Evidenziate connessioni tra disturbi del sonno e malattia di Parkinson, con nuove strategie di cura
Il Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune al mondo, colpendo circa 6,1 milioni di persone. Questa malattia complessa è causata dalla progressiva morte delle cellule cerebrali che producono dopamina, un neurotrasmettitore che regola i movimenti del corpo. I sintomi principali includono tremore, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti e problemi di equilibrio. La malattia si manifesta solitamente intorno ai 60 anni, ma circa il 10% dei pazienti ha meno di 50 anni. I disturbi del sonno affliggono il 90% dei pazienti con Parkinson in fase avanzata. Un recente sondaggio dell’Associazione internazionale PD Avengers, condotto su 234 pazienti italiani e 80 caregiver, ha rilevato che ridotta mobilità, rigidità e nocturia sono le principali cause di difficoltà nell’addormentarsi e di frequenti risvegli notturni. Una buona qualità del sonno è essenziale per il miglioramento della qualità di vita. Anche nei soggetti sani, la qualità e quantità del sonno influenzano la condizione fisica, mentale e la longevità. I disturbi del sonno possono portare a stanchezza cronica, cali dell’attenzione, aumento dell’irritabilità e degli stati depressivi, con conseguenze gravi per la salute. In Italia, circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria, con una maggiore incidenza tra le donne (circa il 60%). Il 20 giugno 2024, a Milano presso i Chiostri di San Barnaba, AbbVie ha organizzato l’evento “Sogno di una notte di mezza estate. Nuove prospettive per i pazienti con Parkinson” per discutere del legame tra Parkinson e sonno e delle strategie di cura. Alla tavola rotonda hanno partecipato clinici ed esperti di sonno e Parkinson, tra cui Pietro Cortelli, Roberto Eleopra, Roberta Zangaglia, Ioannis Ugo Isaias, Angela Pasquariello, Fabrizio Greco e Giangi Milesi.
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