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Dazi e Aziende farmaci fuori brevetto

Se non confermata esenzione farmaci, sarebbe un boccone amaro per i pazienti USA. 
Gli Usa importano il 70% dei principi attivi in volumi dal resto del mondo e per circa 700 molecole l’Europa è l’unico fornitore. Da valutare gli effetti delle esenzioni per alcune categorie di prodotti – anche farmaceutici – previste dall’Ordine esecutivo pubblicato dalla Casa Bianca
 
Roma, 3 aprile 2025 – «I dazi sui prodotti farmaceutici danneggerebbero sia l’industria statunitense che quella europea ma soprattutto danneggerebbero i pazienti: l’esenzione per questi prodotti era stata concordata dalle economie avanzate aderenti all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) proprio per garantire il massimo accesso alle cure essenziali a livello planetario. Se l’esenzione fosse confermata sarebbe una bella notizia perché confermerebbe un principio e un valore etico condiviso da decenni dai Paesi del mondo avanzato».
Stefano Collatina, presidente di Egualia (associazione italiana delle aziende produttrici di farmaci equivalenti, biosimilari e Value Added Medicines), commenta così la scelta annunciata in nottata dal Donal Trump sulle nuove politiche tariffarie, sottolineando però che «il reale impatto delle misure per i comparto farmaceutico  potrà essere valutato appieno solo nei prossimi giorni».
L’Ordine esecutivo pubblicato subito dopo l’annuncio dalla Casa Bianca conferma un dazio aggiuntivo del 10% su tutti i prodotti di importazione, declina tassi differenziati   i paesi elencati nell’Allegato I  (20% per l’Europa)  ma reca anche un Allegato II che elenca prodotti – anche farmaceutici – che “non saranno soggetti alle aliquote di dazio ad valorem ai sensi del presente ordine”, anche se si specifica che “le descrizioni dei prodotti contenute nell’Allegato sono fornite solo a scopo informativo e non intendono in alcun modo delimitare l’ambito dell’azione”.
«In particolare il settore dei farmaci generici-equivalenti e biosimilari opera in un mercato altamente competitivo, con volumi elevati e margini molto bassi – sottolinea Collatina –. Negli USA i farmaci generici rappresentano circa il 90% dei farmaci distribuiti e il valore complessivo delle vendite è diminuito di 6,4 miliardi di dollari in cinque anni, nonostante una crescita in volumi. In una situazione del genere, l’introduzione di dazi sui medicinali e sui princìpi attivi in ingresso negli Stati Uniti va ad incidere su una catena di fornitura già stressata e può tramutarsi in un boomerang. Gli Usa importano 70% dei princìpi attivi in volumi (15% da Cina, 25% da Ue e 30% da India) e per circa 700 molecole di larghissimo utilizzo per le malattie croniche l’Europa (e l’Italia e tra i principali attori europei) è l’unico fornitore, il resto proviene da India e Cina. Se non si conferma l’esenzione per i prodotti farmaceutici, gli eventuali dazi imposti anche su questi beni all’Europa finirebbero per aumentare la dipendenza degli USA dalla Cina per i medicinali essenziali. Riportare le produzioni da una regione del globo a un’altra richiede molti anni e non sempre è praticabile. Peraltro non possiamo dimenticare il ruolo della produzione farmaceutica italiana in conto terzi (CMO / CdMO): insieme al Governo italiano e alle istituzioni europee dobbiamo fare il possibile per tutelare questa specificità italiana dalla guerra commerciale che si sta scatenando. Non vorremmo che indirettamente i dazi generalizzati questo settore cruciale per la nostra industria».
«Che gli Stati Uniti vogliano rafforzare la propria manifattura farmaceutica e le proprie le catene di fornitura è comprensibile. Ed è lo sesso obiettivo che si è posta l’UE con l’avvio della riforma farmaceutica, del Critical Medicines Act e il Biotech Act, ma questo andrà a vantaggio e non a danno del diritto dei pazienti ad accedere ai medicinali di cui necessitano – conclude Collatina –. L’obiettivo dell’Europa e del Governo Italiano deve essere quello di puntare sul mantenimento e sulla crescita di competitività e capacità manifatturiera (il Critical Medicines Act è una opportunità se ben implementato) mantenendo al contempo la massima apertura al commercio e alla cooperazione internazionale».

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