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Fascicolo Sanitario Elettronico: disuguaglianze regionali e prospettive per una sanità digitale integrata


Al Forum Risk Management di Arezzo, la Fondazione GIMBE ha presentato i dati sullo stato del Fascicolo Sanitario Elettronico in Italia, evidenziando le disomogeneità regionali e le sfide per la trasformazione digitale della sanità.

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è uno degli strumenti più innovativi e promettenti nella trasformazione digitale del sistema sanitario italiano. Concepite per migliorare l’accessibilità ai servizi sanitari e ottimizzare la gestione delle informazioni sanitarie, le piattaforme FSE dovrebbero permettere ai cittadini di consultare e condividere in sicurezza la propria storia sanitaria. Tuttavia, a distanza di diversi anni dall’introduzione del FSE, persistono disuguaglianze notevoli tra le diverse regioni italiane, che compromettono l’efficacia di questa risorsa.

Strumento fondamentare per la gestione della salute dei cittadini

Nonostante l’FSE sia stato lanciato come strumento universale a livello nazionale, i dati più recenti, forniti dalla Fondazione GIMBE e aggiornati ad agosto 2024, mettono in evidenza differenze significative nella disponibilità dei documenti e dei servizi digitali tra le diverse regioni. Alcuni territori, come il Lazio, sono riusciti ad attuare un’implementazione completa del FSE, includendo tutti i documenti richiesti dal Decreto Ministeriale 7 settembre 2023. Al contrario altre regioni, come la Puglia e le Marche, presentano una percentuale di documenti disponibili inferiore al 65%.

La completezza dei documenti nel FSE è fondamentale per la gestione della salute dei cittadini, poiché consente ai professionisti sanitari di accedere rapidamente alle informazioni storiche del paziente. Ad oggi, solo 7 tipologie di documenti sono uniformemente accessibili in tutta Italia, tra cui lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e referti di laboratorio. Tuttavia, la disponibilità di altri documenti, come i certificati vaccinali e le cartelle cliniche, è molto variabile tra le diverse regioni.

Una mappa delle disparità

Un altro aspetto cruciale dell’FSE è la disponibilità dei servizi, che permettono ai cittadini di prenotare visite, pagare ticket e consultare le liste d’attesa online. In media, le regioni offrono circa 37 servizi attraverso il sistema FSE, ma anche in questo caso si osservano forti disparità: il Lazio e la Toscana superano la soglia del 60% di servizi attivi, mentre in regioni come l’Abruzzo e la Calabria l’accesso ai servizi non va oltre l’8%. Queste disparità limitano notevolmente le opportunità per i cittadini di beneficiare di una sanità digitale completa, rallentando l’intera trasformazione digitale del settore sanitario.

La diffusione del consenso alla consultazione 

Il consenso alla consultazione dei dati sanitari, che consente ai medici di accedere alla storia clinica del paziente tramite l’FSE, è essenziale per garantire la piena funzionalità del sistema. Tuttavia, solo il 41% dei cittadini ha acconsentito alla consultazione dei propri documenti sanitari, con grandi differenze tra le regioni. Ad esempio, in Emilia-Romagna la percentuale di consenso raggiunge l’89%, mentre in alcune regioni del Mezzogiorno come Calabria e Molise, scende sotto l’1%. Questa disparità evidenzia la necessità di intervenire per promuovere una maggiore fiducia dei cittadini nel sistema e garantire loro che la sicurezza dei dati personali è una priorità.

L’uso del FSE da parte dei professionisti sanitari 

Anche l’uso del FSE da parte dei professionisti sanitari, in particolare dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, è quasi universale: il 94% degli specialisti ha effettuato almeno un accesso al fascicolo sanitario elettronico. Tuttavia, il tasso di utilizzo da parte dei medici specialisti è significativamente inferiore, attestandosi al 76% a livello nazionale. Le percentuali variano drasticamente tra le regioni: mentre Lombardia e Piemonte raggiungono il 100%, in Liguria, Calabria e Sicilia il tasso di utilizzo è al di sotto del 50%.

La ricetta bianca dematerializzata 

Il futuro del Fascicolo Sanitario Elettronico sembra essere indirizzato verso una maggiore integrazione e accessibilità. A partire dal 2025, una novità significativa sarà l’introduzione della ricetta bianca dematerializzata, che renderà disponibile anche le prescrizioni non a carico del SSN in formato elettronico. Questo passo rappresenta una mossa importante verso una sanità completamente digitale, dove l’FSE non solo facilita l’accesso alle informazioni, ma diventa il centro nevralgico per la gestione delle prescrizioni mediche e dei trattamenti.

Le sfide per la sanità digitale 

Una delle principali sfide che il sistema sanitario italiano deve affrontare per garantire l’efficacia dell’FSE è l’alfabetizzazione digitale. Nonostante l’introduzione di tecnologie avanzate, in molte regioni, specialmente nel Sud, i cittadini non sono adeguatamente preparati a utilizzare strumenti digitali per la gestione della propria salute. Gli investimenti in formazione digitale sono essenziali per superare questo gap e per stimolare una partecipazione più attiva e consapevole dei cittadini al sistema sanitario digitale.

Inoltre, la gestione della sicurezza dei dati rimane una preoccupazione primaria. Per ottenere il consenso della popolazione e incentivare l’uso dell’FSE, sarà fondamentale implementare misure di protezione dei dati ancora più rigide e comunicare chiaramente ai cittadini come la loro privacy venga tutelata.

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