La parola d’ordine, quando si parla di sanità di prossimità, è ripensare a come sviluppare la nostra sanità soprattutto nelle aree più disagiate. Ecco perché occorre pensare ad implementare dei modelli organizzativi innovativi che consentano di utilizzare al meglio la nuova figura dell’infermiere di famiglia e di comunità e di utilizzare al meglio le nuove tecnologie che vengono offerte dalla telemedicina
Eva Colombo, direttore generale dell’Asl Vercelli, proprio in occasione dell’evento organizzato da Motore Sanità, dal titolo “Sanità di prossimità nelle aree interne. Situazione e prospettive. Focus on“, ospitato presso il Grattacielo della Regione Piemonte, ha sottolineato che la capacità di fare rete ha un ruolo determinante nella gestione dell’assistenza sanitaria nelle aree interne.
«Il dialogo tra aziende sanitarie, amministrazioni comunali e le loro strutture sociali, associazioni di volontariato, Fondazioni è indispensabile per potenziare le reti sociali che devono crescere di pari passo con il potenziamento dei servizi sanitari decentrati per dare risposte efficaci nella gestione dei differenti bisogni espressi dai cittadini – ha spiegato il direttore generale dell’Asl di Vercelli -. Inoltre, in uno scenario in cui medici e infermieri sono sempre più difficili da reperire e sono soggetti ad un elevato turnover, in prospettiva, occorre valorizzare il più possibile come queste professioni possano rappresentare una opportunità di realizzazione lavorativa e umana per i ragazzi che abitano nei territori più decentrati”. “Il potenziamento del sistema di assistenza esterno dall’ospedale – ha concluso Eva Colombo – passa da molteplici fattori su cui le aziende sanitarie stanno progressivamente investendo con le risorse disponibili (case della salute, infermieri di famiglia, potenziamento della telemedicina), ma non può prescindere da un miglioramento dei trasporti e delle infrastrutture di comunicazione che nelle nostre aree montane rappresentano ancora un limite ad accedere ai servizi».
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