La pandemia è finita ma continua a fare paura, soprattutto agli operatori sanitari che hanno in carico i pazienti immunocompromessi, maggiormente esposti ai rischi dell’infezione Sars-Cov-2
Nel corso della Summer School di Motore Sanità l’infezione da Sars Cov-2 è un tema che ritorna spesso, perché al centro dell’attenzione ci sono la fragilità dei pazienti immuno-compromessi e l’impiego di risorse nella gestione del Covid-19.
Basti pensare che il 2% della popolazione determina circa il 44% di impegno di risorse e la gestione del paziente ospedalizzato resta complessa. Il paziente immunocompromesso (con patologie ematologiche, oncologiche, nefrologiche, neurologiche, reumatologiche) e il principio di inadeguata o mancata sieroconversione del vaccino pongono degli interrogativi: quali possibili alternative per gestire il rischio elevato e quale possibilità di dare una copertura completa ai pazienti che non rispondono o non sono eleggibili alla vaccinazione?
Oggi oltre alla vaccinazione in questa popolazione di pazienti può essere utilizzata una terapia con anticorpi monoclonali approvata per la profilassi. Altro tema discusso: la prevenzione, l’attenzione è rivolta ai benefici clinici e all’esperienza di un modello organizzativo virtuoso.
“Durante la pandemia di Covid-19 a darci sicurezza è stato, in un primo momento, la possibilità di fare diagnosi, poi l’avvento dei vaccini e infine la possibilità di curare il Covid-19 con dei farmaci, o di attenuare le conseguenze della malattia – ha ricordato Luciano Flor, già Direttore Generale Area Sanità e Sociale Regione del Veneto –. Credo che non dobbiamo dimenticare queste cose, abbiamo ottenuto in brevissimo tempo grandissime soluzioni dall’industria dello sviluppo e oggi sta a noi saperne fare tesoro”.
“Abbiamo difficoltà a gestire i pazienti immunodepressi che oggi rappresentano una popolazione di pazienti a rischio di infezione grave da polmonite da Covid-19, nonostante la fine della pandemia – interviene Lolita Sasset, Dirigente medico Malattie infettive AOU Padova -. Questi pazienti, purtroppo, non solo non rispondono o rispondono poco alle vaccinazioni, ma consentono una replicazione prolungata del virus nell’organismo per lungo tempo, rappresentano quindi anche dei serbatoi per varianti probabilmente per il loro stato di immunodepressione. Alla domanda quindi ‘La pandemia è finita’? Sì certo, ma continua comunque a far paura all’operatore sanitario che si occupa di infezione Sars-Cov-2, perché ci sono pazienti che ancora oggi vediamo ricoverati per i quali abbiamo scarse possibilità terapeutiche, soprattutto quando la polmonite diventa una polmonite grave”.
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