Il 70% di tutte le decisioni cliniche vengono prese dagli esami di laboratorio. A ben vedere, quindi, la medicina di laboratorio è l’attività sanitaria di gran lunga più utilizzata dai cittadini.
Tutti hanno percepito l’aspetto dell’esame di laboratorio con il Covid test, che è stato visto come dirimente sia nella socialità delle persone sia nella prevenzione della diffusione della malattia, tanto più con le vaccinazioni. “Dal punto di vista della medicina di laboratorio, in realtà, si è fatto per il Covid esattamente quello che si fa per tutte le infezioni virali, batteriche e fungine e per tutte le malattie”, spiega il dottor Tommaso Trenti, Dipartimento di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria e Azienda USL di Modena. “È vero però che la messa a fuoco dell’informazione è stata più ‘potente’ durante la pandemia, probabilmente per l’eccezionalità dell’evento”.
Che cos’è la medicina di laboratorio
La medicina di laboratorio è l’insieme di tutti gli esami di laboratorio che hanno finalità diagnostiche, ovvero che servono a: valutare lo stato di salute del paziente, capire se potrà sviluppare una malattia e, in caso di malattia, elaborarne la diagnosi, capire come evolve e se funzionano bene tutte le cure che sono state messe in campo, al fine della guarigione. Non è solo il singolo esame che contraddistingue quindi la medicina di laboratorio, ma il mettere insieme tutte le informazioni che il laboratorio produce per comprendere aspetti preventivi, diagnostici e di follow up (controlli periodici) di cura per il paziente. “L’evoluzione della medicina di laboratorio, attualmente, è in una fase di esplosione di informazioni diagnostiche”, continua Trenti. “Da esami piuttosto generici, ma importanti per il paziente, si è arrivati adesso a quella che viene chiamata ‘medicina personalizzata’, attraverso la quale si può comprendere la configurazione genomica dell’individuo (come è fatto il DNA di quel singolo paziente e come si sta esprimendo la sua malattia). Questa è sfida della medicina attuale: capire quali probabilità ha un individuo di sviluppare ad esempio un tumore, sottoponendolo così ad una attenta e continua valutazione per evitare che il tumore possa emergere senza che lo si possa cogliere nelle primissime fasi. In generale, comunque, la medicina di laboratorio assolve a una funzione preventiva per tutte le patologie sul singolo individuo”.
È l’attività sanitaria più utilizzata dai cittadini
Il 70% di tutte le decisioni cliniche vengono prese dagli esami di laboratorio. L’esame della glicemia per un diabetico, ad esempio, è importantissimo ai fini del controllo della malattia. Altri esami ancora ci dicono se il paziente ha l’epatite, se ha una malattia infiammatoria autoimmune o di qualsiasi tipo. A ben vedere, quindi, la medicina di laboratorio è l’attività sanitaria di gran lunga più utilizzata dai cittadini. Se prima le informazioni erano poche, adesso sono enormemente aumentate come numero di accessi per pazienti, ma anche come numero di esami eseguibili. Questa complessità di informazioni, quindi, rende necessaria una elaborazione tramite l’intelligenza artificiale per costruire ipotesi diagnostiche, avendo la possibilità di unificare tutte le informazioni possibili.
Utile per arrivare alla diagnosi
“Il medico di laboratorio è un ‘back office’”, precisa Trenti. “Lavora cioè dietro le quinte. Solitamente, il paziente riceve una richiesta di esami dal proprio medico di famiglia, che esegue. Questo è il primo compito del medico di laboratorio: fare gli esami richiesti. Ma non è l’unico. Anche mettere insieme tutte le informazioni e cercare di comprendere al meglio cosa fare o cosa consigliare come ulteriori esami, eventualmente eseguirli e dare non solo i risultati di tutti gli esami richiesti, ma anche dare informazioni utili per arrivare alla migliore diagnosi”.
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