Dengue, Chikungunya, West Nile e TBE all’ordine del giorno alle nostre latitudini, anche d’inverno. Gli infettivologi Simit: “Non sono più eventi sporadici, servono sorveglianza e consapevolezza”
Il riscaldamento globale non sta solo modificando paesaggi e stagioni: sta ridisegnando la geografia delle malattie infettive. Le arbovirosi, un tempo associate ai viaggi tropicali o ai mesi più caldi, sono ormai una presenza stabile anche in Italia. Zanzare e zecche sopravvivono più a lungo, ampliano il loro raggio d’azione e trovano condizioni favorevoli alla circolazione di virus esotici che fino a pochi anni fa sembravano lontani. La conseguenza è un cambiamento profondo, che impone nuove strategie di prevenzione, diagnosi e precauzioni.
Il quadro emerge con chiarezza dai dati della sorveglianza coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità. Dal 1° gennaio al 9 dicembre 2025 sono stati notificati 463 casi di Chikungunya, di cui 384 autoctoni, con diversi focolai di trasmissione locale. Nello stesso periodo si registrano 204 casi di Dengue, anch’essa con episodi autoctoni accertati, 113 infezioni da Toscana virus quasi tutte contratte sul territorio nazionale, 58 casi di encefalite da zecche (TBE) prevalentemente autoctoni e alcune diagnosi di Zika virus legate ai viaggi. Numeri che raccontano una realtà in rapido mutamento, in cui la distinzione tra malattie “importate” e “locali” diventa sempre più sfumata.
Il tema è al centro del XXIV Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), in corso a Riccione. Clinici, ricercatori ed esperti di sanità pubblica stanno analizzando l’evoluzione dei vettori e dei virus in un’ottica One Health, integrando clima, ambiente e salute umana. “Il capitolo delle arbovirosi è oggi centrale anche nel nostro Paese – osserva Massimo Crapis, membro del Comitato di Presidenza del congresso Simit – Con il cambiamento climatico le stagioni fredde sono più brevi e meno intense, e questo spiega la presenza di zanzare e zecche alle nostre latitudini anche durante l’inverno. I vettori sopravvivono più a lungo e alcuni virus, come West Nile o Chikungunya, hanno ormai trovato le condizioni per circolare stabilmente. Malattie che fino a dieci anni fa erano associate quasi esclusivamente ai viaggi esotici oggi devono entrare a pieno titolo nella diagnostica differenziale anche in Italia”.
Il cambiamento non riguarda solo la diffusione geografica, ma anche la stagionalità. Se la maggior parte dei casi si concentra ancora tra giugno e settembre, le arbovirosi non possono più essere escluse nei mesi invernali. “Le zanzare, sia Culex sia zanzara tigre, riescono a sopravvivere in ambienti chiusi e più caldi, come abitazioni e altri luoghi riparati – aggiunge Crapis – Inoltre, possono trasmettere il virus alla progenie. Questo significa che, anche dopo periodi di quiescenza, con un rialzo delle temperature l’attività dei vettori può riprendere rapidamente”.
Tra le regioni più colpite figura l’Emilia-Romagna. Il West Nile virus è ormai endemico in ampie aree della Pianura Padana; il Toscana virus (così denominato perché isolato per la prima volta in quella regione negli anni settanta) vede proprio in Emilia-Romagna il maggior numero di casi autoctoni; la Chikungunya ha registrato 322 casi autoctoni sul territorio regionale, configurandosi come una malattia di fatto endemica. Anche la TBE, inizialmente circoscritta al Nord-Est, è oggi presente stabilmente in regione, con numerosi casi segnalati soprattutto nell’area di Modena.
“Questi dati indicano chiaramente che non possiamo più considerare le arbovirosi come eventi sporadici – sottolinea Crapis – Servono attenzione clinica, sorveglianza continua e una consapevolezza diffusa, sia tra gli operatori sanitari sia tra i cittadini”. Un richiamo che diventa particolarmente attuale in vista delle vacanze natalizie, periodo in cui aumentano i viaggi verso Paesi tropicali o subtropicali. “Pensare a un viaggio oggi significa pianificare anche la propria protezione sanitaria – ricorda Crapis – È fondamentale informarsi per tempo, rivolgersi al medico di medicina generale o agli ambulatori dedicati alla medicina dei viaggi, spesso gestiti da igienisti e infettivologi, per valutare vaccinazioni e profilassi che richiedono settimane per essere efficaci”.
Le raccomandazioni variano in base alla destinazione. Nei Paesi dell’Africa subsahariana, del Sud-Est asiatico e in altre aree tropicali sono spesso consigliate vaccinazioni contro tifo ed epatite A e B, oltre a profilassi antimalariche da personalizzare in base al viaggiatore e alle eventuali interazioni farmacologiche. A queste misure si aggiungono nuove opportunità preventive, come il vaccino contro la Dengue, oggi disponibile anche in Italia, che riduce il rischio delle forme più gravi, tra cui la febbre emorragica.
Resta sempre imprescindibile la prevenzione dalle punture di zanzara: repellenti adeguati, zanzariere, abbigliamento protettivo ed eliminazione dell’acqua stagnante. “Queste precauzioni non proteggono solo il singolo viaggiatore – conclude Crapis – ma hanno un valore di sanità pubblica. Chi rientra in Italia con un’infezione come la Dengue, in presenza di vettori già diffusi sul territorio, può contribuire alla circolazione del virus. Prevenire significa proteggere sé stessi e la collettività”. In un Paese che cambia clima e biodiversità, la sfida delle arbovirosi non è più un’eccezione, ma un nuovo capitolo della salute pubblica. Un capitolo che richiede conoscenza, responsabilità e una visione integrata capace di anticipare i rischi e proteggere la comunità.
L’approccio One Health e tutte le implicazioni delle arbovirosi sono al centro del XXIV Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in corso fino al 19 dicembre al Palariccione, con oltre 1.200 infettivologi provenienti da tutta Italia. Per quattro giorni corsi, simposi, tavole rotonde e presentazioni di dati originali mettono a confronto la rete infettivologica nazionale. Il Comitato di Presidenza del Congresso è composto da Massimo Crapis, Andrea Giacomelli, Cristina Mussini, Roberto Parrella, Pierluigi Viale (Angelo Pan componente del comitato organizzatore locale).





