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Farmaci equivalenti: c’è bisogno di un gran lavoro di comunicazione

Con la consulenza di Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e della Public Affairs Association. Professore incaricato presso la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Cattolica di Roma.

I farmaci equivalenti (chiamati anche generici) hanno lo stesso principio attivo – nelle medesime quantità – dei medicinali di marca, la stessa forma farmaceutica (compresse, pillole, polveri, etc.), ma costano circa il 20% in meno. “Ciò che cambia”, spiega Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e della Public Affairs Association, nonché Professore incaricato presso la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Cattolica di Roma, “è il nome della medicina e il prezzo, come diretta conseguenza della scadenza del brevetto del principio attivo del medicinale innovativo. Il brevetto di un farmaco, infatti, dura in genere dieci anni, allo scadere dei quali può essere prodotto anche da altre case farmaceutiche e immesso in commercio dopo essere stato autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), o dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA)”.

Il loro utilizzo in Italia è ancora basso

Nonostante gli equivalenti abbiano caratteristiche di qualità identiche ai prodotti “originator” (medicinali di riferimento non più coperti da brevetto), con identiche procedure che certificano la purezza delle materie prime e la loro qualità, identici controlli nelle procedure di produzione, ispezione e verifica, il loro utilizzo in particolare nel nostro Paese è ancora basso rispetto ai medicinali ‘griffati’. “Questo indica che molto lavoro di comunicazione deve ancora essere fatto”, commenta Cricelli, “sebbene la situazione sia molto diversa tra le regioni d’Italia. L’analisi dei consumi per area geografica, infatti, ci dice che il consumo degli equivalenti è maggiore al Nord, rispetto al Centro e al Sud Italia”.

Garantiscono la continuità terapeutica

“In questa fase storica segnata dalla contingenza della pandemia Covid-19 a partire dal 2020 e dalla guerra in Ucraina”, conclude Cricelli, “il farmaco equivalente gioca un ruolo centrale per garantire a milioni di pazienti la continuità terapeutica. Fondamentale che la sua reperibilità in filiera sia garantita. Un ruolo di primo piano nell’informazione e nella comunicazione sul tema dei farmaci equivalenti e il loro utilizzo, infine, spetta ai medici di famiglia e ai farmacisti. Operando sul territorio, sono i più vicini alle esigenze dei pazienti”.

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