Una forte rete di professionisti, presa in carico del paziente da parte di centri con grandi competenze e cure e assistenza vicino a casa. Sono queste le sfide per il Veneto nell’ambito della patologia oculare tiroidea (Thyroid eye disease -TED). I pazienti hanno bisogno di tutto questo per affrontare una patologia complessa e autoimmune come questa che, sulla base del tasso di prevalenza riportato in letteratura di 8,97 ogni 10,000 abitanti (fonte Perros et al 2017), coinvolge circa 4.300 veneti.
Di questa malattia si è parlato ieri nel corso del convegno organizzato da Motore Sanità con l’obiettivo di fare il punto su ricerca, innovazione scientifica, organizzazione dei centri di cura territoriali, diagnosi precoce e presa in carico del paziente a livello regionale. Manuela Lanzarin, Assessore alla Salute della Regione Veneto e Michele Tessarin, Direttore Sanitario AOU Padova, hanno portato il loro messaggio.
L’assessore Manuela Lanzarin ha ricordato che in Veneto sono presenti due centri di eccellenza per la gestione della TED, quello di Padova e di Vicenza, che hanno un percorso e un vissuto molto profondo e molto organizzato, dove gli specialisti si sono formati e continuano a formarsi, continuando a dare delle risposte ai pazienti. “Anche se partiamo avvantaggiati rispetto ad altre regioni, dobbiamo cercare di creare e di fortificare sempre di più la rete nella complessiva rete, con i presidi di riferimento e di vario livello”. “Questa malattia – ha sottolineato ancora Lanzarin – ha un forte impatto sulle persone, per questo credo che sia importante lavorare in rete, lavorare all’interno delle reti cliniche previste e sulla loro organizzazione, nei modelli Hub&Spoke, nel contesto delle prese in carico anche di prossimità, per cercare di dare una risposta puntuale, una risposta di prossimità, una risposta a tutte le persone che sono affette da questa malattia. Ancora una volta credo che l’organizzazione faccia la differenza: l’organizzazione, la pianificazione, la programmazione sanitaria, l’organizzazione nei singoli territori, accanto alla formazione, quindi anche l’investimento continuo in formazione diventa fondamentale”.
Come ha spiegato Michele Tessarin, questa patologia rappresentaun paradigma importante della sanità moderna e delle sfide che ci aspettano per il futuro. “La prima sfida è quella della multiprofessionalità, che comincia ad essere molto praticata all’interno delle singole aziende e i gruppi di lavoro multiprofessionali hanno già trovato grandi sviluppi in molti contesti, prova ne sia che oggi, per esempio, ci sono alcuni professionisti anche dell’azienda che sono abituati a lavorare insieme da questo punto di vista e anche in questo contesto clinico. Credo che a livello almeno regionale, forse anche sovra-regionale, vadano individuati i modelli con i quali si può far fronte a questo tipo di patologie, questa e anche altre simili, sia per il crearsi delle competenze, sia per lo sviluppo di nuovi farmaci”. Un’altra sfida importante riguarda i nuovi farmaci “che – ha proseguito Tessarin – consentono grandi vantaggi e grandi benefici per i pazienti, stimolando allo stesso tempo, a un modello che le regioni si devono dare per rispondere in modo adeguato e appropriato”. E poi c’è la sfida di garantire ai pazienti un percorso vicino al proprio domicilio, “per questo bisogna creare delle reti veramente forti e particolarmente strutturate. L’azienda ospedaliera universitaria di Padova ovviamente si offre come punto di riferimento perché ha le professionalità al suo interno e perché ha anche un dovere all’interno della regione Veneto, che è quello di essere pronta ad affrontare queste sfide”.