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Asl Salerno, pacemaker senza fili: maggior sicurezza, minor rischio infettivo per i pazienti fragili

All’ospedale di Nocera impiantato pacemaker “leadless” (senza fili) per via giugulare e con dimissione nella stessa giornata. Tecnica innovativa sperimentata per la prima vota in Campania e tra le prime in Europa.

Nella scorsa settimana, per la prima volta al Sud e per la terza volta in Europa, presso l’Unità Operativa Complessa di Cardiologia del presidio ospedaliero di Nocera Inferiore, diretta da Antonello D’Andrea, l’equipe di elettrostimolazione, coordinata da Gianluca Manzo, ha impiantato un pacemaker “leadless” (senza fili) per via giugulare, seguito in regime di Day Hospital, con successiva immediata mobilizzazione del paziente, e con la sua dimissione nella stessa giornata.
Il pacemaker senza fili (o “leadless”) è un sistema di stimolazione cardiaca miniaturizzato e senza elettrocateteri. Si tratta di un vero e proprio punto di svolta nella storia dell’elettrostimolazione: la procedura di impianto dei pacemaker leadless è infatti meno invasiva rispetto ai dispositivi tradizionali. Non ci sono cateteri e non c’è bisogno di una tasca sottocutanea per il dispositivo. Tutto questo riduce il rischio di infezioni, soprattutto in pazienti fragili, diabetici o in dialisi.
L’impianto eseguito in maniera tradizionale, invece, avviene attraverso la vena femorale destra, approccio che presuppone comunque un periodo minimo di immobilizzazione del paziente. Il pacemaker tradizionale, presidio salvavita per i pazienti con bradiaritmie, richiede normalmente l’impianto di un elettrocatetere attraverso una vena succlavia che, successivamente, viene collegato al generatore di impulsi posizionato in regione sottoclaveare, in una tasca sottocutanea creata chirurgicamente, e può esporre il paziente a complicanze, soprattutto di sanguinamento locale ed infezioni
Nell’ultimo anno, invece, ha iniziato a diffondersi questa nuova tipologia di accesso, per via giugulare, senza l’uso di elettrocateteri e con posizionamento del device direttamente nel cuore. Tutto ciò consente di ridurre ulteriormente le complicanze se comparato con un impianto convenzionale, ma soprattutto permette al paziente di alzarsi subito dopo l’intervento stesso.
“Un approccio, assolutamente innovativo e sotto alcuni aspetti rivoluzionario, realizzato grazie anche alla collaborazione con la Direzione sanitaria di presidio, guidata dalla dottoressa Santarpia – avverte il direttore sanitario aziendale Primo Sergianni – esso si propone come modello ottimale nella gestione dei pazienti da sottoporre ad impianto di leadless, permettendo al tempo stesso di ridurre i tempi delle liste di attesa per carenza di posto letto, le possibili complicanze collegate all’immobilizzazione ed i costi correlati alla degenza”.
Nell’ottica di una gestione Dipartimentale delle problematiche cardiologiche estesa all’intera Asl, la Direzione Generale guidata da Gennaro Sosto e la direzione di dipartimento delle Reti tempo dipendenti, si ripropongono ora di estendere tale modello gestionale a tutte le altre Cardiologie dell’Asl Salerno dotate di servizio di elettrostimolazione.
“L’Asl Salerno – sottolinea il manager Sosto che è anche presidente di Federsanità Anci Campania – funge da apripista in Italia. “L’impianto dei pacemaker leadless rappresenta un determinante punto di svolta nella storia dell’elettrostimolazione, consentendo di ottenere notevoli vantaggi nella gestione del paziente, ed evitando pericolose complicanze, riducendo tempi di attesa e di degenza. E’ un primato che ci inorgoglisce – conclude – e che premia l’azione costante di questa Asl volta all’implementazione di nuove tecniche e tecnologie, ed all’acquisizione di professionalità sempre più qualificate”.

Va chiarito tuttavia che il pacemaker lead-less ha delle indicazioni limitate in pazienti per definizione fragili come gli anziani, i pazienti in dialisi, e in generale tutti quelli a rischio infettivo alto. Questa tipologia di pazienti è molto più esposta alle complicanze correlate all’impianto di pacemaker tradizionale, come l’infezione di tasca, di elettrocateteri e la necessità di espianto, e in aggiunta a questa è quella in cui il ricovero ospedaliero diventa molto spesso più rischioso e prolungato, per i pericoli annessi all’allettamento.
La possibilità di introdurre per via giugulare un presidio più sicuro e a minor rischio infettivo, in day hospital, con possibilità di rientro al domicilio dopo una mattinata, si traduce in un netto risparmio economico in termini di giornate di degenza e complicanze a breve e a lungo termine. Una terapia tagliata su misura in base alle caratteristiche cliniche e alle comorbidità. A volte una cura più “costosa“ in partenza può trasformarsi in un risparmio nel follow-up del paziente.

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