La disruptive innovation nella gestione della salute include tutti gli ambiti della medicina e la disruptive technology ne rappresenta il cuore
La tecnologia in ambito diagnostico e predittivo sta evolvendo tumultuosamente, tanto che viene definita disruptive innovation, dando corpo alla medicina personalizzata ed alle prospettive di maggior precisione terapeutica, ma spesso i risultati della ricerca sono pienamente compresi ed attuati solo anni dopo la loro entrata nel mercato, impedendone una fast application utile a curare meglio i pazienti se non addirittura ad ottenere guarigioni sino ad ora impossibili.
Alla Midsummer School organizzata da Motore Sanità a Tivoli per comprendere, e far comprendere a tutti gli stakeholder della sanità italiana l’impatto che la disruptive innovation ha e che potrebbe avere nel futuro invitando a far abbattere tutte le barriere burocratiche che ne rallentano l’accesso.
Rossana Boldi, Vice Presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati cha evidenziato che ci troviamo indubbiamente in un momento non facile per la nostra sanità che deve ristrutturarsi in molti ambiti: strutture, risorse umane e tecnologie. Questa ristrutturazione va fatta pensando al futuro anche in termini di sostenibilità e di disruptive innovation.
È indubbio che la medicina ha già vissuto diverse innovazioni dirompenti, la disruptive innovation degli antibiotici o dell’anestesia. Per non parlare dei nuovi farmaci che hanno prodotto una cura per malattie per molto tempo considerate incurabili.
L’impatto della disruptive innovation è quindi enorme sulla vita delle persone. Questa innovazione però deve essere accompagnata da nuovi modelli organizzativi in grado di sfruttarne al meglio le possibilità. Infine, la prevenzione insieme alla innovazione potranno essere il volano per rendere il nostro sistema sanitario sostenibile nel tempo.
Rodolfo Lena, Presidente VII Commissione Politiche Sociali e Salute Regione Lazio ha sottolineato che la vera sfida è la capacità di utilizzare al meglio le nuove tecnologie, i risultati della Disruptive Innovation.
Il tema vero è se siamo in grado di organizzare un sistema sanitario in grado di utilizzare questa innovazione dirompente. Serve un modello organizzativo in grado di utilizzare al 100% le possibilità offerte dall’innovazione, dalla Disruptive Innovation.
Questa organizzazione però non può prescindere da una piramide organizzativa che parta dai decisori, ma deve arrivare ad essere declinata anche sul territorio. Bisogna anche interrogarsi sul fatto che tutti gli stakeholders abbiano la volontà di cambiare in maniera radicale il sistema sanitario nazionale e regionale in ottica di perseguire al meglio i risultati della Disruptive Innovation.
Serve però una politica che accompagni il territorio nel cambiamento, tutti devono lavorare insieme per il futuro, cancellando quelle che erano le vecchie abitudini riscrivendo un nuovo percorso sanitario in tutte le sue declinazioni. Dobbiamo essere Disruptive Innovation anche in questo.
Nodo cruciale della carenza di personale sanitario ha spiegato Rodolfo Lena: abbiamo la necessità di poter assumere nuovo personale e costruire insieme un nuovo sistema sanitario capitalizzando appieno i risultati della Disruptive Innovation.