Medicina territoriale in Piemonte è il nome del progetto della sanità del futuro e nello specifico “assistenza territoriale” perché l’obiettivo è avvicinarsi sempre di più ai cittadini, ai loro bisogni di salute, in prossimità del loro domicilio.
Secondo Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, che fa da braccio operativo del Ministero della salute e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la squadra dovrà essere composta da più professionisti, dal medico fino all’assistente sociale, competenze culturali diverse insomma, per ottenere il massimo dei risultati.
L’assistenza territoriale della medicina territoriale in Piemonte si farà all’interno di 93 case della comunità, 43 centrali operative territoriali e 27 ospedali di comunità.
Gli investimenti a disposizione per la costituzione della nuova medicina territoriale in Piemonte sono consistenti: 2 milioni e mezzo per ogni ospedale di comunità – con un modulo tipo di 20 posti letto – 1 milione e mezzo per le Case di comunità e 150mila euro per le Centrali operative territoriali.
Entro settembre, perché possa costituirsi il nuovo volto della medicina territoriale in Piemonte, dovranno essere individuati i luoghi, a livello di Asl, delle strutture previste, ed entro dicembre localizzarle fisicamente. Questo è il cuore pulsante della nuova organizzazione della sanità della regione Piemonte e della sua medicina territoriale.
Questo dimostra la volontà di cambiare, rispetto a come era prima della pandemia, tenendo conto che dovremo poi anche pensare a come formare tutti i professionisti che andranno a popolare queste strutture. Si lavora dunque per una sanità proiettata nel futuro, che deve tenere conto di quello che ci ha insegnato il Covid-19, per non farci più trovare impreparati di fronte a nuove potenziali sfide future.
Mario Minola, Direttore degli Assessorati alla Sanità e alle Politiche Sociali del Piemonte
Anche dopo la drammatica esperienza Covid-19, la medicina generale ribadisce il concetto che è in grado di assicurare, con il lavoro singolo e di squadra, sia la medicina di attesa che la medicina di iniziativa, è in grado di assicurare la diffusione della prevenzione e l’erogazione delle cure di patologie croniche a un costo accettabile.
La cosa importante è avvalersi però di figure professionali (collaboratore di studio e infermiere adeguatamente formati), della telemedicina, e laddove è possibile, della diagnostica di primo livello.
Ne sono fermamente convinti i medici di famiglia che chiedono una riorganizzazione delle cure da tempo.
Ora il tempo di una nuova medicina territoriale in Piemonte è arrivato.
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