All’appello mancano più di 120.000 professionisti sanitari nella sanità pubblica, ormai al collasso, un dato in vertiginoso aumento anche per l’abbandono della professione per la ormai poca attrattività, ma c’è di più. Sopra la testa dei professionisti sanitari pesano tante discriminazioni che non permettono loro di lavorare in condizioni ottimali al servizio della sanità e dei cittadini. Il grido di allarme di ANPSE, l’associazione di categoria di tutti i professionisti sanitari, è arrivato forte e chiaro al primo congresso nazionale dell’associazione, che si è tenuto a Roma il 26 ottobre scorso nella sede della Regione Lazio
<<In questo primo congresso di respiro nazionale – spiega la presidente di ANPSE Libera M. Santamaria – sono state studiate ed esposte con metodo scientifico e giuridico alcune delle tante e troppe discriminazioni di cui sono vittime tutte le 22 professioni sanitarie: stipendi tra i più bassi d’Europa; legge sull’equocompenso non ancora applicata in mancanza di tariffari minimi per gli autonomi; la piaga del dumping contrattuale che affligge i privati; mancanza di chiari disegni di legge sull’accreditamento diretto; mancato riconoscimento dell’indennità di esclusività per i professionisti del servizio sanitario nazionale, come già avviene per la dirigenza medica e la legge numero 56 di maggio 2023 sulla libera professione, che i nostri avvocati che l’hanno studiata attentamente, Ciaravino e Felici del Foro di Genova, ci riportano come poco chiara, non tiene conto di articoli della Costituzione, di altre leggi italiane ed europee a garanzia della salute dei cittadini e dei diritti dei professionisti sanitari>>.
Una legge, ci tiene a sottolineare la presidente, inefficace perché non strutturata e con vincoli temporali <<e per questo motivo sono tanti i dinieghi taciti e scritti senza giusto motivo da parte delle Asl a concedere la libera professione e tanti i professionisti sanitari indecisi e confusi se esercitare o meno questo diritto come evidenziato da un sondaggio sottoposto da ANPSE ai propri soci >>
E poi un appello ai politici: <<Che si investa di più sui professionisti sanitari italiani>>. Insomma, una serie di limitazioni gravano sui professionisti sanitari. <<A causa di tali discriminazioni i professionisti sanitari non sono posti nelle condizioni ottimali per mettere in campo l’esperienza e la formazione maturata nelle strutture, le ulteriori lauree e master acquisiti per proprio conto e quindi poter dare risposte efficaci ai crescenti bisogni di salute dei cittadini, soprattutto sul territorio vista la prossima apertura delle case di comunità>> ci tiene a rimarcare la presidente Santamaria.
ANPSE, che rappresenta oltre 600.000 professionisti sanitari non dirigenti, nel primo congresso nazionale chiede così che tutti i sindacati si uniscano e facciano una battaglia compatta e inderogabile sulle discriminazioni esposte; chiede ai politici di modificare la legge sulla libera professione per renderla strutturata, completa e senza vincoli temporali così come già avviene già per la dirigenza da decenni. Se lasciata così com’è è passibile di numerosissimi ricorsi da parte dei professionisti sanitari di tutta Italia.
<<Vogliamo, insomma, parità di trattamenti e diritti che ci spettano per dare ai cittadini la possibilità di curarsi come meglio credono, perché senza i professionisti sanitari non c’è salute, perché senza i professionisti sanitari con i giusti e dignitosi riconoscimenti il servizio sanitario crolla!>> conclude Libera M. Santamaria
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