Roberta Siliquini, neopresidente della Società italiana d’igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) ha davanti un anno impegnativo. Nell’agenda 2023 i principali progetti, con attenzione al ruolo delle nuove tecnologie e la ricetta per rendere la comunicazione sanitaria via web semplice, credibile e più vicina ai bisogni della gente.
Roberta Siliquini, neopresidente della Società italiana d’igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) ha davanti un anno impegnativo. Nell’agenda dell’anno appena cominciato sono elencati i principali progetti che vedrà impegnata la società scientifica. E poi ci sono i temi ai quali la neopresidente SItI è particolarmente legata: le nuove tecnologie e la comunicazione sanitaria via web di cui ha la ricetta per renderla semplice, credibile e più vicina ai bisogni della gente.
Presidente, quali sono i progetti in programma per il 2023?
“La giunta esecutiva e il Comitato scientifico della Società italiana d’igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) stanno predisponendo un’agenda con le priorità da affrontare in questo 2023: certamente saranno numerosi i position paper, evidence based, sui temi più cogenti relativi al contrasto alle patologie infettive emergenti, all’antimicrobico resistenza (che è una vera pandemia anche se meno nota alla popolazione), all’ambiente, al ruolo della sanità territoriale, distrettuale ed ospedaliera e al riordino di un servizio sanitario nazionale la cui efficacia è a forte rischio. Non mancheranno certamente anche le azioni, condotte sul territorio dai nostri Dipartimenti di prevenzione, sui temi della prevenzione primaria e secondaria.
Il primo appuntamento però è mondiale: ospiteremo infatti a Roma dal 2 al 6 maggio la 17esima conferenza mondiale di sanità pubblica che sarà occasione di incontro e dibattito sui temi suddetti tra i professionisti della sanità pubblica di tutti i continenti. Il titolo ‘A world in turmoil’ (un mondo in tumulto) ben esplicita quanto le problematiche che la nostra società scientifica affronta quotidianamente siano globali; saranno relatori personalità della sanità pubblica e della politica di tutto il mondo. Ci auguriamo di offrire ai circa 2.000 colleghi stranieri che parteciperanno alla conferenza non solo l’ottima ospitalità italiana ma anche un programma scientifico che possa lasciare il segno ed essere ispiratore di buone pratiche”.
Oggi che ruolo gioca la tecnologia nel controllo della salute pubblica? E come si pone SItI?
“È ovvio come la tecnologia, che ha pervaso le nostre vite, impatti moltissimo anche nel campo della medicina e della salute pubblica. Basti pensare alle più recenti tecnologie di diagnostica per immagini, alle nanotecnologie, al gene editing e molto altro. A fronte di un così rapido sviluppo della tecnologia diagnostica e terapeutica che impatta e impatterà in modo fortemente positivo sulla salute, ma è comunque ad alto costo, è necessaria un’attenta valutazione dell’appropriato utilizzo della stessa attraverso attività di health technology assessment, definizione di linee guida e posizionamento territoriale. In questo senso la nostra società scientifica è particolarmente attiva attraverso le specifiche competenze di analisi dei bisogni di salute e di organizzazione sanitaria.
Considerazione a parte meritano le infrastrutture tecnologiche per la sanità pubblica: il nostro Paese non dispone di piattaforme in grado di trasferire dati sanitari a livello nazionale (e molto spesso neanche regionale). A titolo esemplificativo: le immagini di una risonanza magnetica spesso non possono essere trasferite direttamente da un ospedale all’altro (i pazienti devono peregrinare nei diversi luoghi di cura con un dvd); il certificato vaccinale di un cittadino non viene letto nei servizi di un’altra Regione diversa da quella che ha vaccinato. Questo limite impatta molto negativamente sulla salute pubblica rallentando spesso i percorsi di cura, procurando inutili esami ripetuti, riducendo le possibilità di ricerca per una prevenzione personalizzata. La Società italiana di Igiene auspica che i fondi del PNRR consentano la definizione e l’operatività di piattaforme nazionali e si impegnerà nei confronti dei Ministeri competenti affinché venga trovata una soluzione al più presto”.
Infine, come sarà possibile rendere la comunicazione sanitaria via web semplice, credibile e più vicina ai bisogni della gente? Qual è il punto di vista di SItI?“La comunicazione via web è uno degli elementi che ha caratterizzato questi 3 anni di pandemia. Certamente il web è stato un’opportunità incredibile per mantenere con i pazienti un contatto allorché era impedito l’accesso, se non per urgenze, nei luoghi di cura: la telemedicina ha consentito il monitoraggio e il follow up e ha anche posto le basi per una più efficiente gestione della cronicità anche in situazioni non emergenziali. Cionondimeno il web è un’arma a doppio taglio: l’eccesso di informazione, non immediatamente verificabile o quantomeno non verificabile da chi non abbia una formazione scientifica o da chi non desideri approfondire, lascia spazio a più dubbi che certezze.
Personalmente non ho apprezzato dibattiti via social tra colleghi, dibattiti che sarebbero stati molto sensati in ambienti scientifici: la SItI, per scelta, non ha, nel corso della pandemia, partecipato agli stessi anche perché, attraverso i Dipartimenti di prevenzione, impegnata a gestire il testing, il contact tracing e le vaccinazioni. Non vi è dubbio alcuno però che la comunicazione sanitaria non possa più esimersi dal passare dai social che sono la fonte informativa, ancorché superficiale, più utilizzata. Le parole chiave devono essere presenza delle fonti, costanza e capacità comunicativa. Solo così si diventa credibili. A questo però dovrebbe essere associata una maggiore formazione alla lettura critica già dalla scuola primaria”.
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