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Gioco d’azzardo patologico: serve un approccio integrato. Scuola, sanità e territorio insieme per prevenzione e cura

Dal confronto tra esperti all’Ospedale Niguarda, nuove proposte per superare stigma, barriere di accesso e comorbidità psichiatriche.

La sfida contro il gioco d’azzardo patologico passa dalla prevenzione, dall’accessibilità e dalla collaborazione tra servizi, con un ruolo centrale per realtà come Spazio Gio, lo sportello nato nel 2019 come ponte tra ospedale e territorio. Lo Spazio Gio offre un percorso personalizzato per identificare le problematiche legate al gioco d’azzardo, favorire la consapevolezza sulla dipendenza e motivare al cambiamento, indirizzando la persona verso i servizi territoriali più adatti.

L’approccio degli operatori, racchiuso nella frase “non ti aspetto ma ti cerco”, sottolinea la proattività nel cercare un contatto con il paziente o con i familiari, mantenendo un atteggiamento accogliente e non giudicante. È quanto emerso dalla tavola rotonda “Programmi di prevenzione e nuove prospettive di cura per le dipendenze comportamentali e per il gioco d’azzardo patologico”, svoltasi oggi all’Ospedale Niguarda di Milano nell’ambito dell’evento promosso dallo stesso ospedale e organizzato da Motore Sanità.

Le nuove sfide del trattamento

Il tema delle comorbidità psichiatriche è stato al centro dell’intervento di Gianmatteo Catania, Direttore S.C. Dipendenze Ser.D.: “Oltre il 70% dei pazienti con gioco d’azzardo patologico presenta un disturbo psichiatrico associato. Per una gestione efficace serve un modello realmente integrato tra SERD e Centri di Salute Mentale, in grado di garantire continuità assistenziale”. Mauro Percudani, Direttore del Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze di Niguarda, ha introdotto il concetto di Gambling Dual Disorder: “Molti pazienti con gioco d’azzardo patologico presentano disturbi psichiatrici gravi. L’esperienza dello Sportello Spazio Gio mostra come l’intervento precoce e il lavoro di rete siano essenziali nel trattamento delle addictions e delle comorbidità”. Paola Sacchi, Vicepresidente e Direttore Scientifico SMI CAD, ha sottolineato la necessità di collaborazione pubblico-privato: “Il modello di integrazione tra Niguarda e SMI CAD dimostra come lavorare insieme significhi offrire percorsi più accessibili ed efficaci”.

Educazione e reti territoriali

Un fronte cruciale resta quello della prevenzione, come ha ricordato Corrado Celata, Direttore UO Promozione della Salute – ATS Milano: “La scuola è un presidio strategico non solo per educare i ragazzi ai rischi del gioco, ma anche per costruire reti territoriali tra istituzioni, famiglie e servizi. In Lombardia oltre 500 scuole già sviluppano buone pratiche, coinvolgendo ogni anno 100.000 studenti e 8.000 docenti”. Sul ruolo dei servizi pubblici si è espresso Claudio Nicolai, Direttore SC SERD Territoriale ASST Santi Paolo e Carlo: “Il superamento dello stigma resta un obiettivo chiave. Ogni dipendenza va affrontata con pari dignità, senza differenze di trattamento tra pazienti”.

Servizi vicini alle persone

Gianmaria Zita, Direttore S.C. Dipendenze ASST Fatebenefratelli Sacco, ha posto l’accento sulle innovazioni organizzative: “Serve un’accoglienza non stigmatizzante, con percorsi rapidi e strumenti digitali. Oggi più che mai è necessario costruire servizi vicini alle persone, capaci di rispondere in maniera personalizzata”. Infine Francesco Scopelliti, Direttore del DIPEAD, ha evidenziato il legame tra gioco d’azzardo patologico e commissione di reati: “Il nostro punto di osservazione è circoscritto al contesto carcerario, dove interveniamo con interventi dedicati. Fin dall’inizio della nostra attività abbiamo rilevato un’alta presenza di persone detenute con problematiche di gioco d’azzardo. All’interno del carcere il fenomeno si intreccia spesso con dinamiche clandestine e, in maniera ancora più preoccupante, con situazioni di usura. Molti detenuti non sono solo autori di reati, ma diventano a loro volta vittime di meccanismi di indebitamento e violenza legati alla dipendenza. Questo evidenzia come il legame tra gioco d’azzardo patologico e reato sia diretto e in larga parte assimilabile a quello che osserviamo nelle dipendenze da sostanze”.

Una sfida sociale, non privata

Dal confronto è emerso un messaggio chiaro: il gioco d’azzardo patologico non è una fragilità individuale, ma una questione sociale e sanitaria che riguarda l’intera comunità. Prevenire e curare significa mettere in rete scuole, famiglie, sanità pubblica e privata, con l’obiettivo comune di offrire a chi chiede aiuto nuove prospettive e possibilità di cambiamento. In questa direzione si inserisce anche l’impegno della Regione Lombardia. Il Direttore Generale Welfare, Mario Melazzini, ha dichiarato: “Stiamo portando avanti una ricognizione dei bisogni legati al gioco dazzardo patologico. È indispensabile un approccio multidisciplinare, in grado di integrare competenze diverse e rafforzare il lavoro di rete, per offrire risposte concrete e vicine alle persone”.

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