Perché le professioniste della sanità sono più numerose e più preparate ma non riescono a progredire nella carriera? Fa il punto Women for Oncology Italy, l’associazione a sostegno delle donne-medico oncologhe italiane, che si batte per colmare i divari occupazionali e di retribuzione in sanità. E lo fa sulla base di dati che mettono in evidenza il problema del gender gap.
Secondo i numeri che emergono dal report della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), il trend di crescita di donne manager è risultato graduale e continuo negli ultimi quattro anni, passando dal 14,4% del 2018 al 22% del 28 febbraio 2022. Aumentate del 2,7% rispetto al 2021 anche le direttrici amministrative, oggi pari al 37,9% del totale. Quasi invariata, invece, la presenza femminile nei ruoli apicali delle direzioni sanitarie che si attesta al 32,6%, con una variazione dello 0,01% in più rispetto allo scorso anno. Infine, sono quattro su dieci le direttrici sociosanitarie, frutto di un lieve decremento che passa da una presenza del 47,6% del 2021 al 44,4% del 2022. Tuttavia, nonostante quasi tutte le curve in ascesa, è impossibile non notare come gli indicatori restino molto lontani da quel 50% che significherebbe vera uguaglianza.
Una considerazione che assume ancora più valore alla luce del fatto che le professioniste della sanità sono più degli uomini, come sottolineato anche da Rossana Berardi, presidente di Women for Oncology Italy. “Anche se nei comparti infermieristico, tecnico e dell’assistenza le donne superano il 50%, sono gli uomini ad avere posizioni apicali, persino negli ordini professionali a prevalenza femminile”, sottolinea la professoressa Berardi. “E anche i ruoli di direttore di strutture complesse vedono una massiccia prevalenza maschile; eppure le donne sono spesso superiori di numero rispetto agli uomini anche nelle università e si laureano prima”.
Insomma, le professioniste della sanità sono di più e più preparate, eppure non riescono a progredire nella carriera. Purtroppo non si tratta di una novità, né di una situazione che riguarda solo la medicina ma tutto il mondo del lavoro, figlia del meccanismo noto come “soffitto di cristallo” che indica l’insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che si frappone come ostacolo insormontabile, ma all’apparenza invisibile, al conseguimento della parità dei diritti e alla concreta possibilità di carriera per categorie storicamente soggette a discriminazioni. Tra queste le donne.