“Lottare, lottare, lottare. La prima cosa che dobbiamo fare è cominciare a ritenere la psoriasi alla stregua delle altre malattie; poi è necessario fare più informazione e, nelle regioni, poter sedere ai tavoli decisionali per portare la voce delle persone con psoriasi. Infine, fare in modo che la psoriasi entri nel piano di cronicità al secondo livello”.
Un appello, l’ennesimo, quello di Valeria Corazza, Presidente Apiafco (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza). “Lottare, lottare, lottare. La prima cosa che dobbiamo fare è cominciare a ritenere la psoriasi alla stregua delle altre malattie; poi è necessario fare più informazione e, nelle regioni, poter sedere ai tavoli decisionali per portare la voce delle persone con psoriasi. Infine, fare in modo che la psoriasi entri nel piano di cronicità al secondo livello”.
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che si manifesta con aree ispessite (placche eritematose) ricoperte da squame di colorito grigio-argenteo che, in alcuni casi, possono dare prurito (pruriginose). In genere, le placche sono localizzate a livello dei gomiti, delle ginocchia, del cuoio capelluto, del viso, delle mani e dei piedi, ma possono essere presenti anche in altre parti del corpo.
La psoriasi può insorgere a qualsiasi età, senza differenza tra uomini e donne, ma in genere compare per la prima volta tra i 15 ed i 35 anni. Su 1milione e 400mila italiani che ne soffrono – secondo le più recenti stime del CliCon Economics & Outcomes Research – circa 56mila sono in cura con farmaci biologici (il 4%), ai quali si somma un numero lievemente inferiore di pazienti potenzialmente eleggibili alla terapia biologica (34mila).
Valeria Corazza porta la sua testimonianza da paziente: “In quanto malattia cronica, la psoriasi richiede un’assistenza continua e permanente, una condizione che evidentemente deteriora la qualità della vita di chi ne soffre”.
“In quanto malattia multifattoriale, la psoriasi è spesso accompagnata da comorbidità, ossia dalla presenza contemporanea di altre patologie, e segnatamente: 1 nel 33% dei pazienti psoriasici, 2 nel 19%, 3 nell’8%. È chiaro che il paziente deve avere, da subito, una presa in carico multidisciplinare. Curare, prontamente, le comorbidità significa potere avere una buona qualità di vita e risparmiare sui costi a lungo termine” continua Valeria Corazza.
Eppure, è proprio su questa opportunità che si registrano le maggiori criticità. “In primis – come spiega Valeria Corazza – l’accesso non equo alle cure sullo stesso territorio nazionale – imputabile alla forte eterogeneità tra le Regioni – e il sotto trattamento nonostante la disponibilità di terapie efficaci e innovative che hanno come obiettivo il Pasi 100, ovvero la guarigione completa”.
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