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Embolizzazione del fibroma uterino: la tecnica mini-invasiva per salvare l’utero

Molto spesso l’embolizzazione consente di trattare fibromi estremamente grandi, anche superiori ai 25 cm, potendo così dare una speranza anche a quelle donne che sono già state destinate alla rimozione dell’utero (isterectomia) e che invece possono continuare ad avere una valida possibilità e opportunità per salvare il loro utero.

L’embolizzazione dei fibromi uterini è un’alternativa mini-invasiva alla chirurgia per l’eliminazione dei fibromi uterini, che consiste nell’occludere in modo selettivo i vasi sanguigni che apportano nutrimento ai fibromi. Approfondiamo l’argomento con l’aiuto della Dottoressa Elisabetta Colonese, ginecologa  ed esperta in terapia dell’infertilità di coppia e consulente del portale Mustela formazioneinfanzia.it e del Dottor Tommaso Lupattelli, specialista in radiologia, radiologia interventistica e chirurgia vascolare a Milano, Roma, Bologna e Catania.

QUALI I VANTAGGI

L’embolizzazione è una procedura che si segue molto spesso in anestesia locale, senza quindi la necessità di dover addormentare la paziente, e ha una durata che generalmente non supera i 30 minuti. La soddisfazione delle pazienti dopo l’intervento è estremamente alta e le recidive sono inferiori rispetto all’intervento di chirurgia tradizionale”, spiega Lupatelli. “Molto spesso l’embolizzazione consente di trattare fibromi estremamente grandi, anche superiori ai 25 cm, potendo così dare una speranza anche a quelle donne che sono già state destinate alla rimozione dell’utero (isterectomia) e che invece possono continuare ad avere una valida possibilità e opportunità per salvare il loro utero.

L’embolizzazione è particolarmente efficace non solo per fibromi singoli, ma anche e soprattutto in caso di fibromatosi dove la presenza di fibromi multipli, anche superiori ad un numero di venti, rendono spesso complicato l’intervento di chirurgia tradizionale di rimozione dei fibromi. 

Mediante embolizzazione, infatti, il radiologo interventista ha la possibilità di trattare tutti i fibromi presenti nell’utero e, cosa non trascurabile, generalmente in una sola seduta operatoria. Il grande vantaggio dell’embolizzazione nella fibromatosi è quindi la possibilità di trattare velocemente ed efficacemente la totalità dell’utero, cosa che purtroppo è ancora preclusa alla chirurgia tradizionale (miomectomia) che si limita ad asportare i fibromi più grandi o più facilmente aggredibili.

È noto infatti che durante la miomectomia il chirurgo è spesso costretto a lasciare in sede i fibromi più piccoli o più difficili da enucleare. Tutto ciò può inesorabilmente esitare in una crescita progressiva dei fibromi lasciati in sede con conseguente recidiva di malattia e recrudescenza dei sintomi anche, nei casi più severi, dopo solo pochi mesi. In considerazione di ciò, l’embolizzazione andrebbe presa sempre seriamente in considerazione nelle pazienti che presentano fibromatosi, in particolare nelle pazienti sotto i 40 anni dove il rischio di recidiva post miomectomia è ancora maggiore”.  

COME SI ESEGUE

L’embolizzazione viene eseguita mediante un semplice foro di circa 2 mm a livello inguinale, dove un sottilissimo tubicino di plastica viene inserito per raggiungere l’arteria femorale da dove poi verrà veicolato  direttamente all’interno della vascolarizzazione dell’utero – spiegano gli specialisti. Una volta giunti all’interno della vascolarizzazione uterina con il catetere vascolare, il radiologo procederà all’occlusione della vascolarizzazione del fibroma/ fibromi mediante l’iniezione, attraverso il catetere, di un particolare materiale chiamato materiale embolizzante. A questo punto il fibroma embolizzato comincerà subito a regredire  proprio a causa della cessazione del suo rifornimento ematico, in parole povere non ricevendo sangue andrà progressivamente a morire  per  mancanza di nutrimento.

La degenza in struttura è di 48 ore e la ripresa di tutte le attività nel post operatorio è pressoché immediata, attività sportiva compresa. Sono molte le pazienti che dopo embolizzazione sono andate incontro ad una o più gravidanze in quanto la tecnica non compromette la fertilità e presenta complicanze estremamente limitate e, secondo alcuni studi scientifici riportati nella letteratura medica internazionale, sostanzialmente inferiori a quelle della chirurgia open o mediante laparoscopia”.

CHE COS’È IL FIBROMA UTERINO
Il leiomioma uterino, detto anche fibroma o mioma, è il tumore dell’utero in assoluto più frequente in questo organo. Il fibroma uterino è una massa di tipo solido che cresce all’interno della parete uterina, parete costituita principalmente da fibre muscolari lisce. Va ben specificato che il fibroma uterino è un tumore assolutamente benigno. “Il fibroma uterino – spiega la dottoressa Elisabetta Colonese, può localizzarsi sia all’interno dell’utero (quindi all’interno della cavità chiamata più propriamente endometriale), che all’interno della stessa parete muscolare dell’utero (chiamato più propriamente miometrio).

Infine il fibroma può crescere sulla superficie esterna all’utero. Lo sviluppo del fibroma uterino è spesso ormono-dipendente, perché è stato dimostrato che la sua crescita è strettamente correlata alla secrezione di ormoni a partenza ovarica e specificatamente ormoni che prendono il nome di estrogeni. Una volta sopraggiunta la menopausa, la produzione ormonale a partenza ovarica si riduce in modo drastico e tutto ciò impedisce ai fibromi uterini di continuare nella loro crescita, ma anzi si comincerà ad osservare una progressiva riduzione di tutte le masse fibromatose all’interno dell’utero. Il fibroma uterino è patologia estremamente frequente nelle donne in età fertile e si stima che l’incidenza sia pari a circa 1 donna su 4”.

SINTOMI E QUANDO INTERVENIREÈ molto importante sottolineare che più della metà delle donne affette da almeno un fibroma uterino non presenta alcun sintomo correlato a questa affezione, pertanto in queste donne non è mai richiesto alcun trattamento specifico. Addirittura si stima che le donne afro caraibiche, rispetto alle caucasiche, abbiano un’incidenza ancora maggiore del fibroma uterino e una presentazione in età anche più precoce. L’utero può essere affetto non solo da un fibroma singolo,  ma i fibromi possono essere molteplici. 

In questo caso si parla  di fibromatosi, piuttosto che di fibroma uterino. Le dimensioni dei fibromi possono variare da qualche centimetro fino a più di 20-25 cm. Quindi possono essere sicuramente molto diverse fra loro ed è sempre molto difficile poter prevedere, in caso di diagnosi di fibroma, quanto lo stesso potrà crescere nel tempo. Come già sottolineato, più della metà dei fibromi non causa sintomi significativi o comunque da richiedere uno specifico intervento, pertanto in questi casi è richiesto solamente un controllo annuale dal ginecologo che, con un’ecografia, valuterà la situazione e la sua evoluzione negli anni. Se invece il fibroma è responsabile di sintomi significativi come sanguinamenti eccessivi e prolungati durante la mestruazione, anemia secondaria, mestruazione dolorosa, dolore cronico pelvico, dolore ai rapporti, urgenza minzionale, infertilità, stitichezza, il trattamento a questo punto può rendersi necessario.

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