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Vaccinazione, in Piemonte percorsi virtuosi ma ancora a macchia di leopardo

Il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale, pubblicato ad agosto in Gazzetta Ufficiale, sottolinea il valore etico e sociale delle vaccinazioni; chiede che vengano garantiti la salute pubblica e le coperture stabilite; chiede un governo sulle vaccinazioni per assicurare omogeneità di offerta; che venga monitorato lo stato dell’arte dell’attività vaccinale e che si faccia sistema con tutti gli attori del territorio che hanno in carico il paziente fragile

Nel corso dell’evento organizzato da Motore Sanità, dal titolo “Percorso vaccinale per i malati cronici. Piano nazionale di prevenzione e sue applicazioni regionali nell’ambito della vaccinazione dell’adulto. Piemonte” sono state presentate le esperienze di alcune delle Asl del territorio. 

La Regione Piemonte garantisce un’ampia offerta vaccinale per l’adulto ma attualmente per il vaccino anti-herpes zoster la copertura vaccinale è ferma al 4% – contro un obiettivo nazionale stabilito del 50% – e quella per il vaccino anti-pneumococco è ferma al 18% contro un obiettivo nazionale stabilito del 75%. 

ASL Città di Torino da settembre 2022 ha attuato una modalità di erogazione innovativa: presso l’Hub vaccinale dell’ospedale San Giovanni Bosco, per la popolazione target (65-70aa) e fragile, è stato attivato l’accesso diretto per la vaccinazione per Herpes zoster e Pneumococco e contestualmente lo ha proposto anche ai cittadini convocati per la vaccinazione Covid. Nel corso della primavera 2023 e fino ad oggi si è anche provveduto a convocare gli aventi diritto per età o patologia attraverso lo storico modello della convocazione attraverso lettera, a cui è stato però affiancato un remind sms nei giorni precedenti la convocazione: il tasso di adesione si è attestato sul 18-20% ed è in fase di miglioramento da quando l’offerta è stata trasferita anche sull’Hub di Lingotto, favorendo la vicinanza al domicilio del cittadino. 

Nell’ASL CN2 si è sperimentato un modello di organizzazione delle vaccinazioni rivolte ai pazienti cronici che raggiunge sia i soggetti in RSA/RAF, sia i pazienti cronici e fragili residenti al proprio domicilio. Per quanto riguarda i pazienti ospiti di strutture (RSA e RAF), le possibilità sono tre: il vaccinatore è il direttore sanitario della struttura che impiega così le proprie risorse di personale; il vaccinatore è il medico di medicina generale che accede alla struttura per vaccinare i propri pazienti; il vaccinatore è il medico del distretto sanitario dell’ASL che va a “coprire” le vaccinazioni mancanti prendendo accordi sia con i direttori delle RSA/RAF che con i medici di famiglia che hanno assistiti nelle strutture, ma che per ragioni di tempi e logistica non hanno modo di vaccinare. Questo modello ha permesso di raggiungere, nelle strutture RSA e RAF, coperture vaccinali pari al 99% per Covid, 72% per Herpes zoster, 96% per influenza e 76% per Pneumococco.

L’Asl di Vercelli, con il Servizi igiene sanità pubblica (SISP), ha cercato di superare le diverse criticità legate alle disomogeneità territoriali, alla difficoltà di tradurre nella pratica le indicazioni teoriche, i dovuti rapporti con i medici di medicina generale, con una diversificazione di azioni: creando sinergie fra le diverse figure professionali, coinvolgendo tramite le riunioni di équipe i medici di medicina generale, proponendo l’offerta vaccinale contestuale al trattamento delle patologie croniche (diabete, insufficienza renale cronica, malattie reumatiche…).

Una problematica emergente è dettata dalla impossibilità di avere banche dati comuni con cui attuare convocazioni per patologia in maniera da ottenere il miglior beneficio possibile – spiega Carlo Picco, Commissario di Azienda Zero e Direttore Generale dell’ASL Città di Torino -.  In ogni caso i risultati ottenuti da ASL Città di Torino sino al 30 giugno 2023 è di 40.281 dosi di anti Herpes zoster e 38.531 anti Pneumococco. Il dato ancora più significativo è che sono stati conclusi 14.720 cicli anti Herpes e 13.910 anti Pneumococco, questo significa che è stata posta una grande attenzione nella gestione delle convocazioni per le dosi successive al fine di non rendere vano il lavoro svolto. Sicuramente per raggiungere i target del nuovo piano vaccini serve un ripensamento sia della rete di comunicazione sia di quella dell’offerta arrivando a scelte di prossimità. Le parole per il cambiamento sono: informazione, innovazione, accessibilità, diversificazione dell’offerta”. 

Il nostro modello – spiega Annamaria Gianti, Dirigente Asl del Distretto di Bra ASL CN2 – ha permesso di raggiungere, nelle strutture RSA e RAF coperture vaccinali pari al 99% per Covid, 72% per Herpes zoster, 96% per influenza e 76% per Pneumococco. I medici di medicina generale forniscono ai distretti l’elenco dei propri assistiti fragili da vaccinare a domicilio e i medici dei distretti organizzano la vaccinazione al domicilio del paziente. I pazienti diabetici vengono riferiti ai servizi di igiene e sanità pubblica (SISP) o agli ambulatori della cronicità dell’ASL attivati nell’ultimo anno; nel caso di paziente diabetico e fragile si ricade nella vaccinazione domiciliare“.

L’Asl di Vercelli con il SISP – spiega Fulvia Milano, Direttore sanitario dell’Asl di Vercelli – ha cercato di superare le diverse criticità legate alle disomogeneità territoriali, alla difficoltà di tradurre nella pratica le indicazioni teoriche, i dovuti rapporti con i medici di medicina generale creando sinergie fra le diverse figure professionali, coinvolgendo tramite le riunioni di équipe i medici di medicina generale, proponendo l’offerta vaccinale contestuale al trattamento delle patologie croniche (diabete, insufficienza renale cronica, malattie reumatiche…). A queste azioni si sono affiancate quelle relative all’implementazione dei sistemi gestionali della Asl e promuovendo una più stretta collaborazione fra ospedale e territorio con il progetto “Ospedale che vaccina”.

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