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Umanoide e cognitivo, un robot al servizio della medicina riabilitativa in neurologia

Al via la collaborazione tra Oversonic Robotics e Villa Beretta

La medicina riabilitativa è andata incontro a una profonda trasformazione con l’introduzione di nuove tecnologie. In particolare, l’adozione della robotica avanzata ha rivoluzionato il modo in cui si affrontano le sfide legate alla riabilitazione in neurologia. L’innovazione non è più solo un’opzione, ma una esigenza per rispondere alle richieste di un settore in continua evoluzione. In questo senso si inquadra la collaborazione tra Oversonic Robotics, un’azienda italiana leader nel campo della robotica umanoide cognitiva, e il Villa Beretta, con il Rehabilitation Research Innovation Institute (VBRRII), un passo avanti verso l’integrazione della tecnologia nei percorsi di cura per i pazienti con patologie neurologiche invalidanti. L’obiettivo è quello di sviluppare un ecosistema in cui intelligenza artificiale e robotica siano in sinergia per supportare medici e pazienti, migliorando l’accesso alle cure e ottimizzando le risorse sanitarie.

La collaborazione strategica tra Villa Beretta e Oversonic riguarda l’impiego della versione medicale di RoBee, un robot umanoide cognitivo progettato per assistere i pazienti nei percorsi di recupero motorio e cognitivo e supportare il personale sanitario di un centro d’eccellenza per la neuroriabilitazione. Questo progetto, annunciato nel corso di una conferenza stampa, sarà sviluppato a Lecco, parte di un progetto di ricerca congiunto col Politecnico di Milano.


La collaborazione si propone di raggiungere tre obiettivi strategici.

Pazienti: si intende valutare come l’interazione con RoBee possa influenzare l’adesione alle terapie riabilitative e il benessere psicologico dei pazienti. La personalizzazione delle terapie e il supporto emotivo fornito dal robot potrebbero rivelarsi cruciali per il successo del recupero.

Sanitari: il secondo obiettivo riguarda l’integrazione di RoBee nelle attività di assistenza quotidiana. Si prevede che il robot possa ridurre il carico di lavoro del personale sanitario, migliorando l’organizzazione del reparto e permettendo agli operatori di dedicare più tempo alla cura diretta dei pazienti.

Caregiver: infine, il progetto esplorerà la percezione dei caregiver, analizzando l’impatto di RoBee sul supporto all’assistito e sull’interazione con il personale medico. La tecnologia dovrà fungere da alleato, migliorando la comunicazione e il coordinamento delle cure.

Funzionalità di RoBee
RoBee, con le sue avanzate capacità motorie e sensoriali, non solo assisterà i pazienti nei movimenti e negli esercizi di deambulazione, ma stimolerà anche le capacità cognitive attraverso interazioni verbali e visive. Sarà in grado di monitorare in tempo reale i progressi del paziente, creando un ambiente di apprendimento e recupero personalizzato. Inoltre, RoBee svolgerà un ruolo di supporto logistico per il personale sanitario, contribuendo alla gestione delle forniture ospedaliere, al monitoraggio dei parametri vitali e all’organizzazione delle attività quotidiane. Un robot cognitivo è una macchina in grado di prendere decisioni e attuarle in autonomia, sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale: il robot, attraverso le tecnologie che integra a bordo, raccoglie dati dall’ambiente circostante, li elabora mediante algoritmi e quindi sceglie di operare nella maniera più opportuna ed efficiente.

Testimonianze
“Questa collaborazione segna un passo decisivo nell’integrazione della robotica avanzata nei percorsi di cura. Il nostro obiettivo è sviluppare un ecosistema tecnologico in cui intelligenza artificiale e robotica lavorino in sinergia per supportare in modo tangibile medici e pazienti, migliorando l’accesso alle cure e rendendo più efficiente l’impiego delle risorse sanitarie”, ha affermato Fabio Puglia, Presidente di Oversonic.

Franco Molteni, Direttore Scientifico del VBRRII, sottolinea da parte sua l’importanza di porre l’uomo al centro di questa innovazione: “Questo progetto di collaborazione pone la persona al centro. La tecnologia non deve sovrastare le individualità, ma estendere la volontà della persona che deve assistere e che deve essere assistita”.

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