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Linfoma, individuato in laboratorio un nuovo target: “frena la crescita tumorale”

La scoperta australiana: un complesso proteico denominato Gator1 offre inedite possibilità di trattamento dei tumori linfatici legati all’oncogene Myc

Il linfoma è una neoplasia ematologica, un tumore del sangue che interessa in particolare i linfociti: questi globuli bianchi sono disseminati in diverse parti del corpo, ma si concentrano soprattutto nei linfonodi, nella milza, nel midollo osseo e nel timo. Parliamo di un tumore del sangue che comporta mutazioni nei linfociti, cellule fondamentali per combattere infezioni e agenti patogeni. Quando una di queste linee cellulari inizia a proliferare in modo incontrollato, si localizza in una delle stazioni linfonodali citate, o in altri distretti corporei, compromettendo il funzionamento del sistema immunitario. Tra le forme più aggressive si considera il linfoma di Burkitt, una variante rara e particolarmente rapida nella sua progressione, spesso associata a un’elevata espressione dell’oncogene Myc, uno dei principali motori della crescita cellulare tumorale.

In questo contesto, una nuova ricerca condotta da un team australiano ha individuato un complesso proteico denominato Gator1, capace a quanto sembra di funzionare come freno molecolare nella crescita del linfoma. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, è frutto della collaborazione tra l’Olivia Newton-John Cancer Research Institute, il Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research e il Peter MacCallum Cancer Centre. I risultati aprono la strada a nuove terapie di precisione, mirate a colpire specifici meccanismi cellulari alterati.

Gator1, spiegano gli autori, è composto da tre subunità proteiche — Nprl3, Depdc5 e Nprl2 — che regolano il metabolismo e la proliferazione cellulare. I ricercatori hanno dimostrato che la perdita di una sola di queste subunità è sufficiente per disattivare l’intero complesso, provocando una crescita incontrollata delle cellule tumorali. “Il nostro studio dimostra che Gator1 agisce come un vero e proprio soppressore tumorale,” ha scritto Margaret Potts, prima autrice della ricerca. “Quando una delle sue componenti viene meno, il freno biologico si disattiva e la crescita cellulare diventa incontrollata.”

La scoperta è stata resa possibile grazie a un innovativo screening genomico basato sulla tecnica Crispr, che ha permesso di analizzare gli effetti della rimozione di ciascun gene coinvolto. “La cosa migliore nell’eseguire uno screening Crispr ben progettato è che si trova sempre qualcosa”, ha ironizzato la ricercatrice. “Il nostro approccio ha esaminato tutti i geni, anziché solo un sottoinsieme. Abbiamo identificato in questo modo geni soppressori tumorali noti, e altri meccanismi inaspettati, come appunto Gator1”.

Lo studio è stato condotto su modelli animali che riproducevano il linfoma di Burkitt, in cui l’oncogene Myc è fortemente espresso. In questi modelli, la carenza di Gator1 ha rimosso un freno biologico che normalmente limita la malignità indotta da Myc. “Il nostro modello preclinico di linfoma è guidato da alti livelli dell’oncogene Myc, un’anomalia presente in circa il 70% di tutti i tumori umani”, sottolinea la professoressa Potts. “La carenza di Gator1 rimuove un freno critico che normalmente rallenta la progressione tumorale. Questa entusiasmante scoperta fornisce una nuova visione dello sviluppo e dell’espansione del cancro”.

Un altro aspetto rilevante dello studio riguarda l’efficacia di alcuni farmaci già disponibili, che agiscono sulle stesse vie cellulari controllate da Gator1. In passato, questi farmaci avevano mostrato risultati limitati nel trattamento del linfoma, probabilmente perché non si era in grado di identificare i pazienti che avrebbero risposto positivamente. “Il nostro articolo inizia l’esplorazione di questa opportunità di medicina di precisione”, aggiunge la ricercatrice. “Identificare i pazienti con deficit nel complesso Gator1 potrebbe consentire di selezionare terapie mirate più efficaci”.

La scoperta di un nuovo soppressore tumorale rappresenta dunque un passo significativo verso l’ oncologia personalizzata. In un’epoca in cui la ricerca scientifica punta sempre più alla personalizzazione delle cure, questo studio offre nuove chiavi di lettura della patogenesi del linfoma.

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