Al X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine di Padova si è parlato di intelligenza artificiale nella gestione del diabete, di big data, di piano di allenamento per il completo recupero fisico e di “Moving medicine” per aiutare gli operatori sanitari a migliorare la qualità e la frequenza delle loro conversazioni sull’attività fisica.
Alberto Maran, Professore del Dipartimento di medicina dell’Università di Padova ha approfondito il tema delle tecnologie al servizio della cura e il trattamento del diabete, con un focus sull’utilizzo dei sensori di monitoraggio continuo della glicemia e il ruolo dell’attività fisica per la gestione del diabete di tipo 1. “Le tecniche di intelligenza artificiale offrono grandi opportunità per l’analisi dei dati dei sensori e lo sviluppo di strategie avanzate di ottimizzazione della terapia del diabete.
Per quanto riguarda i sensori di monitoraggio continuo della glicemia al giorno d’oggi vengono utilizzati quotidianamente dai pazienti diabetici per monitorare la loro terapia insulinica e per evitare il rischio di ipoglicemie. Soprattutto nei soggetti che vogliono compiere delle attività fisiche l’utilizzo di questa tecnologia consente di programmare in anticipo e soprattutto di correggere eventuali discese della glicemia per evitare il rischio di gravi ipoglicemie. Quindi al giorno d’oggi questi dispositivi sono utilizzati comunemente dai pazienti con diabete insulino-trattato, in diabete di tipo 1, e soprattutto dai ragazzi che svolgono attività sportiva che devono cercare di evitare questi sconvenienti episodi”.
Sul ruolo dell’attività fisica nella gestione del diabete il professor Maran ha sottolineato: “E’ stato dimostrato che l’attività fisica, l’esercizio fisico aerobico sono essenziali nel diabetico sia di tipo 2 ma soprattutto di tipo 1 giovanile, perché dà un impatto positivo su alcune delle caratteristiche cliniche della dislipidemia, della pressione arteriosa, delle complicanze croniche del diabete che possono inficiare anche il rischio cardiovascolare in età adulta, quindi l’attività aerobica associata all’attività di resistenza sono raccomandate per almeno 150 minuti alla settimana in tutti i soggetti che la possono compiere, secondo le linee guida”.
E poi big data in medicina e possibilità che le moderne tecnologie offrono per migliorare l’allenamento e l’attività fisica. Silvano Zanuso del Dipartimento di Tecnologia della ECU, Università di Perth in Australia, ha offerto una prospettiva sulle novità in campo per la personalizzazione e l’ottimizzazione dell’allenamento della forza della tecnologia controllata da software BiostrenghtTM di Technogym.
“Si tratta di attrezzature per l’allenamento della forza che utilizzano una tecnologia di derivazione aerospaziale: il carico non è fornito da un pacco pesi ma è fornito da un motore che consente di generare diversi tipi di contrazione – elastica, eccentrica, isocinetica, isotonica tradizionale. L’utilità clinica di questo sistema è duplice: da una parte la diversità delle contrazioni sono un grande vantaggio dal punto di vista clinico, dall’altra sono attrezzature connesse in rete cioè mandano dei dati in rete e ricevono dei dati dalla rete, il clinico cioè può pianificare un piano di allenamento, prescriverlo, mandarlo alla macchina e il paziente quando si logga nell’attrezzo riceve esattamente l’esercizio-terapia che è stata prescritta dal suo medico”.
Ma la pillola dell’esercizio viene già somministrata? il sistema sanitario è pronto a recepire queste innovazioni? Rebecca Gould, Sport and Exercise Medicine Registrar, Oxford University Hospitals NHS Foundation Trust, ha presentato gli strumenti di “Moving medicine”, una serie di risorse online per aiutare gli operatori sanitari a migliorare la qualità e la frequenza delle loro conversazioni sull’attività fisica. “To Moviment Medicine è una collezione online di risorse che sono in grado di supportare e integrare la promozione dell’attività fisica con la pratica quotidiana, ma aiuta anche ad avere migliori conversazioni con i pazienti.
È stato sviluppato nel 2018 dal Moving Healths Professionals Program che era nel Regno Unito. L’idea era quella di provare a sviluppare risorse per rendere la promozione dell’attività fisica più accessibile per i lavoratori dell’ambito sanitario, gli operatori sanitari che svolgono un ruolo cruciale nella promozione dell’attività fisica, in particolare per le persone che vivono con patologie e negli anziani. Usiamo i cattivi comportamenti non solo per indurre i pazienti ad essere più attivi, ma anche per i medici e per avere più conversazioni riguardo il tema con i loro pazienti sull’attività fisica. Active Hospital è una delle risorse che abbiamo prodotto. Inizialmente, aveva solo una sede e aveva un approccio completamente diverso. Usavamo l’attività fisica in pazienti in gravidanza e con diabete”.
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