La nostra salute sotto i riflettori in occasione del World Economic Forum di Davos, un evento annuale che riunisce statisti, leader politici, rappresentanti del mondo economico e della società civile. Una sessione dedicata alle politiche sanitarie ha visto tra i protagonisti il ministro Orazio Schillaci. Il suo intervento ha scosso le coscienze, richiamando l’attenzione su un tema di crescente rilevanza: la resistenza antimicrobica (AMR), una minaccia silenziosa che sta mettendo a rischio i progressi della medicina moderna.
“In qualità di medico e di politico, ho assistito in prima persona agli effetti devastanti della resistenza antimicrobica”, ha affermato Schillaci, sottolineando l’urgenza di una risposta internazionale coordinata. La sua chiamata all’azione si è concentrata sulla necessità di sviluppare meccanismi di finanziamento sostenibili che possano connettere gli investimenti nella ricerca con un accesso equo ai nuovi trattamenti. Questi meccanismi dovrebbero integrare incentivi “push” e “pull”, cioè sia supporti finanziari diretti per la ricerca sia premi per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Le autorità sanitarie in Italia hanno già fatto significativi investimenti nel settore della salute, destinando 3 miliardi di euro per l’implementazione delle cartelle cliniche elettroniche e 21 milioni di euro alla partnership Carb-X (Combating Antibiotic Resistant Bacteria Biopharmaceutical Accelerator) creato per sostenere lo sviluppo di nuovi antibiotici. Tuttavia, Schillaci ha avvertito che le singole iniziative nazionali sono insufficienti. “Il nostro obiettivo di salvare 100 milioni di vite umane entro il 2050 è ambizioso, ma realizzabile solo se agiamo ora con impegni finanziari concreti e modelli di partenariato innovativi”, ha dichiarato.
Le cifre parlano chiaro e non lasciano spazio a dubbi o fraintendimenti: nel 2021, la resistenza antimicrobica ha causato 1,14 milioni di morti dirette e 4,71 milioni di morti associate. Senza un intervento deciso, si stima che entro il 2050 potremmo affrontare 10 milioni di morti all’anno a causa di infezioni resistenti ai trattamenti, con un impatto economico devastante che potrebbe arrivare a costare 100 trilioni di dollari globalmente.
Questi dati non sono solo numeri astratti, sono una realtà che si vive quotidianamente in ospedale, e che richiede un’azione immediata e coordinata. Gli strumenti e le conoscenze esistano, siamo consapevoli della piaga della resistenza agli antibiotici, quello che manca è la volontà collettiva di mobilitare risorse e pratiche su larga scala. “Abbiamo bisogno di un approccio globale che unisca governi, settore privato e organizzazioni non governative per affrontare questa emergenza”, ha affermato il ministro.
La resistenza antimicrobica non è solo una questione di salute pubblica, ma anche un problema di giustizia sociale. Le popolazioni vulnerabili, spesso nei paesi a basso e medio reddito, sono le più colpite, poiché mancano di accesso a cure adeguate e a nuovi trattamenti. Schillaci ha invitato tutti gli attori coinvolti a unirsi a questa causa, sottolineando che solo unendo le forze si possono creare le condizioni per un futuro in cui le infezioni comuni non tornino a essere letali.
In un momento in cui il mondo sta ancora affrontando le conseguenze della pandemia di COVID-19, il messaggio del ministro è netto: la salute globale è interconnessa in ottica One Health, e le sfide che affrontiamo richiedono una risposta corale. La resistenza agli antibiotici è una delle più gravi minacce per la salute globale e va affrontata con urgenza, perché se trascurata potrebbe compromettere decenni di progressi in medicina.