esercizio professionale e di autonomia

Queste le parole di Barbara Mangiacavalli, Presidente Presidente FNOPI – Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche alla Winter School 2024 di Motore Sanità di Cernobbio, evento che riunisce oltre 200 relatori, conta decine di sessioni plenarie e laboratori per mettere attorno a uno stesso tavolo le istituzioni che governano la Salute, i Ministeri, le Regioni, i manager, amministratori di Sanità pubblica e privata, medici, infermieri e tecnici, operatori, Società scientifiche, Ordini professionali, Associazioni di categoria, opinon leaders, sindacati e pazienti, epromosso in media partnership con Mondosanità, La Provincia, Eurocomunicazione, Askanews, Espansione Tv e Italpress.

La principale sfida che la sanità deve affrontare oggi, secondo la presidente Mangiacavalli, è come garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale coniugando l’innovazione. “Spesso si tende a considerare l’innovazione come un costo o come qualcosa di futuribile, che attiene soltanto alle nuove tecnologie, ma se vogliamo assicurare l’universalità del Ssn e al tempo stesso rispondere nel migliore dei modi ai bisogni di cura delle persone, dobbiamo introdurre metodi e modelli che sappiano garantire scelte di innovazione sostenibile – continua Barbara Mangiacavalli -. Inoltre lo sviluppo delle competenze relazionali digitali deve diventare parte dei percorsi formativi delle professioni di cura e in questo ambito la partecipazione della persona assistita del caregiver al processo di cura è un elemento centrale”.

La sostenibilità del nostro Servizio sanitario universale è messa in crisi dalle dinamiche demografiche che vedono sempre più anziani con patologie croniche e sempre meno giovani in grado di sostenere la produttività del Paese, in uno scenario in cui le innovazioni farmacologiche e tecnologiche hanno raggiunto livelli di accelerazione senza precedenti” dichiara Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI). “Il rafforzamento della sanità di prossimità è una strada obbligata per rispondere alla sfida della cronicità, ma anche per costruire un efficace sistema di prevenzione, oggi divenuto un passaggio ineludibile. I farmacisti sono stati e continueranno ad essere un motore pulsante della trasformazione del SSN, per la loro capacità di svolgere un ruolo proattivo nella promozione della salute e nella presa in carico dei pazienti, e di saper cogliere le opportunità della digitalizzazione a beneficio dei cittadini”.

L’appello del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio è forte e chiaro: “Oggi il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatori sanitari del SSN, perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se saremo uniti potremo vincerla”. E ancora: “Il sistema sanitario italiano vive anni cruciali per la sua sopravvivenza, è malato, necessita di interventi tanto radicali, strutturali e trasversali quanto urgenti anche per scongiurare il rischio di una metamorfosi verso un sistema privatistico. Sono necessari interventi volti a far recuperare l’appeal al nostro sistema ospedaliero: valorizzazione economica (un medico italiano guadagna il 70% in meno di un collega tedesco e il 40% in meno di un inglese) e possibilità di far carriera sono i primi passi necessari a fermare la fuga dal pubblico. Inoltre è necessario ottenere la depenalizzazione dell’atto medico, percorso mai completato e un nuovo modello di lavoro più flessibile, meno intricato e legato da burocrazie e vincoli. Una ricetta semplice, ma con tanti ingredienti, ingredienti che solo attraverso una vera presa di coscienza politica ed etica dei legislatori potranno essere miscelati”.

ll nostro Ssn deve essere considerato non una spesa ma un investimento per il futuro, ridando centralità alle professioni sanitarie anche a livello decisionale” così Gianluigi Spata, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Como. “La nostra spesa pubblica, come percentuale del PIL, si colloca agli ultimi posti in Europa. È quindi necessario ottimizzare le risorse disponibili, cercando di trovare rapidamente soluzioni alle note problematiche del nostro Ssn”. Ovvero, come spiega Spata, “risolvere la carenza di medici con una seria programmazione basata sui reali bisogni della medicina del territorio e della specialistica, non certo attraverso l’abolizione del numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Portare a una maggiore attrattività della professione medica anche attraverso una revisione dei percorsi formativi. Bisogna puntare a meccanismi sinergici e non di concorrenza tra pubblico e privato a beneficio dei cittadini”.

Cambiare rotta è la parola d’ordine, secondo il Vicepresidente vicario di Fiaso Paolo Petralia: “A 45 anni esatti dalla nascita del nostro Servizio sanitario nazionale, di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione, a una contrazione delle risorse umane ed economiche disponibili e a un aumento dei bisogni di salute dei cittadini, i manager delle aziende sanitarie condividono la necessità urgente di cambiare rotta. Occorre lasciarsi alle spalle il modello fondato sulle prestazioni in favore di un altro basato sui percorsi di cura e sul valore degli esiti, nel quale erogatori pubblici e privati concorrano alla formulazione di risposte appropriate, eque e di qualità ai bisogni di salute dei cittadini, favorendo al contempo la sostenibilità del sistema e l’applicabilità del Pnrr”.

Secondo Fiorenzo Corti, Vice Segretario Nazionale FIMMG “parlare di sostenibilità del SSN reclamando un aumento di risorse, o intristirsi sottolineando l’esigua  percentuale di PIL investita in sanità, rischia di riproporre un esercizio retorico con ricadute prive di percorsi praticabili, in un evidente stato di crisi di tutti i sistemi sanitari finanziati dalla fiscalità generale, soprattutto in una realtà come la nostra che vede il sistema di  welfare profondamente squilibrato sul  versante previdenziale. Si deve fare quel che si può nel contesto in cui ci troviamo ad operare, e le cure primarie, se non ostacolate  da provvedimenti volti a una sostanziale impiegatizzazione dei professionisti, la loro parte la possono fare, partendo da un forte rapporto fiduciario con il cittadino coniugato con un livello di organizzazione dello studio medico che permetta di sviluppare appieno percorsi di prevenzione, di presa in carico di pazienti cronici e di cure domiciliari disegnate soprattutto sulle  persone fragili. In questi giorni verrà probabilmente firmato l’accordo collettivo nazionale: sarà un punto di partenza per rendere praticabile e sostenere una riforma della sanità territoriale. Ma ricordiamoci: “It takes two to tango”!”.

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